[18/10/2011] News toscana

Pubblicata sul Burt la nuova legge regionale sulla tutela delle acque dall’inquinamento

La Regione Toscana si è dotata di una nuova legge sulla tutela delle acque dall'inquinamento e sulle misure straordinarie in materia di scarichi nei corpi idrici superficiali. Si tratta della Legge n. 50 del 10 ottobre 2011 che da ieri è disponibile sul BURT.  In sostanza con il nuovo testo si vanno a porre modifiche alla legge regionale 31 maggio 2006, n. 20 (Norme per la tutela delle acque dall'inquinamento) e alla legge regionale 3 marzo 2010, n. 28 (Misure straordinarie in materia di scarichi nei corpi idrici superficiali), migliorando il quadro normativo attuale e adeguandolo a quello statale. Le modifiche introdotte sono finalizzate a garantire il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale dei corpi idrici stabiliti dai piani di gestione dei distretti idrografici e dai piani di tutela delle acque e a tal fine, è spiegato nel preambolo della norma, "l' obiettivo prioritario della legge è dunque quello di ottimizzare l'utilizzazione delle risorse finanziarie, concentrandole sugli interventi necessari a garantire un livello di depurazione funzionale al raggiungimento dei suddetti obiettivi di qualità".

La legge stabilisce anche una nuova disciplina per le aree sensibili individuando procedure e regole per la valutazione della percentuale di riduzione del carico di azoto e fosforo, sia a livello di singolo impianto che a livello di area sensibile e relativo bacino drenante; inoltre definisce le condizioni per lo scarico di acque reflue urbane nelle aree sensibili, in modo da dare alle province il quadro di riferimento necessario per il rilascio delle autorizzazioni di competenza.

Vengono poi definite le condizioni in presenza delle quali i trattamenti appropriati, cui sono sottoposti gli scarichi derivanti da agglomerati di piccole dimensioni, risultano idonei a garantire il rispetto delle disposizioni del D.lgs 152/2006, nonché la riprogrammazione degli interventi di adeguamento necessari. La nuova norma inoltre fa chiarezza e fornisce regole precise sulla gestione degli impianti di depurazione di acque reflue a carattere prevalentemente industriale, a seguito del parere della Commissione nazionale per la vigilanza sulle risorse idriche del 21 marzo 2011, n. 7034, in cui si esclude che la gestione di detti impianti rientri nel servizio idrico integrato, e più in generale che costituisca un servizio pubblico, in quanto la depurazione dei reflui industriali risponde ad un preciso obbligo di legge posto in capo ai titolari delle aziende e non costituisce, dunque, svolgimento di un servizio pubblico. Nel preambolo della legge è spiegato che "nel caso di utilizzazione di impianti di depurazione industriali anche per il trattamento delle acque reflue urbane, è necessario regolare i rapporti tra i gestori di detti impianti ed i soggetti gestori del servizio idrico integrato, prevedendo la stipula di apposite convenzioni ed il pagamento di un corrispettivo per la copertura dei costi di depurazione, determinato dall'AATO, o dal soggetto che assumerà le relative funzioni, nel rispetto della normativa vigente in materia di tariffa del servizio idrico integrato".

Un passaggio della legge che riteniamo importante è anche quello relativo alle acque minerali: "Poiché le acque prelevate a seguito di perforazioni effettuate ai fini della ricerca di acque minerali e termali, ai sensi della legge regionale 27 luglio 2004, n. 38 (Norme per la disciplina della ricerca, della coltivazione e dell'utilizzazione delle acque minerali, di sorgente e termali), rientrano tra le acque di restituzione come definite dall'articolo 114, comma 1, del d.lgs 152/2006, si rende necessario introdurre la disciplina della tutela delle acque dei corpi idrici recipienti individuando nel comune, che è il soggetto che autorizza le attività di ricerca, l'ente competente alla definizione delle prescrizioni a tutela dell'ambiente, da determinare sulla base degli indirizzi definiti nel regolamento di attuazione di cui all'articolo 13 e previo parere dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana". In questo modo si responsabilizzano ulteriormente i comuni verso la tutela ambientale, per quelle concessioni di acque minerali che sono pagate a prezzi irrisori dalle aziende a fronte di guadagni considerevoli.

Torna all'archivio