[16/12/2011] News toscana

Alluvioni, l'ordine professionale chiede l'istituzione del geologo di zona

Convivere con il dissesto idrogeologico dunque si può, si deve per forza. La risposta alla domanda su cui la Fondazione e l'Ordine dei Geologi della Toscana ha costruito un'intera giornata di confronto e di riflessione attorno ai fatti di questo autunno, e cioè "Si può convivere con il dissesto idrogeologico?, arriva come un monito e con tutta l'urgenza che i disastri recenti hanno imposto alla categoria e alle istituzioni in primis.

Un rischio già scritto nella storia, ha spiegato Nicola Casagli, Responsabile del Centro di Competenza per il Rischio Idrogeologico presso il Dipartimento nazionale della Protezione Civile. L'andamento ciclico delle alluvioni è supportato da numerosi dati storici, dalle ricostruzioni topografiche dei primi insediamenti romani nelle aree focive, paludose, ai riferimenti letterari come quello di Dante che nell'Inferno paragona addirittura la lotta tra Guelfi e Ghibellini alle turbolenti variazioni climatiche della Val di Magra. La mutevolezza del clima, sostiene ancora Casagli, è un fattore che in ogni caso non può spostare l'attenzione dal problema principale, il recupero cioè di un rapporto tra l'individuo e l'ambiente in cui vive.

Si torna quindi ad insistere sull'istituzione di un Geologo che assolva le funzioni di referente unico per un dato territorio e che - chiarisce Mauro Chessa Presidente della Fondazione dei Geologi della Toscana - "potrebbero essere ricoperte anche da un neolaureato, un giovane competente cui dare una prospettiva occupazionale e che non gravi troppo sulle tasche dei governi locali, vessati da continui tagli alle risorse".

Oltre ad un'azione di prevenzione - ha detto l‘Assessore regionale all‘Urbanistica Anna Marson a conclusione dei lavori - dobbiamo sviluppare parallelamente una cultura della convivenza con il rischio, attivando la popolazione interessata, facendo sì che i piani di Protezione Civile divengano un punto di vista diverso e specifico rispetto agli strumenti di pianificazione del territorio". "Purtroppo - ha aggiunto - all'interno delle amministrazioni, soprattutto nelle relazioni interistituzionali, si cela una certa opacità, che pare più che altro un modo per svicolare le responsabilità connesse agli interventi urbanistici nelle zone a rischio".

 

Dall'Aula Magna del Rettorato dell'Università di Firenze escono una serie di soluzioni in via preventiva ai disastri che possono derivare dal selvaggio inurbamento delle aree toscane cosiddette a forte rischio idreogeologico:

Ottimizzare - soprattutto in un periodo di crisi - le risorse economiche ridisegnando così la politica territoriale e valorizzando le competenze all'interno degli enti pubblici. I Geologi, insomma, devono tornare ad occuparsi di Geologia nelle Pubbliche Amministrazioni e non essere demandati ad altri incarichi che poco o niente hanno a che fare con la tutela del territorio. Ancora: si proceda all'istituzione di un "geologo di zona" che, come il medico condotto, presieda alla cura di uno specifica area; si rendano infine i cittadini consapevoli del proprio habitat attraverso una mirata e costante informazione da parte dei mezzi di comunicazione.

 

 

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