[07/12/2011] News

Le mosse sullo scacchiere geopolitico di Durban, sullo sfondoi l sogno di una governance mondiale

dal nostro inviato

E' tutta una questione di geopolitica e di governance mondiale!
E' intorno a questo che ci si sta muovendo qui a Durban ma con una posta in gioco particolarmente alta e quest'anno ancor più delle scorse edizioni, quella della vita sul nostro Pianeta messa a rischio dai cambiamenti climatici indotti in gran parte dall'attività umana.

Per questo risulta così importante una proroga del protocollo di Kyoto, in scadenza alla fine del 2012, che dovrebbe tenere innanzitutto a freno le emissioni di anidride carbonica, e i colloqui sono entrati in una fase cruciale, con i delegati di più alto livello dei 192 Paesi partecipanti alla COP17 (per l'Italia partecipa ai lavori il Ministro dell'Ambiente Corrado Clini), che cercano di formulare un accordo o quanto meno di elaborare un percorso sui problemi connessi alla riduzione delle emissioni.

Il Kyoto 2 che potrebbe uscire proporrebbe di limitare progressivamente le emissioni di gas ad effetto serra anno per anno al fine di raggiungere la neutralità climatica globale entro la metà del secolo e, a lungo termine, la stabilizzazione di gas serra a non più di 350 parti per milione di anidride carbonica equivalente.

Progredire con decisione verso un'economia a basso consumo di carbonio e con produzione di energia da fonti pulite e rinnovabili.

Sostenere il progresso nella prosperità e qualità della vita che sono ricercati in tutto il mondo e specialmente dai paesi più poveri, mobilitando i fondi raccolti in modo tale che vengano investiti per affrontare sia le cause che le conseguenze dei cambiamenti climatici.

Dare a tutti i paesi dotati di ecosistemi ricchi di carbonio, come le foreste, paludi e torbiere, incentivi finanziari per la loro conservazione, in nodo tale da preservare la biodiversità, e attuare una riforma agraria in modo tale che vengano ridotte le emissioni inquinanti legate a questo settore.

Compiere infine ricerche a basso costo ed eco-compatibili di geo-ingegneria, cosa che risulterebbe nuova rispetto al precedente, per gli investimenti che potrebbero destinarsi alle opere di geo-ingegneria.

Tutto ciò dovrebbe essere vincolante anche per quei paesi che non hanno aderito a Kyoto 1997, come gli Usa, che non sono disponibili ad un Kyoto 2, come Giappone, Russia e Canada, o che non hanno impegni di riduzioni di emissioni derivanti dal Trattato, come Cina, India e tutti i paesi emergenti. Ma dietro a questo appunto, assumono importanza il posizionamento della Cina, che per questo cerca di tornare ad avere una forte egemonia sul G77, nei confronti degli Stati Uniti, ma anche viceversa.

E' chiaro quindi che forse come non mai si respiri un'aria da potrebbe succedere oppure no, quasi al cinquanta per cento! Kyoto is in the past, Kyoto appartiene al passato cioè, ma anche Kyoto unico accordo internazionale esistente capace di mettere vincoli e dare indicazioni alla lotta al cambiamento climatico.

Il Canada dopo aver aperto una spaccatura interna alla COP che neppure al Giappone ai tempi della COP16 era riuscito di fare, ha definito unico accordo degno di nota il Cancun agreement, l'accordo general-generico approvato per acclamazione in Messico, per rimettere in carreggiata un negoziato al limite della chiusura dopo Copenhagen. Ma bel coup de théâtre anche quello della Libia che ricchissima di petrolio sogno proibito degli occidentali ed appena uscita da una guerra devastante, ha dichiarato, non si sa quanto seriamente, di voler sostituire completamente i combustibili fossili con le energie rinnovabili, più sicure e meno inquinanti, facendo capire di avere in mente un progetto per tante pale eoliche nel deserto del Sahara.

Bloccare però l'implementazione di Kyoto aprirebbe molti fronti, tra cui la richiesta da parte dei Paesi in via di Sviluppo di bloccare tutte le soluzioni di mercato, soprattutto i Clean Development Mechanisms, che spostano miliardi di dollari in diritti di emissioni per quei Paesi che non riescono, o non vogliono, tagliare direttamente la loro CO2. Se uno non accetta Kyoto, non si capisce perché dovrebbe poterne trarre delle opportunità economiche, chiedono a voce alta i Paesi dell'Alleanza Bolivariana delle Americhe.

Intanto arriva la notizia che l'ultimo decennio è stato il più caldo dal 1850 ad oggi, ovvero da quando si effettuano misurazioni meteorologiche accurate. Il 2011 chiude un periodo che ha fatto registrare un aumento della temperatura media tale da far temere agli scienziati per il futuro della Terra, e a lanciare l'allarme è il Wmo, l'organizzazione meteorologica mondiale, che proprio in questa diciassettesima Cop ha avvertito che ci si sta velocemente avvicinando a cambiamenti climatici irreversibili. Le concentrazioni di gas serra nell'atmosfera hanno raggiunto nuovi picchi e si stanno rapidamente avvicinando a livelli coerenti con una crescita di 2/2,4 gradi Celsius della temperatura media globale, hanno spiegato, e un aumento oltre la soglia dei due gradi potrebbe innescare cambiamenti climatici irreversibili per il sistema terrestre.

Il periodo 2002-2011 ha eguagliato il record del 2001-2010 come decennio più caldo da quando sono state effettuate misurazioni accurate nel 1850. A questo si è aggiunto, nella seconda metà del 2010 fino a maggio 2011, il passaggio della Nina, il fenomeno ciclico climatico che si ripete ogni 3-7 anni e riguarda un'ampia porzione di oceano nel Pacifico Tropicale Orientale. La Nina è un raffreddamento anomalo di 3-4 gradi delle acque superficiali dell'oceano e che ha come conseguenza una modifica nella circolazione equatoriale dei venti e con essa la distribuzione delle precipitazioni.

A farne le spese, stavolta, è stata l'Africa orientale, colpita da una spaventosa siccità, le isole nel Pacifico equatoriale e le regioni meridionali degli Stati Uniti, senza dimenticare le alluvioni in Africa e Asia meridionale e nell'Australia orientale. Nonostante la Nina, come il Nino, siano oscillazioni periodiche della temperatura superficiale delle acque, l'innalzamento della temperatura media atmosferica invece ha effetti sulla loro intensità e frequenza.

Secondo i dati provvisori dell'Omm la temperatura media per il periodo gennaio-ottobre del 2011 è di 0,41 gradi C superiore rispetto alla media annuale di 14 gradi per il periodo 1961-1990. Il 2011 risulta quindi al decimo posto ex aequo degli anni più caldi dal 1850. In uno dei dialoghi pubblici tenutosi qui e dal titolo "La giustizia climatica per i rifugiati del clima: serve un impegnativo nuovo quadro giuridico" è stato ampiamente mostrato come la catastrofe del cambiamento climatico non solo rappresenta un pericolo mortale, ma porta anche alla distruzione dei mezzi di sussistenza, e che minaccia milioni di persone nel sud globale di un futuro da rifugiati ambientali.

Recenti studi si è detto dimostrano che circa 30 milioni di persone dalle zone costiere del Bangladesh, 300 mila dalla Maldive, 10 milioni dal Vietnam, 10 milioni dal Mediterraneo l'Egitto, e 600 mila dalla Guyana, tra gli altri saranno spostati a causa della perdita di terre a seguito degli effetti del cambiamento climatico.

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