[14/11/2011] News

Impegni ambientali e ruolo delle bionergie al centro del workshop organizzato dal Global bioenergy partnership

Del ruolo delle bioenergie nell'azione di contrasto ai cambiamenti climatici si è parlato a Roma durante il workshop internazionale organizzato da Global bioenergy partnership (Gbep), in collaborazione con il ministero Italiano dell'Ambiente e il Forum Das Americas. Le bioenergie contribuiscono attualmente a circa l'11% dell'energia primaria e rappresentano l'80% della fonti rinnovabili impiegate a livello globale.

Gli impegni assunti negli ultimi anni da molti Paesi (Unione Europea, Usa, Canada, Brasile, Cina, Colombia, Malaysia, Thailandia) per raggiungere nel mix energetico quote obbligatorie di biocombustibili, rendono indispensabile sviluppare nuove tecnologie per la produzione di biocarburanti di seconda e terza generazione, che producano un minor impatto ambientale e garantiscano la sicurezza alimentare.

Dal workshop dove erano presenti i rappresentati dei Paesi dell'area Sudamericana, come Brasile e Argentina, e quelli di alcuni Paesi del continente africano, come Egitto, Ghana e Mozambico, è emersa la possibilità che entro il 2020, siano disponibili bioetanolo e biodiesel di "seconda generazione" derivati da biomassa cellulosica (produzioni agricole dedicate non alimentari, lolla di riso, bagassa da canna da zucchero, residui agricoli, rifiuti solidi urbani). Mentre, seppur con un orizzonte più lungo, sono promettenti le prospettive di sviluppo di biocombustibili dalla fertilizzazione con CO2 delle alghe.

L'Italia, che insieme al Brasile condivide la direzione del Gbep, nata durante il G8 di Gleaneagles del 2005, ha la grande possibilità di assumere un ruolo guida in ambito europeo, in vista degli impegni presi dall' Ue per il raggiungimento entro il 2020 di una quota di biocombustibili per il trasporto urbano pari al 10%.

«Gli obblighi fissati a livello comunitario - ha dichiarato Corrado Clini, presidente Gbep e direttore generale del ministero dell'Ambiente - sono stringenti e per rispettarli l'Italia si troverà nella condizione di dover acquistare all'estero il 90% dei biocombustibili per soddisfare la domanda. L'alternativa all'acquisto potrebbe essere l'investimento sui Paesi che, come l'Africa, hanno grandi prospettive sul piano produttivo. Abbiamo il know-how per sviluppare la tecnologia, lo dimostrano gli accordi di collaborazione Eni-Novamont, le ricerche e le sperimentazioni in corso sull'impiego delle alghe e, non ultimo, anche l'impegno dei privati come quelli del Gruppo Mossi&Ghisolfi che ha dato il via, nel vercellese, alla costruzione del primo impianto al mondo per la produzione di bioetanolo di seconda generazione. Occorre "solo" la volontà delle istituzioni» ha concluso Clini.

Le bioenergie, con tutte le fonti rinnovabili, insieme al risparmio e all'incremento dell'efficienza energetica nei processi produttivi e in edilizia, senza dubbio possono dare un contributo per cercare di rispettare gli impegni ambientali presi dal nostro paese. Si tratta di capire quale piega prenderanno le politiche energetiche dell'Italia considerato il risultato referendario dello scorso giugno e il cambio di guida del paese.

 

 

 

 

 

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