[03/11/2011] News

Bracconaggio e illegalità a Lampedusa

Ritorsioni contro i volontari che fanno il monitoraggio della migrazione dell'avifauna

I volontari del settore antibracconaggio della Lipu-BirdLife Italia hanno beccato a Lampedusa dei bracconieri che sparavano senza porto d'armi, in piena area protetta, e che avevano appena ucciso e nascosto 43 allodole. Due sono stati denunciati, mentre un terzo bracconiere, ripreso dalle videocamere dei volontari Lipu non è ancora stato identificato. La Lipu spiega che «Grazie all'uso di videocamere, i volontari Lipu hanno potuto documentare, nascosti dietro ad alcuni muretti a secco, i tre che cacciavano all'interno di una Zona a protezione speciale, dove, secondo l'articolo 9 del Calendario venatorio della Regione Sicilia, l'attività venatoria non è permessa. Avvisato il Comando Carabinieri, uno dei tre è riuscito ad allontanarsi, mentre gli altri due sono stati seguiti fino a una casetta di campagna, dove avevano nascosto le armi. All'arrivo i Carabinieri hanno potuto trovare il "bottino" (43 allodole appena uccise) e denunciare i due per porto d'armi abusivo».

I due bracconieri, che utilizzavano fucili di proprietà altrui, sono stati denunciati dai Carabinieri a piede libero per porto abusivo di armi e caccia in zona protetta, il titolare dei fucili sarà denunciato per incauta custodia e perderà il porto d'armi.

Ma il porto d'armi sembra l'ultima delle preoccupazioni per i bracconieri di Lampedusa, infatti l'operazione dei volontari antibracconaggio Lipu, guidati da Giovanni Malara, scattata nei giorni scorsi sull'isola siciliana nota per essere l'approdo degli immigrati nordafricani, ha rivelato ancora una volta un contesto di illegalità diffusa: «Molto frequente l'uso di richiami illegali per allodole, in questo momento preda preferita dai cacciatori, soprattutto nelle zone Cimitero Vecchio, Contrada San Fratello e Vallone Imbriacole, ma anche nella zona occidentale come La Cava e Capo Ponente - dice la LIpu - Altissima inoltre la presenza di cacciatori provenienti dal nord Italia, che approfittano dell'assenza di controlli per uccidere migliaia di passeriformi, anche protetti, successivamente destinati al mercato illegale dei ristoranti settentrionali».

Un'illegalità che sfocia in una pretesa impunità, tanto che dopo la denuncia della Lipu i bracconieri hanno reagito danneggiando in modo grave le autovetture di altri due gruppi di volontari che stavano effettuando il monitoraggio della migrazione sull'isola.

Il presidente Lipu Fulvio Mamone Capria, non si fa intimidire: «Chiediamo alla regione Sicilia di mettere fine a questa gravissima situazione di illegalità inviando a Lampedusa e Linosa, nel periodo autunnale e primaverile, un contingente di guardie che assicurino il controllo dell'attività venatoria, visto che il locale Comando è stato soppresso da anni».

Il 21 aprile  i bracconieri avevano distrutto le reti per l'inanellamento scientifico degli uccelli per lo studio delle rotte e delle strategie migratorie delle specie all'interno della riserva naturale isola di Lampedusa, affidata dall'assessorato a Legambiente, e incendiata l'auto al proprietario dell'abitazione dove alloggiano i ricercatori siciliani che prendono parte al progetto "Piccole isole" dell'Ispra.

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