[25/11/2011] News toscana

Rifiuti, Ato centro: le province di Firenze, Prato, Pistoia hanno presentato la proposta di un nuovo Piano interprovinciale

Dopo l'approvazione da parte delle tre giunte provinciali di Firenze, Pistoia e Prato, è stata presentata alla stampa la proposta di un nuovo Piano interprovinciale di gestione dei rifiuti. Il Piano è lo strumento con cui le tre province definiscono le scelte in materia di politica dei rifiuti per l'Ato (Ambito territoriale ottimale) Toscana Centro in un territorio che coinvolge oltre 1,5 milioni di persone.

La novità più importante per quest'area, che in quanto a gestione dei rifiuti possiamo definire critica, è l'indicazione nel Piano di una data per rispettare quegli adempimenti normativi dettati dall'Europa, dalle leggi nazionali e regionali: il principio di prossimità e l'autosufficienza dei territori nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti, che garantisce maggiore sostenibilità sotto il profilo ambientale, sociale ed economico.

Dal 2015, grazie a questo Piano si prevede che l'Ato Toscana Centro non abbia più la necessità di rivolgersi ad altri territori, a differenza di quanto accade oggi, per smaltire i propri rifiuti. Questo è l'obiettivo, anche se lo stesso assessore all'ambiente della provincia di Firenze Renzo Crescioli ha dichiarato a margine che la situazione sarà a regime nel 2018, lasciando intendere che qualche strascico (esportazioni fuori Ato?) ancora ci potrebbe essere dopo il 2015.

Crescioli che ha ribadito che non si può continuare ad esportare rifiuti ha definito il piano ambizioso e concreto. «L'ambizione è quella di definire degli obiettivi, con le conseguenti strategie, rilevanti sia dal punto di vista dello stop all'aumento dei rifiuti che dal punto di vista della raccolta differenziata. Si tratta di impegni non scontati ma che non possono non essere alla base di una moderna politica dei rifiuti che punti a minimizzare il ricorso agli impianti di smaltimento, ed in particolare alle discariche. Il Piano, sotto questo profilo, contiene in sé gli strumenti per la verifica della propria attuazione: grazie all'Osservatorio interprovinciale, che dinamizza il Piano, si potrà monitorare l'andamento della produzione dei rifiuti e della differenziata, ed eventualmente prevedere degli aggiustamenti anche nel senso della eliminazione di qualche impianto previsto, qualora i trend lo consentano».

Gli obiettivi: per quanto riguarda la produzione per l'Ato Toscana Centro, nel 2010 è stata di circa 1 milione e 10 mila tonnellate, mentre al 2021 si prevede la produzione di 1 milione e 57 mila tonnellate (quindi si punta alla stabilizzazione più che alla riduzione).

Sulla raccolta differenziata il Piano prevede il 65% al 2015, a fronte del 43,99% certificato al 2010 in questo ambito. «Si tratta di un incremento del 5% all'anno- ha aggiunto Crescioli- una sfida difficile ma possibile».

Secondo quanto è riportato nel Piano significherebbe passare da circa 600.000 tonnellate di rifiuti indifferenziati, e quindi da smaltire in impianti, del 2010, a circa 400.000 nel 2015. Per la raccolta differenziata al problema quantitativo si aggiunge quello più impellente della qualità.

E' necessario migliorare raccolta e selezione dei materiali che arrivano alle aziende che si occupano di riciclo. Le province hanno fornito nel piano delle indicazioni gestionali (qualcuno ha ritenuto che siano andate oltre il loro compito) e ritengono che con una gestione corretta e con l'autosufficienza si possano recuperare risorse economiche da indirizzare proprio al miglioramento della qualità della raccolta differenziata.

Il problema è che come al solito non si guarda all'interezza del fenomeno ma ci si limita a una parte. Non una parola nel piano riguardo alla creazione di un mercato di sbocco per i materiali realizzati con le materie prime seconde, che necessiterebbero invece quanto meno di un sistema di incentivazioni simile al conto energia per le energie rinnovabili: incentivare la riproducibilità della materia diventa fondamentale per la chiusura del ciclo, altrimento si può fare la migliore raccolta differenziata, ma turro si risolve in  ben pochi risultati. Le competenze non saranno degli enti locali, ma gli enti locali potrebbero contribuire in modo decisivo a corroborare il settore, anche semplicemente rispettando la legge che impone di acquistare una percentuale di prodotti derivati dalle materie riciclate. 

In questo nulla di nuovo, e purtroppo anche Rino Fragai, assessore all'ambiente della provincia di Pistoia si concentra solo su una parte della filiera: «il Piano rappresenta  il primo passo verso la definizione di un sistema di gestione integrata, che punta ad ottimizzare il monitoraggio a livello di area vasta, a ridurre la produzione dei rifiuti, a incentivare l'adozione di politiche eco sostenibili e, soprattutto, a incrementare la raccolta differenziata, sulla base dei parametri dettati dalla Comunità europea. In questo senso, in particolare, il Piano contiene forti sollecitazioni nei confronti degli enti locali, per spingere al massimo sulla raccolta differenziata, indicando come valore guida il raggiungimento del tetto del 70%» che rappresenta lo scenario virtuoso ma che allo stato attuale appare lontano.

«Il risultato raggiunto dimostra che la stessa area vasta può essere un ambito utile anche per altre importanti politiche-ha sottolineato Stefano Arrighini, assessore all'Ambiente della provincia di Prato- il mio giudizio sul piano è positivo, ha una forte matrice ambientale e il risultato non era scontato con il passaggio delicato da pianificazioni provinciali ad una interprovinciale». 

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