[22/11/2011] News

"Libro bianco" della Cina sulle sue politiche ed azioni sul cambiamento climatico (guardando a Durban e Kyoto)

L'Ufficio d'informazione del Consiglio degli Affari di Stato (il governo cinese) ha pubblicato oggi un "libro bianco" intitolato "Politiche ed azioni della Cina per rispondere al cambiamento climatico", un rapporto che mette l'accento «Su una serie di grandi misure politiche miranti ad attenuare gli effetti e ad adattarsi al cambiamento climatico» e sui «Rimarchevoli risultati ottenuti durante il periodo dell'XI Piano quinquennale (2006-2010)».

Il libro bianco del regime comunista presenta anche «Il dispositivo globale del Paese per far fronte ai cambiamenti limatici e la sua posizione adottata durante i negoziati».

Il rapporto ripercorre le tappe di un lungo cammino. Nel 2006, la Cina ha annunciato l'obiettivo di ridurre nel 2010 il suo consumo di energia per unità di Pil del 20% rispetto a quello 2005. Nel 2007, la Cina è diventata il primo Paese in via di sviluppo (come si ritiene ancora questo gigante economico) ad elaborare ed a mettere in atto un programma nazionale per affrontare i cambiamenti climatici. Due anni dopo ha presentato il suo obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra dal 40% al 45% per unità di Pil nel 2002, in rapporto ai livelli del 2005. Questo non ha evitato che la Cina diventasse il più grande emettitore di CO2 ed inquinatore del pianeta.

Ma il Libro bianco spiega che «La Cina ha accelerato la trasformazione del suo modello di sviluppo economico nel corso del periodo dell'XI Piano quinquennale ed ha ottenuto dei risultati rimarchevoli nel controllo delle emissioni di gas serra favorendo la ristrutturazione industriale, la ristrutturazione del settore dell'energia e del risparmio energetico, migliorando l'efficienza energetica ed aumentando il numero di "pozzi" di carbonio».

Secondo il rapporto, «La Cina ha raggiunto i sui obiettivi di conservazione dell'energia fissati nell'XI Piano quinquennale. Il consumo di energia per unità di Pil della Cina è diminuito del 19,1% rispetto al 2005, il che equivale ad una riduzione delle emissioni di anidride carbonica di 1,46 miliardi di tonnellate».

L'Ufficio d'informazione de Consiglio degli Affari di Stato esalta il contributo attivo della Cina ai negoziati internazionali sul clima che avrebbe «Apportato dei contributi positivi alla lotte contro il cambiamento climatico». A 6 giorni dall'avvio della Conferenza delle parti dell'United Nations framework convention on climate change, la Cina riconferma la fiducia e la partecipazione attiva nella Convenzione Onu sul clima e nella difesa del proseguimento Protocollo di Kyoto (che sarà uno dei principali ostacoli per il già problematico successo della Cop17 di Durban), «Rispettando il principio di "responsabilità comuni ma differenziate"», da sempre il cavallo di battaglia dei cinesi e del G77 dei Paesi in via di sviluppo per richiamare i Paesi ricchi alle loro responsabilità storiche riguardo al global warming.

La Cina rivendica di aver «Preso parte ai dialoghi delle Nazioni unite sul cambiamento climatico organizzati a Bali, in Indonesia , nel 2007 ed ha apportato dei contributi sostanziali allo sviluppo della roadmap di Bali» e ricorda la sua partecipazione alla Conferenza Unfccc di Copenhagen del 2009, dove «Ha giocato un ruolo chiave, sbloccando i negoziati, ed ha preso attivamente parte aio negoziati e consultazioni durante la Conferenza di Cancun nel 2010».

Il Libro bianco, dopo aver ricordato che attualmente la Cina, «Promuove i negoziati attraverso scambi di visite ad alto livello e riunioni importanti, partecipa attivamente ai processi internazionali pertinenti relativi si negoziati sul cambiamento climatico e rafforza le consultazioni ed i colloqui con numerosi Paesi», illustra quale sarà l'approccio cinese alla Cop17 Unfccc in Sudafrica. «La Cina prenderà attivamente parte alle conferenze delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico e sosterrà la prossima Conferenza di Durban sul cambiamento climatico, al fine di ottenere dei risultati esaustivi ed equilibrati nella messa in opera della roadmap di Bali».

Il Libro bianco sottolinea che «La Conferenza di Durban dovrà mettere in opera il consenso raggiunto durante la Conferenza di Cancun del 2010 sul cambiamento climatico, determinare le disposizioni dei meccanismi pertinenti, proseguire i negoziati sulle questioni non risolte a Cancun e sforzarsi di ottenere dei risultati positivi». Il documento del governo di Pechino annuncia che la Cina presenterà «Una proposta in cinque punti all'interno dei sui sforzi per promuovere i progressi durante la Conferenza di Durban, conformemente alla rodamap di Bali» e che «Prenderà delle disposizioni ragionevoli, giuste ed efficaci per un'attuazione completa, efficace e continua dell'United Nations framework convention on climate change (Unfccc) e del Protocollo di Kyoto. La Cina è pronta a collaborare con la comunità internazionale per assicurare il successo della Conferenza di Durban». 

Il problema è che quello che per il Libro bianco cinese sarebbe un successo per la Cop17 è proprio quello che non vogliono fare i Paesi industrializzati travolti dalla crisi economico-finanziaria (a cominciare da Usa, Giappone e Canada), la Russia e le monarchie assolute petrolifere arabe.

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