[20/10/2011] News

Non c'è pace per Ikea: proteste ed esposti anche in Umbria

Dopo il tormentone del mega-nercato Ikea sulla costa Toscana, con i comuni e i cittadini che da una parte non ne vogliono sentir parlare e dall'altra lo vorrebbero subito, scoppia la polemica anche in Umbria, dove fin dall'inizio l'arrivo del gigante del mobile svedese ha suscitato forti perplessità e contrarietà.

Italia Nostra e Legambiente hanno sottolineato che il piano regolatore di Perugia classifica i terreni di S.Martino in Campo, dove si vorrebbe ciostruiore el mega-mercato , come inedificabili perché terreni agricoli di pregio, ma l'opposizione viene anche da Sviluppumbria, Federmobili, Confcommercio, Confesercenti, Rifondazione comunista.

Secondo il direttore di Sviluppumbria, Vinicio Bottacchiari, «Non c'è da gioire per l'arrivo in Umbria dell'Ikea perché quello del consumo standardizzato non è lo sviluppo adatto per la nostra regione e che la creazione di posti di lavoro è a somma 0, visto che accanto alla crescita di grandi superfici distributive si assiste all'essiccamento delle piccole realtà. Noi dobbiamo mirare ad altro, alla filiera corta, alla realizzazione di sbocchi commerciali per i prodotti umbri».

Federmobili di Perugia è sul piede di guerra: «L'arrivo di Ikea potrebbe avere un effetto devastante per le strutture che già operano in Umbria» e Confesercenti dice che «Se qualcuno pensa di fare e disfare a proprio piacimento e sulle spalle delle piccole e medie imprese dell'Umbria, dovrà assumersene tutte le responsabilità sapendo sin d'ora che la Confesercenti non rimarrà a guardare».

Il segretario regionale di Rifondazione comunista, Stefano Vinti, sottolinea che «Gli incassi della megastruttura non saranno reinvestiti in ambito locale, ma saranno trasferiti alla sede nazionale, con soldi che se ne vanno dall'Umbria in un periodo sicuramente non favorevole all'economia delle famiglie: mentre la crisi attanaglia i piccoli commercianti che non riescono ad arrivare alla fine del mese si sceglie un modello di sviluppo incomprensibile per le esigenze del territorio. Inoltre, la legge sul commercio non consente l'insediamento Ikea e se per ogni grande impianto commerciale che si presenti in Umbria dobbiamo cambiare le leggi, cosa le facciamo a fare queste leggi; dobbiamo pensare che la politica si possa asservire ai poteri economici?».

Per il presidente di Italia Nostra di Perugia, Urbano Barelli, «Il problema di fondo che Italia Nostra ha voluto sollevare è proprio questo: a cosa serve dichiarare che la programmazione è un principio fondamentale della regione e degli altri enti locali, a cosa servono i piani del commercio, i piani regolatori e gli altri piani se alla richiesta di un potente privato tutto si modifica e si piega alle sue esigenze? Dov'è il principio di legalità e di certezza del diritto? Che fine fa il principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge se un privato potente ottiene tutto quello che chiede, mentre il semplice cittadino senza santi in paradiso si vede ripetere che quello che chiede non si può fare? I due esposti presentati da Italia Nostra sulla vicenda Ikea mirano a ristabilire il principio di legalità sostanziale nella gestione della cosa pubblica e si confida nel lavoro dei magistrati per ridare il giusto valore sia ai principi di programmazione e pianificazione dell'uso del territorio sia ai principi di certezza del diritto e di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge».

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