[21/10/2011] News

Le vittime nel maltempo nella fragile Italia dei condoni

L'Italia piange ancora vittime per il maltempo, ma sarebbe meglio dire per l'incuria e l'assalto al territorio, ma non si può più parlare di "disastri naturali" e la politica del territorio, nazioinale e locale, che mostra tutto il suo sfasciume ad ogni temporale, ma appena asdciugata l'acqua e stasate le fogne si riparte con i condoni, le varianti, el'edilizia contrattata, le conferenze dei servizi oper consentire l'inconsentibile e scavalcare piani regolatori, vincoli, rischi conosciuti, nella perpetuazione di un'eterna emergenza, figlia e madre dei condoni edilizi e della mancata amministrazione di un territorio fragile che sembra ormai sovraccarico.

Secondo il presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, «L'unica vera grande opera da fare in Italia è un piano per la messa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico. Ormai da anni ogni autunno siamo costretti a contare i morti legati al maltempo e alle frane a causa della mancata prevenzione, dell'incuria e della cementificazione selvaggia che il governo continua a promuovere. I dati Ispra indicano che le superfici impermeabili in Italia hanno raggiunto livelli elevatissimi: 1.911.960 ettari. E c'è ancora chi ha il coraggio di parlare di eventuali condoni edilizi... Sempre secondo i dati Ispra in alcune città come Milano, Napoli e Torino lo spazio comunale è stato consumato con percentuali che superano anche il 60% della superficie. Per quanto riguarda Roma, poi, continua l'aggressione del cemento alle aree agricole e naturali. Lo dimostra la riduzione dell'intesità d'uso abitativa passata in poco meno di vent'anni da 110 abitanti per ettaro di suolo consumato a 80, valori che rappresentano la progressiva tendenza alla dispersione urbana nella capitale, ossia al consumo di aree agricole ed inedificate. E' ora che una classe politica che continua a contare i morti senza mettere in atto alcuna misura di prevenzione dal rischio idrogeologico se ne vada a casa perché non ha a cuore il destino dei cittadini. Un grande piano per la messa in sicurezza del territorio non è più rinviabile: va' fatto subito e senza tentennamenti. Le risorse? Si prendano gli 8,5 miliardi del Ponte sullo Stretto di Messina e i 20 miliardi destinati alla Tav in Val di Susa (la vecchia linea per il trasporto merci viene utilizzata solo per 2,5 milioni di tonnellate mentre ha una capacità di oltre 32 milioni di tonnellate) e li si usino per mettere in sicurezza un territorio che cade letteralmente a pezzi e riempire le città italiane di metropolitane. Mettere in sicurezza il territorio non solo aumenterebbe la sicurezza e la qualità della vita degli italiani ma consentirebbe di creare oltre 500 mila posti di lavoro per l'unica vera opera utile di cui il paese ha bisogno».

Anche il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, interviene sull'ennesima emergenza maltempo che ha colpito l'Italia negli ultimi giorni: «Siamo addolorati per l'ennesima e assurda perdita di vite umane causata da fenomeni meteorologici intensi, ma non eccezionali, nella Capitale così come in Campania. Temporali come questi sono sempre più frequenti e occorre mettere in campo una seria politica di prevenzione che impedisca queste tragiche conseguenze. Ribadiamo ormai da anni l'assoluta necessità di prevenzione e l'urgenza di una gestione corretta del territorio che metta al primo posto la sicurezza dei cittadini coniugandola alla tutela ambientale. E' assurdo, infatti, che si spendano miliardi di euro per risanare i danni causati da emergenze idrogeologiche prevedibili e previste. Ma nostri ripetuti appelli, purtroppo, come quelli di molti esperti, continuano a rimanere inascoltati. E mentre l'Italia va in tilt con le prime piogge autunnali siamo sgomenti nel sentire questo Governo proporre per l'ennesima volta un condono edilizio. Tra le piaghe di questo Paese, infatti ci sono proprio la dilagante illegalità che rende ingestibile e pericolosa anche l'ordinaria amministrazione e l'urbanizzazione selvaggia che consuma ogni anno 500 chilometri quadrati di suolo. Le risposte a questi problemi sono purtroppo quelle che non arrivano ovvero un'attenta riqualificazione delle aree urbane, interventi di delocalizzazione dei beni esposti a frane e alluvioni, la tutela dei corsi d'acqua, insieme a un impegno costante di manutenzione ordinaria del territorio. Ma soprattutto serve un deciso stop alla cementificazione delle aree agricole e naturali che sta stravolgendo l'assetto idraulico del Paese e contribuisce in modo determinante ad aumentare la sua fragilità».

Secondo il Wwf e il Fondo Ambiente Italiano «La mancanza di soldi per la difesa del suolo e gli annunci reiterati di condoni o sanatorie in Campania non sono più tollerabili. E' intollerabile che il territorio del Sud continui ed essere tra l'incudine e il martello di un'ormai conosciuto e dilagante dissesto territoriale, che di naturale ha molto poco vista la continua cementificazione del territorio causata da interventi nelle aree a rischio di esondazione o addirittura nei letti delle fiumare e dall'abusivismo edilizio. La ragazza di vent'anni morta alle pendici del Vesuvio, come la giovane barista scomparsa un anno fa sulla costiera amalfitana sempre travolte da una marea di fango, chiedono un'assunzione di responsabilità collettiva.
Quello dell'abusivismo edilizio, che cancella l'equilibrio naturale dei territori, rendendoli più fragili, è particolarmente grave in Campania, che ha il primato dell'illegalità in Italia in questo settore: si calcola che negli ultimi 10 anni siano sorte 60mila case abusive in questa regione, una vera e propria nuova città. Ogni anno si ha difficoltà a reperire i fondi per prevenire e contrastare il rischio idrogeologico, invece un condono od una sanatoria edilizi non si negano a nessuno».

Wwf e Fai ricordano che «Tra il 2010 e il 2011, prima con un decreto ad hoc due anni fa e poi con una proroga infilata nel decreto milleproroghe a maggio di quest'anno il Governo ha tentato di bloccare le demolizioni delle case abusive in Campania, mentre sono ben 4 i tentativi dei senatori campani di rilancio strisciante del condono in Campania. Per non parlare poi del tentativo di rilancio del condono su scala nazionale in vista delle prossime manovre economiche, voluto da autorevoli esponenti del Governo e della maggioranza parlamentare. Questo scempio annunciato della legalità, che mette a rischio la popolazione deve finire. Si deve anche ricordare che in questi ultimi anni in Italia si è completamente abbandonata qualsiasi azione strutturata per la difesa del suolo: le autorità di bacino, istituite con la preveggente legge 183/89, sono state delegittimate, i Piani di assetto idrogeologico che obbligavano i comuni a considerare il rischio nei loro territori sono stati accantonati e le direttive europee sulle acque (2000/60/CE) o sul rischio alluvionale (2007/60/CE) sono "lettere inevase" di uno Stato sempre più lontano dall'Europa».

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