[21/10/2011] News

La Cina non ricicla i rifiuti del boom edilizio

Il governo: «Proteggere di più l’ambiente»

La Cina sta sperimentando la più rapida urbanizzazione del mondo e tutte le "dighe" messe dal governo centrale comunista sembrano essere saltate sotto l'ondata incontenibile dei poveri rurali che assediano le megalopoli. Un fenomeno che ogni anno produce non solo occupazione diretta di territorio ma anche centinaia di milioni di tonnellate di rifiuti dell'edilizia. Pochi di questi rifiuti vengono riciclati e le scorie del boom edilizio si vanno ad aggiungere ai problemi del trattamento, spesso problematico e le più volte "primitivo" di sette miliardi di tonnellate di rifiuti solidi urbani.

Ogni anno la Cina produce oltre 300 milioni di tonnellate di rifiuti edilizi, ma meno del 5% di questo viene riciclato, mentre il tasso di riutilizzi di inerti e scarti dell'edilizia in Giappone e Corea del sud è superiore al 95%.

In Cina cominciano timidamente a svilupparsi alcune iniziative industriali per il riciclaggio dei rifiuti edili, ma si tratta di un comparto non ancora sufficientemente sviluppato, soprattutto per mancanza di risorse.

Come spiega l'agenzia ufficiale Xinhua, «Il Pese conta solamente 10 società di riciclaggio dei rifiuti delle costruzioni ed alcune incontrano anche delle difficoltà a sopravvivere».

La Materiali di costruzione Yuantaida di Pechino è un'azienda con una capacità annua di riciclaggio di oltre un milione di tonnellate di rifiuti edili, ma il suo direttore generale Wu Jianmin si lamenta: «Possiamo raccoglierne solo 200.000 tonnellate. La Cina non ha né un regolamento per garantire l'approvvigionamento in rifiuti di costruzioni né delle sovvenzioni economiche destinate alle società di riciclaggio».

Mentre le megalopoli si espandono a vista d'occhio e le discariche abusive fioriscono dappertutto, mentre quelle ufficiali sono spesso ingovernabili e in governate, molti esperti cinesi consigliano al governo di approvare politiche fiscali preferenziali ed incentivi per la carente industria del riciclo e per il riutilizzo degli inerti edili e i governi delle metropoli di Pechino, Shenzhen e Qingdao hanno già elaborato politiche di sosteg no al riciclaggio dei rifiuti edili.

Oggi il Consiglio degli affari di Stato (il governo centrale cinese) ha chiesto per l'ennesima volta di «Migliorare l'amministrazione ed innovare in materia di protezione dell'ambiente» e in un comunicato ha stilato una lista di direttive per i problemi legati all'ambiente, promettendo che «Verranno intensificati gli sforzi per risolvere i problemi ambientali che colpiscono la vita della popolazione e lo sviluppo sostenibile».

Un'ammissione di fatto che le cifre miracolose contenute nelle relazioni sul piano quinquennale e le iniziative virtuose che ogni giorno vengono propagandate non bastano a frenare il disastro ambientale diffuso che stanno provocando la rapidissima crescita cinese e l'incontenibile urbanizzazione sostenuta da una speculazione edilizia di dimensioni mai viste prima al mondo.

Il comunicato del governo comunista «Ordina ai dipartimenti interessati di applicare in maniera stringente la valutazione dei danni subiti dall'ambiente, di sviluppare con vigore l'industria della protezione dell'ambiente e di assicurare la sicurezza nucleare. I governi locali a tutti i livelli devono accordare una grande importanza alla protezione dell'ambiente». E il comunicato si conclude con un avvertimento a quello che sembra il ventre molle della corruzione che permette l'impunità per i reati ambientali e la speculazione edilizia: «Le condizioni ecologiche devono essere prese in considerazione nel corso della valutazione della performance dei funzionari locali».

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