[28/11/2011] News

Al via il summit sul clima di Durban

Clini: ĞUn partenariato che vada oltre il Protocollo Kyotoğ

E' iniziata ufficialmente la Conferenza delle parti dell' United Nations framework convention on climate change di Durban. Alla  cerimonia di benvenuto hanno parteciperanno  il presidente del Sudafrica  Jacob Zuma, il ministro degli esteri messicano e presidente della Cop16 Unfccc di Cancun, Patricia Espinosa, e il ministro degli esteri sudafricano e presidente della Cop17 di Durban, Maite Nkoana Mashabane.

Ma già ieri sera, durante una conferenza stampa di presentazione della Cop17, la direttrice esecutiva dell'Unfccc, Christiana Figueres, aveva tracciato un preoccupante quadro di quel che i delegati di Durban si troveranno ad affrontare: «Nuove ricerche e scoperte stanno suonando campanelli d'allarme, per un'azione urgente per fermare il global warming. Ci sono due scenari molto importanti per i negoziati della due prossime settimane. Il primo ha a che fare con un crescente slancio per l'azione... e l'altro è la nuova ricerca ed i risultati che stanno suonando campanelli d'allarme per un'azione urgente. Recenti scoperte ci hanno messo tutti in guardia sui livelli di pericolo in aumento. Queste includono i rapporti della World meteorological organisation (Wmo), dell'Intergovernmental panel on climate change (Ipcc), dell'International energy agency (Iea) e dell'United Nations environment programme (Unep). L'Organizzazione meteorologica mondiale ha emesso un rapporto che sottolinea che nell'atmosfera sono stati raggiunti livelli record di gas serra. L'Ipcc ha appena adottato un rapporto sugli eventi climatici estremi ed ha concluso che i giorni caldi stanno diventando più caldi e si verificano più spesso».

Rispondendo ad una domanda sul proseguimento del Protocollo di Kyoto, sul quale si rischia il fallimento del summit di Durban, la Figueres ha detto che «I governi sono venuti alla Cop17 pienamente consapevoli dell'importanza di questo trattato e della scadenza del suo periodo d'impegno attuale alla fine del prossimo anno. Credo che qui a Durban ci sarà uno sforzo molto serio per andare verso un secondo periodo d'impegno. E' un "tall order"  per i governi affrontare questo problema, richiamato nei negoziati di Cancun dello scorso anno (Cop16) e di Copenaghen dell'anno prima. Trovare una soluzione al cambiamento climatico richiesto niente di meno che più convinzione per fare una rivoluzione energetica, industriale e comportamentale che l'umanità abbia mai visto». Alla domanda se pensava che a Durban potrebbe essere rinviata una decisione su un secondo periodo di adempimento del Protocollo di Kyoto, la Figueres ha risposto: «In linea di principio potrebbero farlo, ma non vedo alcun interesse a farlo».

Purtroppo gli interessi ci sono ed anche molto forti: quasi tutti ritengono che sia molto improbabile che la Cop17 trovi un accordo su un secondo periodo d'impegno e che diversi Paesi ricchi si preparano a richiedere un posticipo degli impegni fino a 2020, il che secondo gli scienziati potrebbe rendere impossibile mantenere l'aumento delle temperature globali entro i 2 gradi centigradi, consegnando il pianeta  a sbalzi dei modelli climatici con effetti probabilmente catastrofici. Il ministro dell'ambiente del Sudafrica ha avvertito che «Con un livello basso di ambizione tra i Paesi per ridurre le loro emissioni potremmo vedere un'impennata delle temperature mondiali. Dove siamo ora, saremmo già tra i 3 ed i 4 gradi in più».

Sulla questione interviene (dando un colpo al cerchio ed uno alla botte) anche il neo-ministro dell'ambiente italiano Corrado Clini, secondo il quale c'è bisogno di «Un partenariato che vada oltre il Protocollo Kyoto tra economie sviluppate e quelle emergenti,  per un'economia globale "decarbonizzata" basata su regole condivise, sulla cooperazione tecnologica, misure e incentivi globali a favore di energie e tecnologie a basso tenore di carbonio». Clini ha chiesto che a Durban si tenga conto dell'appello di Papa Benedetto XVI a tener conto delle esigenze delle popolazioni povere e le generazioni future e della sua richiesta di «Una risposta responsabile, credibile e solidale al preoccupante e complesso fenomeno dei cambiamenti climatici. La domanda di energia cresce soprattutto nei Paesi che stanno uscendo dal sottosviluppo (dalla Cina al Sudafrica, dall'India al Brasile, dal Messico all'Indonesia) e nessuno può chiedere a questi Paesi di bloccare la propria crescita economica. D'altra parte l'aumento della domanda di energia può essere disgiunto dall'aumento delle emissioni sviluppando e usando fonti energetiche e tecnologie a basso contenuto di carbonio, a cominciare dalle rinnovabili».

In Sudafrica probabilmente più delle parole del Papa verranno ascoltate quelle dette ieri dal vescovo anglicano e Premio Nobel per la Pace Desmond Tutu, ad un meeting religioso sulla "climate justice" al King's Park di Durban. Tutu ha definito il cambiamento climatico «Un grande nemico che minacciavano la casa comune dell'umanità, e mette a repentaglio ricchi e poveri. Dopo la battaglia per schiacciare l'apartheid, l'umanità deve ora unirsi nell'obiettivo di battere il carbonio. Ora siamo di fronte a un altro grande, enorme nemico. E nessuno, nessun Paese può combattere quel nemico da solo ... Un nemico chiamato global warming. Abbiamo una sola casa. Questa è l'unica casa che abbiamo. E sia che siate ricchi o poveri, questa è la vostra unica casa ... Siete membri di una famiglia, la razza umana. Tu che sei ricco, devi venire dalla nostra parte. E ci sarà un'attesa per voi, dall'altra parte».

Anche l'arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, il leader degli anglicani del mondo, in un messaggio video indirizzato a Durban,ha chiesto una «Reale leadership morale per la lotta ai cambiamenti climatici. La crisi morale è più reale che mai. Gli effetti della pressione ambientale e del cambiamento sono sentiti ogni giorno di più, soprattutto dalle persone più vulnerabili sulla faccia del pianeta. Abbiamo bisogno più che mai di una reale leadership morale dei nostri governi, della comunità internazionale». Dopo aver esortato i Paesi ricchi a definire nei dettagli l'impegno sottoscritto nel 2010 a fornire 100 miliardi di dollari all'anno, a partire dal 2020, per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad adattarsi ai cambiamenti climatici e mitigarne i danni, l'arcivescovo Williams ha concluso: «Abbiamo bisogno di vedere una certa sicurezza, alcune garanzie, sulla riduzione delle emissioni. Abbiamo bisogno di chiarezza su una reale risposta integrata alle domande riguardanti l'energia pulita, la sicurezza alimentare, l'acqua pulita e la biodiversità. Sarebbe una tragedia se l'attuale generazione di leader non riuscisse ad essere all'altezza delle aspettative del prossimo. Spero e prego che aiuteranno a fare in modo che le cose si muovano verso quel che vediamo come l'assoluta necessità di rendere giustizia alla prossima generazione, così come a rendere giustizia a tutto il nostro ambiente».

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