[14/12/2011] News

Il Canada sotto tiro dopo l’uscita dal Protocollo di Kyoto

Sudafrica: «A Durban accordo “spartiacque” e storico passo avanti»

Christiana Figueres, la segretaria esecutivadell'United Natoins  framework convention on climate change (Unfcc) sembra molto arrabbiata per l'annuncio del Canada di uscire dal Protocollo di Kyoto: «Mi dispiace che il Canada abbia annunciato che il Paese si ritira e sono stupefatta per la scelta del momento di questo annuncio. Che il Canada sia o meno firmatario del Protocollo di Kyoto, il Paese ha un obbligo legale, conformemente alla Convenzione,  di ridurre  le sue emissioni ed un obbligo morale, di fronte a sé stesso ed alle generazioni future, di assumere  un ruolo di primo piano. I Paesi industrializzati che hanno fortemente aumentato le loro emissioni dagli anni ‘90, come nel caso del Canada, sono messi male per chiedere ai Paesi in via di sviluppo di limitare le loro emissioni».

Secondo la Figueres l'accordo di Durban « «E' una conferma ed una continuazione del periodo di impegno del Protocollo di Kyoto e rappresenta la volontà dei Paesi sviluppati di assumere un ruolo esemplare ed un impegno nel rispetto delle riduzioni di gas serra legalmente obbligatorie. L'accordo costituisce una base essenziale per creare la fiducia necessaria per rinnovare gli sforzi al fine di arrivare prossimamente ad un accordo universale, legalmente obbligatorio, sul clima. Chiamo tutti i Paesi sviluppati a rispettare le loro responsabilità in conformità con la Convenzione sui cambiamenti climatici ed il suo Protocollo di Kyoto, per accrescere le loro ambizioni di riduzione delle emissioni ed apportare il sostegno necessario ai Paesi in via di sviluppo per creare le fondamenta del loro avvenire basato sulle energie pulite ed aiutarli ad adattarsi aglio impatti dei cambiamenti climatici che si fanno già sentire».

Anche la Francia, che con il Canada ha profondi legami storici e linguistici, ha duramente criticato le scelte del governo conservatore canadese: un portavoce del ministero degli esteri francese ha definito la scelta di abbandonare Kyoto «Una cattiva notizia per la lotta contro il cambiamento climatico».

Un portavoce del ministero degli esteri della Cina (che già ieri Tg e giornali italiani davano come probabile alleata del Canada) in una conferenza stampa ha definito la decisione «Deplorevole e presa con leggerezza  di  fronte agli sforzi della comunità internazionale»,  addirittura il più grande alleato del Canada a Durban, il Giappone, per bocca del suo ministro dell'ambiente Goshi Hosono, ha esortato il Canada per rimanere nel protocollo.

Ma il ministro dell'ambiente del Canada ha risposto a critici ed alleati che «Kyoto, per il Canada, è il passato e come tale noi invochiamo il nostro diritto legale di recedere da Kyoto». Il Canada non vuole assolutamente pagare i 13,6 miliardi di dollari di penali di Kyoto: «Si tratta di 1.600 dollari per ogni famiglia canadese, questo è il costo di Kyoto per i canadesi, che è l'eredità di un governo liberale incompetente - ha detto Kent per tentare di uscire dall'isolamento internazionale - Nonostante quel costo, le emissioni di gas serra continueranno ad aumentare, dato che i due più grandi inquinatori del mondo, gli Usa e la Cina, non sono coperti dall'accordo di Kyoto. Crediamo che un nuovo accordo, che ci permetterà di produrre posti di lavoro e crescita economica, rappresenti la via da seguire».

Il gigantesco Canada viene attaccato frontalmente dalle minuscole Tuvalu, uno dei piccoli Stati insulari più a rischio per l'innalzamento del livello del mare: «Per un paese vulnerabile come Tuvalu, il suo è un atto di sabotaggio sul nostro futuro - ha detto alla Reuters Ian Fry, il capo negoziatore di Tuvalu a Durban -  Ritirarsi dal Protocollo di Kyoto è un atto sconsiderato e totalmente irresponsabile».

L'aiuto al governo conservatore canadese di Stepphen Harper arriva dal ministro laburista per il cambiamento climatico dell'Australia, Greg Combet, che lo giustifica così: «La decisione canadese di ritirarsi dal protocollo non deve essere usata per suggerire che il Canada non intende fare la sua parte negli sforzi globali per combattere i cambiamenti climatici», chissà che ne pensano i Greens Australia che tengono in vita il governo di minoranza con i loro voto... Infatti Kent, subissato dalle critiche, ha cercato una scappatoia dicendo «Kyoto era un documento datato», ma aggiungendo «Che c'è stata una buona volontà dimostrata a Durban, l'accordo che abbiamo fatto fornisce le basi per un accordo entro il 2015», anche se ha ribadito che «Fornisce una scappatoia per la Cina e l'India», ma rappresenta «La via da seguire».

Sul sito della Cbc Robert Sheppard scrive che «Il Canada l'ultima volta ha fissato obiettivi ingenui» e che non riuscendo a raggiungerli «Ha danneggiato la sua posizione. Che la Cina debba accelerare è un argomento legittimo». Ma poi rivolto a Kent ed ai conservatori dice: «Come fate a fare la faccia dura, quando non siete nemmeno andati vicini a rispettare i vostri stessi obblighi internazionali e se volete anche guardarvi intorno per vendere alla Cina quanto più petrolio delle sabbie bituminose è disposta a prendere?».

Chi sembra soddisfatto di quella che ormai viene definita la "Piattaforma di Durban" sono i Sudafricani che hanno ospitato la Cop17 Unfccc di Durban. Il ministro dell'ambiente del Sudafrica ha detto che sono stati ottenuti «Risultati storici, che ci consegnano un accordo "spartiacque" tra i Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo. Dopo un anno di intensi negoziati, il risultato finale di Durban è storico e ad un livello senza precedenti dalla conferenza del 1997 dove è stato adottato il protocollo di Kyoto. Nelle ultime ore di questa conferenza spartiacque siamo stati in grado di accordarci su un accordo globale».

Tanto entusiasmo non è condiviso da Keith Allott, a capo del team clima del Wwf a Durban, «Alla fine i governi hanno fatto quel tanto che basta per salvare un passo avanti per ulteriori negoziati Ma non dovremmo farci alcuna illusione: l risultato di Durban ci lascia con la prospettiva di essere vincolati  legalmente a un mondo con  4° centigradi in più di riscaldamento. Facendo così, sarebbe catastrofico per la gente e per il mondo naturale».

Secondo Mohamed Adow, un esperto di Christian Aid che ha seguito la Cop17 in Sudafrica, ha detto ad Africa Science news: «Il risultato di  Durban è stato un compromesso che salva i colloqui sul clima, ma mette in pericolo le persone che vivono in povertà.  Dandosi fino al 2015 per concordare un nuovo accordo, che avrà effetto solo nel 2020, i governi stanno ritardando l'azione della quale abbiamo disperatamente bisogno e condannando tutti noi ad un riscaldamento pericoloso di molto di più di 2º C».

Ma il capo negoziatore sudafricano, Alf Wills, ribatte che «Non c'è dubbio che stabilire un accordo tra Usa, e Cina, accettato anche in linea di principio, sia un stato un grande passo avanti. Tre settimane fa un negoziatore come me poteva solo sognare un risultato come questo».

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