[29/11/2011] News

L’acida verità del nostro mare

L'Iucn e l'International ocean acidification reference user group (Rug) hanno chiesto  al summit climatico dell'Unfcc di intervenire subito: «L'acidificazione degli oceani non può più rimanere ai margini del dibattito internazionale sui cambiamenti climatici e l'ambiente e dovrebbe essere affrontata dall'United Nations framework convention on climate change e dalle altre convenzioni ambientali globali».

Dan Laffoley, vicepresidente della World commission on protected areas dell'Iucn e a capo del Rug, spiega che «La quantità crescenti di anidride carbonica che emettiamo nell'atmosfera ogni giorno stanno cambiando i nostri oceani, la loro acidità è in costante aumento e colpisce drammaticamente la vita marina. Questo in futuro può anche avere un grave impatto sulla vita umana. Solo riducendo le nostre emissioni di CO2 e migliorando la protezione degli oceani, per rafforzare la loro capacità di recupero, possiamo affrontare efficacemente questo problema. I responsabili politici a Durban, e a Rio nel giugno del prossimo anno, devono  riconoscere questo e intraprendere le azioni appropriate».

Ogni anno, l'oceano assorbe circa il 25% di tutte le emissioni di CO2 di origine antropica. L'Iucn sottolinea che «La sua acidità è aumentata del 30% dall'inizio della rivoluzione industriale e l'acidificazione continuerà ad un ritmo senza precedenti nei decenni a venire. Questo potrà avere un impatto negativo sugli organismi marini, in particolare sulla "calcificazione' di crostacei, molluschi, barriere coralline e vari tipi di zooplancton e fitoplancton. Aumentando, l'acidità degli oceani impone loro di utilizzare più energia per costruire i loro gusci, il che ha conseguenze ecologiche potenzialmente gravi. Se il tasso di acidificazione attuale continua, potrebbe portare ad estinzioni di alcune specie e ad effetti sulle altre che si nutrono di loro».

Carol Turley, del Plymouth marine laboratory e coordinatrice del Knowledge exchange dell'Ocean acidification research programme;  sottoline che «Attraverso la sua capacità di assorbire grandi quantità di CO2, l'oceano svolge un ruolo cruciale nel moderare la velocità e la gravità dei cambiamenti climatici. Ma per molti versi il nostro oceano è anche vittima del suo stesso successo, in quanto questa capacità compromette la sua salute futura, la sua biodiversità e la sua capacità di continuare a fornirci cibo e sviluppo economico sostenibile. L'acidificazione degli oceani richiede un'azione urgente ed efficace adesso, prima che sia troppo tardi. L'azione più ovvia è quella di ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera».

Più che nella Cop17 Unfccc di Durban  gli esperti del Rug sperano che la questione drammatica dell'acidificazione degli oceani sia centrale nella Conferenza dell'Onu sullo sviluppo sostenibile (Ro+20) che si terrà a Rio de Janeiro nel giugno 2012. Il Rug ha pubblicato il rapporto "Messages for Rio+20" che evidenzia la necessità di una più ampia strategia, rispetto ai negoziati climatici dell'Unfccc, per ridurre l'acidificazione degli oceani ed anche per affrontare altre minacce per l'ambiente marino come la pesca eccessiva e l'inquinamento. Secondo gli esperti, «Anche se sia il cambiamento climatico e l'acidificazione degli oceani sono causati da un'eccessiva quantità di emissioni di CO2, e quindi devono essere affrontate insieme», non tutti gli approcci utilizzati per ridurre le emissioni saranno efficaci anche contro l'acidificazione.

John Baxter, dello Scottish natural heritage e vicepresidente del Rug, spiega: «Per esempio, le soluzioni della "geoingegneria", come riflettere la radiazione solare, che sono spesso suggerite per affrontare il cambiamento climatico, non affronteranno la progressiva acidificazione degli oceani. Durante la progettazione di soluzioni a queste sfide, devono essere presi in considerazione sia il cambiamento climatico che l'acidificazione».

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