[16/12/2011] News toscana

Rosignano Solvay, ecco il primo vivaio europeo per la "riforestazione" dei fondali marini degradati

Lo si puņ fare a partire da alghe spiaggiate

Riforestare i fondali marini degradati è possibile. E lo si può fare a partire dalle piante marine di posidonia spiaggiate, come è stato dimostrato a Rosignano Solvay nel primo vivavio europeo di questo genere. «Il vivaio allestito presso l'impianto di Maricoltura S.r.l di Rosignano Solvay - precisa Elena Balestri, che conduce le ricerche nel Laboratorio di Biologia Marina di Villa Celestina a Castiglioncello - è capace di ospitare centinaia esemplari di Posidonia oceanica e di Cymodocea nodosa. I risultati dello studio sono stati pubblicati recentemente su una delle più importanti riviste scientifiche di ecologia (Biological Conservation) e dimostrano che gli esemplari prodotti hanno la capacità di riadattarsi all'ambiente naturale, anche dopo anni di permanenza in vivaio, e quindi possono essere effettivamente impiegati per la riforestazione di fondali marini degradati».

Unico in Europa, a Rosignano Solvay c'è un vivaio dell'università di Pisa dove, grazie ad un metodo innovativo, si riproducono piante per la "riforestazione" dei fondali marini. L'equipe del dipartimento di Biologia, diretta da Claudio Lardicci e Elena Balestri ha brevettato un metodo per produrre nuovi esemplari di Posidonia oceanica a partire dalle piante marine spiaggiate, considerate dalla normativa vigente "rifiuto urbano". La ricerca, frutto di anni di sperimentazione, è stata realizzata anche grazie al contributo finanziario della società Solvay Chimica Italia di Rosignano Solvay e della Provincia di Livorno.

Il sistema, brevettato nel 2005 e recentemente perfezionato, «è in grado di fornire consistenti quantità di piante a partire dai frutti e dai frammenti di rizoma che si distaccano naturalmente dalle praterie e si depositano sulle spiagge con le mareggiate» - sottolinea Elena Balestri.

L'impiego di questo materiale in programmi di riforestazione offre numerosi vantaggi rispetto alle tecniche di tradizionali, che prevedono invece l'uso di materiale vegetativo estirpato da "praterie" marine sane, con prelievi (consentiti in Italia solo previa autorizzazione ministeriale) che rischiano di innescare processi erosivi nelle praterie donatrici e quindi vanno di fatto ad amplificare, invece che ridurre, i fenomeni regressivi provocati da fattori antropici e naturali già in atto in tutto il bacino del Mediterraneo.

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