[15/12/2011] News

Greenpeace apprezza la "road map" energetica Ue

A Greenpeace piace la "tabella di marcia" della Commissione europea sugli scenari energetici per i prossimi quaranta anni, perché viene dimostrato come un sistema basato largamente su fonti rinnovabili ed efficienza energetica costerebbe ai contribuenti non più di un sistema fondato sulla dipendenza dalle fonti fossili e dal nucleare. La tabella Ue fissa la quota di energia da fonti rinnovabili tra il 55 e il 75 per cento al 2050, addirittura fino al 97 per cento dei consumi di elettricità. Nello scenario in cui le rinnovabili conquistano una quota preminente della produzione, al nucleare viene assegnato un peso dell'1,5% sul totale dei consumi finali, mentre alle fonti fossili l'un per cento.

«La Roadmap dimostra che investire su rinnovabili ed efficienza non comporta costi aggiuntivi rispetto all'uso delle fonti più inquinanti- ha dichiarato Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia - È la prova che un sistema energetico al passo con le esigenze di consumo e con la tutela del pianeta non può fare a meno di energia pulita e gestione intelligente delle risorse, mentre può facilmente lasciarsi alle spalle carbone e nucleare. I dati sono inequivocabili, per quanto mai potranno fare alcuni paesi (Polonia e Francia) per negarne evidenza e senso» Se i costi complessivi di investimento per gli scenari previsti dall'Ue (includendo il prezzo dell'elettricità, i costi dei carburanti, gli investimenti in efficienza energetica e altri costi strutturali), sono sostanzialmente equivalenti, ancora i paesi membri Ue non hanno optato decisamente per l'energia verde e ad oggi la Commissione che vorrebbe inserire obiettivi  vincolanti per le energie rinnovabili dopo il 2020, pare non avere la forza di persuasione sufficiente per condizionare le politiche energetiche.  «Sta ora al Parlamento Europeo e ai governi dell'UE impegnarsi per obiettivi ambiziosi e vincolanti per lo sviluppo dell'energia da fonti rinnovabili da qui al 2030, così da mettere l'Europa sulla strada dello sviluppo economico e tecnologico, consolidando la leadership nella protezione del clima» ha concluso Boraschi.

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