[23/11/2011] News

Finanziamenti allo sviluppo: gli europei (soprattutto i giovani) vogliono aiutare i poveri del mondo

Dal sondaggio di Eurobarometro "Making a difference in the world: Europeans and the future of development aid", reso noto oggi, emerge un'Europa molto più solidale e meno razzista di quanto verrebbe da credere dal riemergere di movimenti xenofobi e dai successi elettorali della destra: gli europei considerano prioritario, l'aiuto alle popolazioni povere.

L'indagine speciale Eurobarometro 375 sugli europei e il futuro degli aiuti allo sviluppo è stata condotta nei 27 Stati membri nel settembre 2011, intervistando faccia a faccia 26 856 europei dai 15 anni in su. Eurobarometro spiega che «L'indagine si prefigge di sondare l'opinione pubblica sugli aiuti allo sviluppo e sul futuro della cooperazione allo sviluppo in vista della Conferenza di alto livello sull'efficacia degli aiuti che si svolgerà a Busan (Corea del Sud) dal 29 novembre al 2 dicembre».

Il Forum di Busan rappresenta un'occasione importante per proseguire l'impegno di miglioramento dell'efficacia degli aiuti e rafforzare i partenariati tra i Paesi in via di sviluppo, i donatori e le Ong, le economie emergenti e il settore privato. Sarà anche l'occasione per discutere dei progressi compiuti rispetto agli impegni prese nei precedenti summit di Parigi ed Accra e per concentrare e approfondire gli impegni per assicurare la realizzazione degli obiettivi di sviluppo del millennio entro il 2015.

Dal nuovo sondaggio risulta che «L'84% degli interpellati è a favore degli aiuti allo sviluppo destinati a far uscire dalla povertà la popolazione mondiale. La maggioranza (84%) dei cittadini dell'Ue si dichiara inoltre a favore di aiuti Ue imperniati sul buongoverno e sui diritti umani nei Paesi in via di sviluppo, lo stesso orientamento delineato dal commissario Piebalgs nel "programma di cambiamento" recentemente proposto». Secondo l'indagine, «I cittadini europei sono pronti a partecipare attivamente all'aiuto ai poveri: la metà di essi è disposta a pagare di più la spesa quotidiana (ad esempio i prodotti del commercio equosolidale) se sono certi che se ne avvantaggeranno i Paesi in via di sviluppo».

I giovani europei tra i 15 e i 24 anni sono i più forti alleati dei poveri del mondo: «9 su 10 pensano sia importante aiutare i poveri e il 41% lo considera "molto importante", a fronte del 35% delle persone di oltre 40 anni». I giovani dimostrano anche maggiore impegno personale per questa causa: «Il 53% dei giovani e il 60% degli studenti, infatti, sarebbe pronto a pagare di più certi prodotti (ad esempio quelli del commercio equosolidale) se ciò andasse a vantaggio delle popolazioni povere del mondo. I giovani hanno inoltre espresso la maggiore determinazione a mantenere l'impegno di aumentare i livelli di aiuto (69%, a fronte di una media del 62% di tutti gli interpellati)».

L'Italia questa volta no sfigura: anche se solo il 25% degli italiani dice che aiutare le popolazioni dei Paesi in via di sviluppo è molto importante, ben il 59% lo ritiene abbastanza importante, mentre solo il 12% non importante (il 4% non sa o non risponde). Dati che sembrano ricalcare le percentuali del voto leghista ed all'estrema destra e che dovrebbero far pensare un po' meglio la nostra classe politica sul presunto egoismo razzista che, solo perché urla ed insulta, si crede forse più diffuso di quanto sia.

Dal sondaggio emerge che: Il 62% dei cittadini europei si dichiara a favore di un aumento degli aiuti allo sviluppo, per portarli almeno allo 0,7% del reddito nazionale lordo dell'Ue entro il 2015; Il 70% pensa che l'Africa subsahariana sia la regione del mondo più bisognosa di aiuti per combattere la povertà; seguono il Medio oriente e il Nord Africa (33%); L'80% è a favore del collegamento della politica di sviluppo con altre politiche dell'Ue, ad esempio quelle in materia di migrazione, commercio o accesso all'energia; Il 42% ritiene che l'efficacia degli aiuti possa essere aumentata soprattutto tramite una più stretta collaborazione con gli stessi Paesi in via di sviluppo, mentre il 36% propende per una maggiore cooperazione con altri Paesi donatori, quali gli Stati Uniti e l'Australia.

Andris Piebalgs, commissario europeo per lo sviluppo, è molto soddisfatto dei risultati del sondaggio: «Gli europei stanno mandando un messaggio chiaro ai politici dell'Ue e del mondo: anche in periodi di difficoltà economica rimangono fermamente impegnati ad aiutare gli altri a uscire dalla povertà. A questa generosità deve corrispondere la responsabilità politica. Dobbiamo dar prova di maggiore efficienza e trasparenza nell'indicare i risultati dei nostri aiuti e dimostrare che i finanziamenti fanno una vera differenza. Il Forum di alto livello sull'efficacia degli aiuti che si terrà la prossima settimana a Busan (Corea del Sud) rappresenta un'occasione importante per esaminare come possiamo rendere i nostri aiuti ancora più efficaci e sono lieto che i cittadini ci sostengano in questo nostro proposito».

L'Unione europea nel suo insieme (gli Stati membri più EuropeAid, fondi gestiti dalla Commissione) è il più importante donatore del mondo di aiuti pubblici allo sviluppo e interviene in oltre 150 paesi. Nel 2010 l 'Ue ha fornito 53,8 miliardi di euro (più del 50% degli aiuti globali). La Commissione europea è responsabile della gestione di 11 miliardi di euro di aiuti all'anno, collocandosi così al secondo posto tra i donatori a livello mondiale.

Nell'ottobre 2011 la Commissione europea ha presentato il "programma di cambiamento" della politica di sviluppo dell'Ue e spiega che «Le proposte delineano un approccio più strategico dell'UE alla riduzione della povertà, che verrà messo in atto anche attraverso l'assegnazione più mirata dei fondi destinati agli aiuti allo sviluppo. In futuro, la spesa dell'Ue si concentrerà su settori fondamentali per la crescita a lungo termine e inclusiva e sarà mirata ai paesi più bisognosi di aiuti esterni, nei quali gli aiuti possono produrre risultati effettivi. Al fine di generare maggiori risorse, l'Ue esplorerà sistemi innovativi di finanziamento dello sviluppo, come la combinazione di sovvenzioni e prestiti. La Commissione incoraggerà inoltre l'Ue e gli Stati membri ad elaborare insieme strategie e programmi (per una cosiddetta "programmazione congiunta") e a meglio ripartirsi i compiti in modo da potenziare l'efficacia degli aiuti».

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