[18/11/2011] News

Papua Occidentale, l’ennesima guerra coloniale per la terra e le risorse

Brutale repressione indonesiana dei papuasi

Quella che vi raccontiamo attraverso le parole, le immagini e le testimonianze raccolte da Survival International, è l'ennesimo episodio di una delle più brutali occupazioni coloniali del mondo:  quella indonesiana in Papua Occidentale, la parte indonesiana della Nuova Guinea chiamata dagli occupanti Irian Jaya Barat ed ora Papua Barat. Una guerra strisciante contro le popolazioni autoctone che reclamano l'indipendenza, una delle tante guerre dimenticate del mondo per le risorse minerarie, il petrolio e il gas, il legname, la terra coltivabile che ha reso il paradiso ambientale  di Papua Occidentale un inferno in terra.

Papua Occidentale, ex colonia olandese, è stata ufficialmente annessa all'Indonesia nel 1969 con il famigerato Act of Free Choice, ma i militari indonesiani la occupavano già dal  1963, durante il mandato Onu. La dittatura di Suharto, tra il 1965 ed il 1998, ha condotto contro i papuasi una vera e propria pulizia etnica: oltre 100.000 papuasi uccisi, torturati, desaparecidos per mano della polizia e dell'esercito indonesiani e delle milizie armate di coloni e collaborazionisti, una feroce strategia repressiva che ha creato migliaia di profughi interni e nella confinante Papua Nuova Guinea indipendente. La "Autonomia Speciale"  concessa dall'Indonesia è una farsa e il disperato e dimenticato movimento indipendentista di Papua Occidentale si batte per riavere le terre occupate dai coloni (soprattutto javanesi) e confiscate per cederle alle grandi imprese minerarie e del legname e per non diventare una minoranza etnica nella propria terra. Il video di Survival che pubblichiamo mostra le forze di sicurezza indonesiane che sparano, picchiano e prendono a calci i civili durante una manifestazione per l'indipendenza avvenuta il  19 ottobre nei sobborghi di Jayapura. I Papuasi tenevano il loro terzo congresso nazionale, soldati armati e polizia hanno circondato il luogo del meeting e, dopo aver sentito una dichiarazione d'indipendenza dall'Indonesia, hanno preso d'assalto lo stadio, sparando e utilizzando gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti. I morti potrebbero essere 10.  Il  21  ottobre Survival  denunciava che «La polizia indonesiana ha aperto il fuoco su centinaia di papuasi riuniti nei pressi della capitale della provincia. Si teme che almeno sette persone siano morte. I rappresentanti di varie tribù di Papua si erano incontrati per scegliere un nuova dirigenza e per discutere il futuro politico della regione. La polizia ha confermato che sono stati trovati i corpi di 5 Papuasi: due gettati dietro le caserme dell'esercito e tre nelle montagne. Survival ha parlato con fonti attendibili a Papua secondo cui ne sarebbero stati uccisi almeno altri due; i loro corpi non sono ancora stati rinvenuti. Survival ha saputo da fonti papuase che sono stati arrestati circa 300 partecipanti, tra cui donne e bambini; mentre venivano portati via, molti sono stati picchiati selvaggiamente. I rilasciati sono già stati numerosi ma i leader, appena eletti al raduno, rimangono sotto custodia. Finora 5 sono stati accusati di tradimento, un'accusa che ha visto molti Papuasi condannati a oltre 20 anni di carcere».

Ora ci sono le prove del massacro: un video scioccante di Sbs TV/West Papua Media fatto uscire dal Papua Occidentale esattamente un anno dopo la diffusione di un altro video che mostrava le torture inflitte dai militari indonesiani ad un attivista papuaso. Il video mostra un comandante della polizia locale che ordina di disperdere il raduno indipendentista e la brutale e ingiustificata violenza che ne è seguita.

Survival evidenzia che «Le forze di sicurezza indonesiane, molte in borghese, altre coperte dai caschi, sono state viste sparare ora in aria ora a caso sulla folla, e arrestare un gran numero di persone, molte delle quali sono state prese a pugni e calci, o costrette a strisciare sul terreno». L'ennesime prove della repressione indonesiana arrivano alla vigilia della visita a Bali del Presidente americano Barack Obama  e del segretario di Stato Hillary Clinton, dove stanno partecipando al summit dell'Asean. Gli Stati Usa hanno esaltato  la "nuova collaborazione" con l'Indonesia, ma solo qualche giorno fa la Clinton aveva criticato le violazioni dei diritti umani ancora esistenti in Indonesia.

Stephen Corry, direttore di Survival International, si rivolge direttamente agli americani: «La brutale occupazione del Papua Occidentale è una raccolta di alcuni tra i peggiori abusi dei diritti umani compiuti contro i popoli tribali nei tempi recenti. Hillary Clinton dovrebbe approfittare della sua visita nel Paese per far luce sulla tremenda violenza che l'Indonesia sta infliggendo a tutti coloro che cercano di opporsi al suo dominio».

Il Reverendo Benny Giay, nel mirino delle forze speciali di elite indonesiane formate ed armate dagli Usa, che ha ricevuto numerose minacce di morte per aver denunciato le violazioni di diritti umani, a ottobre diceva a Survival: «Vogliamo che il governo indonesiano smetta di usare il terrore, abbiamo bisogno dei nostri diritti  I Papuasi chiedono un dialogo, mediato da terzi, per sedare il conflitto. Gli Indonesiani ci stanno uccidendo, è ora di dialogare». Ora dice che da quando il Congresso nazionale è stato sciolto con la forza, «La violenza a Papua Occidentale si è intensificata. Forse è la risposta dei militari indonesiani e della polizia alla pressione internazionale. Sono stati mandati a Papua per uccidere, seminare il terrore e sequestrare i papuasi ma, per favore, fate il possibile per mantenere alta la pressione internazionale. Raccontate alla gente cosa sta succedendo qui per il bene del nostro futuro, delle nostre vite, culture, identità, e della nostra stessa esistenza».

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