[24/10/2011] News toscana

La gestione ‘attiva’ dell’ambiente in Toscana

Più volte ho avuto modo discutendo delle politiche ambientali della nostra regione di rilevare criticamente una presenza  inadeguata del Pd. Presente naturalmente nelle varie vicende ‘locali' specie le più chiacchierate, ma poco sul piano regionale dove i tanti focolai dovrebbero  essere ricondotti -se vogliamo venirne a capo- e poter così svolgere e sul serio un ruolo regionale e anche nazionale.

Finora ciò non è avvenuto forse perché sembrano avere avuto la precedenza eventi e appuntamenti con fermate varie a stazioni che ben poco possono contribuire a mettere a punto questi aspetti.

Avendo letto sul sito del Pd regionale un articolo a firma congiunta di  Matteo Tortolini e Ivan Ferrucci  che tocca queste questioni mi è sembrato utile riprenderlo per dire la mia.

L'articolo prende le mosse dalla necessità oggi largamente riconosciuta di rilanciare anche il manifatturiero se vogliamo uscire dalla crisi che colpisce non solo la Toscana. Insomma non possiamo pensare ad una regione dedita unicamente o prevalentemente alle vacanze che si avvalgono  del nostro bel paesaggio che è ovviamente una risorsa ma non da imbalsamare, rinunciando a qualsiasi intervento nel timore di guastarlo. Ci vuole quindi una gestione ambientale attiva che non paralizzi le istituzioni. L'osservazione per la verità è tutt'altro che nuova e accompagnò e giustificò già nella passata gestione regionale scelte sbagliate che irrisero chi credeva di potersi affidare al lardo di Colonnata; meglio insomma il mattone anche se più indigesto.

Si tolse ai parchi i pareri in materia paesaggistico-ambientale dopo che la legge del 2005 gli aveva ridimensionato i ruoli pianificatori. Si puntò tra i primi in Italia sul piano casa e si accettò senza colpo ferire - sempre tra i primi- la norma del nuovo codice dei beni culturali che separava il paesaggio dalla pianificazione dei parchi dove aveva funzionato bene come in San Rossore.

E siccome anche nella nota di Tortolini e Ferrucci si torna a parlare di gestione ‘attiva' bisogna sgombrare il campo da  qualsiasi banalizzazione del tema, perché le leggi 183 e 394 da decenni hanno puntato e puntano ad una gestione definita già allora  attiva in quanto incardinate su piani -quelli di bacino e i due dei parchi-che riconducono il paesaggio ad una gestione ambientale complessiva da noi positivamente sperimentata con il piano Cervellati che non è proprio di ieri.

La tesi quindi che bisogna darsi una mossa -come dice la Mansi di Confindustria secondo la quale ci saremmo dedicati ad un ambientalismo caschemir da fighetti - non regge perché è una caricatura. Ma la tesi non regge anche per un'altra ragione e cioè che il paesaggio non esaurisce gli aspetti e i temi ai quali deve ispirarsi una seria politica ambientale ecosostenibile come ci raccomanda anche la comunità europea e non solo.

Il paesaggio è certo importante e non può essere ridotto come avviene, ad esempio, in una delle tante schede che hanno accompagnato il PIT che in riferimento a Boccadarno, dove per anni ci si è sbudellati sul porto è detto: ‘bel panorama sulle Apuane' che è certo più facile rovinare dalle cave che dalla foce dell'Arno.

Prendiamo una vicenda come quella  dell'Ikea appena conclusasi dopo che Vecchiano si era opposto ad un progetto ora a quanto pare notevolmente ridimensionato. Vecchiano più che all'impatto paesaggistico dovette  fare i conti e giustamente con quello relativo al consumo di territorio agricolo, della mobilità e di altre effetti sull'ambiente.

Non si imbalsamò un bel niente. L'autostrada, Rimigliano e tante altre situazioni che stanno tenendo banco unitamente  al solare e alle biomasse hanno a differenza dell'eolico assai poco a vedere con il paesaggio e molto di più con politiche che se portate avanti su binari settorialmente distinti sono destinati a sbocchi contraddittori e conflittuali come stiamo già verificando. Questioni che il PIT non affrontò adeguatamente ma le cui correzioni tardano a prendere corpo.

Ho letto su Repubblica che anche la tenuta ex presidenziale di San Rossore con i suoi 4800 ettari è finita nell'elenco del terreni -come le Dolomiti- che potrebbero essere alienati. Intanto da quel poco che si sa da Firenze c'è chi pensa di farne una azienda agricola regionale come quella di Alberese che sarebbe stato bene affidare al parco della Maremma, come sarebbe stato bene che la Commissione ambiente della regione avesse accolto la petizione firmata da migliaia di cittadini di allargare i confini di quel parco ad altre aree protette e siti contigui. Se avessimo avuto la nuova legge sui parchi forse si sarebbe evitata una decisione sbrigativa e discutibile. Come si vede sono molte le questioni che si intrecciano e che vanno in qualche modo ricondotte ad una visione d'insieme che al momento però non si vede nonostante i precisi e condivisibili impegni assunti da Enrico Rossi.

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