[17/11/2011] News

Tonno in scatola: Greenpeace denuncia la poca trasparenza degli operatori del settore

Greenpeace mette ai raggi x le scatolette di tonno. Con il rapporto "I segreti del tonno. Cosa si nasconde in una scatoletta?" l'associazione vuole mettere in guardia i consumatori denunciando la poca trasparenza degli operatori del settore. Dai dati raccolti dopo l'estate, in 173 punti vendita, sulle etichette di oltre 2.000 scatolette dei marchi più diffusi in Italia è emerso che "nella metà dei casi non si sa che specie di tonno mangiamo ed è quasi sempre sconosciuta la provenienza.

Solo il 7% delle scatolette indica, infatti, l'area di pesca e nel 97% delle confezioni il metodo di pesca non è indicato" è specificato nel rapporto di Greenpeace «Dopo due anni dal lancio della campagna "Tonno in trappola" la situazione non è migliorata- ha dichiarato Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia - Se alcune aziende hanno aggiunto delle informazioni in più sulle etichette, la maggior parte dei prodotti non offre garanzie né sul tipo di tonno che portiamo in tavola, né sulla sostenibilità dei metodi con cui è stato pescato. Tutto fa pensare che le aziende produttrici stiano cercando di nascondere qualcosa».

Per l'associazione ecologista la pesca del tonno minaccia l'intero ecosistema marino. «Cinque delle otto specie di tonno di interesse commerciale sono minacciate, compreso il tonno pinna gialla, il più consumato in Italia. Spesso nelle scatolette finisce tonno pescato con metodi distruttivi, come i palamiti e le reti a circuizione con "sistemi di aggregazione per pesci" (FAD), che causano ogni anno la morte di migliaia di esemplari giovanili di tonno, squali, mante e tartarughe marine». Come al solito anche per questa denuncia Greenpeace non manca di fare nomi e cognomi.

Per l'associazione i marchi meno trasparenti sono MareAperto STAR, Maruzzella, Consorcio e Nostromo. Riomare non specifica mai area e metodo di pesca, Mareblu non dice come viene pescato il proprio tonno. «Se un'azienda vuole, può essere trasparente. AsdoMar, per esempio, ha iniziato a riportare il nome della specie, l'area di pesca e il metodo utilizzato anche se non specifica ancora l'eventuale uso di FAD. Chiediamo al settore del tonno in scatola di garantire piena tracciabilità e trasparenza, di non utilizzare specie a rischio e di impegnarsi a vendere solo tonno pescato in maniera sostenibile, per esempio con amo e lenza o senza Fad» hanno concluso da Greenpeace.

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