[03/11/2011] News

28mila bus da sostituire, ma Fiat chiude Avellino (e bisognerebbe pure essere contenti!)

L'effetto è un po' straniante leggendo sui giornali gli articoli che raccontano la chiusura della vertenza Irisbus. L'accordo raggiunto viene descritto come una vittoria per gli operai e forse in una fase così deprimente per il Paese persino l'aver ottenuto due anni di cassa integrazione per i 712 dipendenti e  forse anche per qualche operaio dell'indotto (difficilmente per le imprese con meno di 16 lavoratori) deve essere letto come un buon risultato. Così come forse dovremmo esultare per l'impegno che ha preso Fiat a verificare tutte le proposte industriali funzionali alla riapertura dello stabilimento. Roba da matti. Roba da Fabbrica Italia, appunto.

Anche perché queste straordinarie concessioni da parte del Gruppo Fiat (già, va aggiunta la grande magnanimità di aver ritirato le lettere di contestazione nei confronti di 9 lavoratori che avevano bloccato i cancelli dello stabilimento  a metà ottobre)  hanno un prezzo, anzi almeno due: il primo è che se lo stabilimento verrà ceduto (è in corso una trattativa assai fumosa con la multinazionale cinese Amsia Motors), l'azienda subentrante dovrà impegnarsi a rinunciare ad operare sul mercato europeo per i primi anni.

Quindi se la cosa dovesse andare in porto avremmo un'azienda di un'economia emergente  (con  un volume d'affari di 600 miliardi di dollari e 124mila dipendenti), che rileva una fabbrica in Europa assumendo tutti i dipendenti a stipendi ben più alti della media degli altri lavoratori già assunti, e che poi si mette a produrre autobus e infine li spedisce verso i mercati emergenti perché in "zona nostra" non può vendere.

Se non fosse un'assurdità degna di un'opera di Ionescu verrebbe da porsi una serie di domande,  ma in realtà ne basterebbe una: che gliene frega a Fiat se il nuovo arrivato venderà in Europa o meno, dal momento che avrà cessato la sua attività? La risposta la dà Fiom, sottolineando che la procedura di liquidazione è stata avviata solo per lo stabilimento Irpino e non per i siti di Padova - che commercializza(va) i mezzi prodotti ad Avellino - e di Torino, dove invece si fa(ceva) ricerca industriale. Questo potrebbe permettere alla Fiat di partecipare comunque (con prodotti realizzati da altri) alle gare per ammodernare il trasporto pubblico locale, gare rese obbligatorie dalla Ue che impone la sostituzione dei bus con più di 13 anni, che oggi in Italia sono più di 28mila. E questo obbligo, che vale per l'Italia e per tutti gli altri paesi europei, la dice lunga su come sia miope la strategia industriale e politica italiana, visto che il mantenimento di una produzione (oltretutto legata al concetto di mobilità sostenibile) italiana in questo caso avrebbe avuto un ottimo mercato di sbocco, a differenza per esempio di quello automobilistico, che ormai in Europa è solo di (lenta e affidata solo all'iniziativa e alle possibilità economiche individuali)  sostituzione.

La ciliegina della torta a questo accordo è la seconda condizione che il gruppo Fiat ha intenzione di mettere: sarà ceduta solo una parte dei terreni alle spalle dello stabilimento in provincia di Avellino. Il motivo? Il gruppo Fiat ha deciso di variare il suo core business dandosi alla produzione di energia elettrica (ovviamente da fonti fossili),  e  intende realizzare in quello spazio una centrale termoelettrica  alimentata a gas naturale e costituita da un gruppo di potenza netta pari a circa 352 MWe (in assetto di puro recupero) e a circa 397 MWe (in assetto di post-combustione), oltre che da una caldaia ausiliaria, su un'area a vocazione prevalentemente agricola.

Nel decreto di rilascio dell'AIA firmato dal ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo a settembre si prescrive che "l'esercizio dell'impianto avvenga nel rispetto delle prescrizioni, dei limiti autorizzati e dei valori limite di emissione indicati nel parere istruttorio, nonché nell'integrale rispetto di quanto indicato nell'istanza di autorizzazione presentata, ove non modificata dal presente provvedimento".

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