[21/11/2011] News

Spagna: vince il Partito popolare, ma i socialisti perdono pure a sinistra

Il Partito popolare spagnolo ha avuto la maggioranza assoluta in parlamento con 186 seggi alla Camera (ne aveva154 nel 2008) ed il 44,62%, (+3%), ma la disfatta del Partito socialista (Psoe) che si ferma al minimo storico del  28,73%  (meno 13% e 110 seggi, ne aveva 169) è a sinistra. I Popolari di Mariano Rajoy infatti aumentano di 400.000 voti mentre il Psoe ne perde ben 4,4 milioni che vanno quasi tutti a finire alle formazioni di sinistra e/o autonomiste.

Il Pp governa in 11 delle 17 autonomías ed è essenziale in altre 2, il Psoe vince solo a Barcellona ed a Siviglia, Catalogna e Paesi Baschi vanno agli autonomisti, con una conferma di Convergencia y Unione (terza forza per seggi alla Camera) e di Esquerra Republicana in Catalogna e il clamoroso successo di Amaiur (34,8%), la nuova coalizione della sinistra basca post-resa dell'Eta, che si aggiudica 3 seggi su 6 e straccia i nazionalisti del Pn (22,4%) da sempre al potere, il Psoe e il Pp.

Ma la vera grande sorpresa di queste elezioni è Izquierda Unida-los Verdes (Iu), la coalizione di ex comunisti ed ambientalisti che con 11 seggi,(ne aveva solo 2 nel 2008), ed il 6,92%, diventa il terzo partito della Spagna e sembra raccogliere il voto degli indinados e degli elettori delusi dal Psoe. Una forza orgogliosamente di sinistra che dichiara esplicitamente che il suo obiettivo è quello di «Trasformare gradualmente il sistema capitalista in un sistema socialista democratico, fondato sui principi di giustizia, uguaglianza, solidarietà e rispetto della natura, organizzato come uno Stato sociale e democratico di diritto, federale e repubblicano».

L'emorragia di voti socialisti fa nascere anche un altro nuovo Partito, Unión Progreso y Democracia (Upyd),  con 5 seggi ed il 4,69%, che si dichiara «Partito di gente altruista e valorosa, di  gente ammirevole, disposta a rompere i tabù, disposta a lottare con la parola, senza paura, in difesa delle libertà, in difesa dell'unità della nazione spagnola, in difesa dell'uguaglianza».

E' probabilmente con il voto ad Iu e a Upyd che gli elettori progressisti spagnoli hanno voluto creare la prima diga avanzata per contrastare il programma neo-liberista, nuclearista e confessionale del Pp.

Anche Rajoy, leggendo i risultati nascita di una corposa sinistra ambientalista, repubblicana e dei  diritti civili,  e l'aumento dei consensi agli autonomisti catalani e baschi, ha naturalmente detto che «Sarò il presidente di tutti. Nessuno deve avere alcuna inquietudine. Non ci sarà settarismo, né piccoli litigi, né divisioni artificiali. Faremo uno sforzo comune, però soprattutto solidale. Convocherò tutte le autonomías. Non ci saranno miracoli, non li abbiamo promessi».

Il candidato del Psoe sa che la sua disfatta è il frutto della svolta centrista e neoliberista dei socialisti spagnoli, progressisti per quanto riguarda i diritti civili e neo-liberisti in economia. Uno stile di governo che nei 7 anni di Zapatero si è incarnato nel sacco edilizio della Spagna, nella rendita diventata droga economica e politica che è sfociata nella corruzione, nella crisi economica, nell'appannamento dell'immagine di sinistra del Psoe , non a caso, nella nascita degli indinados proprio in Spagna.

Il trionfante Pp avrà a che fare con questa nuova sinistra più che con un Psoe che, dopo aver annunciato «Difenderemo i diritti di base», ha già cominciato  a leccarsi le ferite e che sa che la sua perdita di credibilità sarà difficile da recuperare mentre si rafforza una nuova sinistra ambientalista.

Il voto spagnolo sembra una lezione anche per l'Italia "sospesa" del governo Monti: nella crisi economica, sociale ed ambientale, che è anche di sistema, lo spostamento al centro, l'assunzione degli obiettivi liberisti, a sinistra non paga, ma i vuoti vanno riempiti ed una nuova sinistra dei diritti e dell'ambiente, plurale ma unita, ha molto spazio, in Spagna sembra aver incrociato le speranze e le paure dei giovani indinados, in Italia non ci sembra ancora.

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