[18/10/2011] News

Ecco l'eco-mafia vera, quella di Cosa nostra. Legambiente Sicilia: «E‘ solo la punta dell'iceberg»

In Sicilia è spuntata l'eco-mafia vera, con tanto di "bollino di garanzia". Ieri i carabinieri del carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Palermo hanno eseguito tre ordini di custodia cautelare, uno dei quali per il boss mafioso Giuseppe Liga, già in prigione con l'accusa di essere il reggente del mandamento di San Lorenzo, per l'organizzazione di un traffico illecito di rifiuti e per avere "gestito " una discarica non autorizzata, causando gravissimi danni ambientali.

Gli altri due arresti riguardano Amedeo Sorvillo e Agostino Carollo, amministratore e gestore della Euteco, l'impresa del capomafia che aveva un appalto dall'Enel. Secondo gli inquirenti «l'azienda si aggiudicava le opere di elettrificazione potendo fare prezzi molto competitivi abbattendo i costi di smaltimento dei rifiuti speciali che venivano interrati».

Il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, ha detto che «Siamo davanti alla prima impresa eco-mafiosa: finora era stata la camorra a mostrare interesse all'attività di smaltimento illecito dei rifiuti. Con questa indagine è venuto fuori il primo business di Cosa nostra in questo settore. Un dato che conferma i sospetti degli inquirenti e che costituisce la riprova che le cosche sono alla continua ricerca di nuovi ambiti in cui investire. L'impresa, oltre a inquinare l'ambiente, inquinava l'economia alterando le regole della libera concorrenza. Senza le intercettazioni l'indagine non sarebbe stata possibile. Speriamo che questo strumento resti com'è».

Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Sicilia, sottolinea che «Grazie alle Forze dell'ordine e alla magistratura oggi si è compiuto un buon passo avanti nella lotta contro le ecomafie. Il traffico illecito di rifiuti non è evidentemente prerogativa solo della camorra o della ‘ndrangheta. Il business fa gola a tutte le mafie, tanto più in una regione assolutamente inadeguata nella gestione dei rifiuti speciali, prodotti oltre che da tante piccole e medie realtà imprenditoriali, da tre grandi poli industriali, come la Sicilia».

«I rifiuti speciali infatti - prosegue Fontana - devono essere trasportati e trattati fuori dalla regione, a tutto vantaggio di chi vuol fare affari illeciti attraverso la loro gestione. Sul ciclo della " monnezza " dunque, non dobbiamo abbassare la guardia perché questo continua ad essere un settore tra i più lucrosi e difficili da scoprire. Anche questa operazione è stata portata a termine solo grazie all'uso delle intercettazioni. La lotta ai trafficanti di rifiuti, lo testimoniano le parole del procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, non si può fare senza questo fondamentale strumento di indagine. Depotenziarne l'uso significa dunque dichiarare la resa sul fronte delle ecomafie. Inoltre, ii traffici di rifiuti, oltre a devastare i settori legali del turismo e delle produzioni agroalimentari di qualità e ad aumentare l'incidenza di malattie gravissime minando il futuro dell'intero Paese, sono spesso anche un reato spia, attraverso il quale si arriva a scoprire l'intera rete di affari illegali delle mafie».

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