[15/11/2011] News

Arriva la stretta dell’Ue sulle agenzie di rating, ma è un po’ annacquata

Arriva la prima stretta dell'Ue sullo strapotere delle società di rating. Va detto che in parte la montagna ha partorito il topolino in quanto la proposta iniziale, ovvero come richiesto dal commissario Michel Barnier di sospendere il rating per i Paesi che discutono un programma di aiuti, è stata stralciata. Peccato davvero, perché era a parer nostro la più importante, in quanto avrebbe permesso agli Stati di non avere l'acqua alla gola di fronte a scelte fondamentali per la loro sopravvivenza a livello economico e quindi sociale e quindi ambientale, visto che ogni manovra economica è - direttamente o indirettamente - ricade appunto sull'ambiente (tagli agli incentivi; tagli ai ministeri ecc.).

Nella versione approvata, a quanto è dato sapere, si prevedono tra l'altro sanzioni per chi emette giudizi sbagliati. Nel testo vi sono norme più stringenti per la valutazione dei debiti sovrani e maggiore trasparenza sui giudizi, che devono essere accompagnati dalla pubblicazione completa dei rapporti che hanno condotto al rating.

Come abbiamo detto più volte è positivo che ci si muova su questo campo per dare maggiori regole al mercato, e quindi anche alle società di rating i cui azionisti lasciano - vedi link - molti dubbi sulla loro "imparzialità". Come ha scritto Luca Aterini su questo giornale «pur essendo ingranaggio fondamentale di un mondo, quello della finanza, che ha come contesto ideale di riferimento quel mito mai realizzato (ed irrealizzabile) chiamato "libera concorrenza", il mercato delle agenzie di rating si presenta come un impressionante oligopolio, con le tre sorelle che dominano incontrastatamente la scena mondiale, spartendosi rispettivamente il 40% (Standard and Poor's) il 16% (Fitch) ed ancora il 40% (Moody's) della torta. Il rimanente 4%, come si può intuire, risulta totalmente ininfluente».

E siccome abbiamo visto e vissuto sulla nostra pelle proprio quale ruolo in negativo le società di rating hanno avuto sullo scoppio della crisi del 2008, c'è da rimanere basiti di fronte al fatto che, nonostante questo, appena emettono un giudizio tutti si inchinano. Da qui la nostra idea della necessità di sospendere il loro giudizio sugli stati che discutono un programma di aiuti e che quindi sono già in difficoltà e non dovrebbero avere pure questa spada di Damocle sulla testa, ma evidentemente queste società sono ancora troppo "potenti".

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