[14/10/2011] News

La Libia riesaminerà tutti i contratti petroliferi dell'era Gheddafi: troppa corruzione

Il Consiglio nazionale di transizione (Cnt) della Libia istituirà una commissione incaricata di indagare su tutti i casi di corruzione commessi durante le firme dei contratti petroliferi con Mouammar Gheddafi. Lo ha annunciato il ministro delle finanze e del petrolio del governo provvisorio libico, Ali Tarhouni: «Delle inchieste saranno aperte contro tutti coloro che sono stati implicati nella corruzione sotto il vecchio regime. Una commissione speciale esaminerà tutti questi contratti ed accordi, cominciando dal settore petrolifero».

In molte fra le compagnie straniere, comprese quelle italiane, che avevano con Gheddafi una generosa amicizia, staranno probabilmente preoccupando, anche perché Tarhouni ha sottolineato che «Esiste un'enorme quantità di fatti di corruzione. Indagheremo su ogni centesimo in maniera aperta e trasparente».

Prima il ministro libico aveva detto che nessun nuovo contratto petrolifero sarà concluso in Libia prima che sia installato un governo regolarmente eletto, probabilmente un avvertimento alle multinazionali ed ai governi che stanno cercando di assicurarsi la benevolenza del nuovo regime con i vecchi mezzi. Nel Paese nordafricano ci sono pressioni crescenti perché il nuovo governo faccia piazza pulita con il passato.

Il 9 ottobre un gruppo di lavoratori ha circondato il quartier generale della National Oil Company (Noc) per chiedere la sostituzione di tutti i dirigenti dell'impresa statale libica, accusati di essere compromessi con il passato regime e di farsi corrompere dalle imprese straniere. E' noto che in Libia le "mazzette" erano abituali al momento dell'assegnazione dei contratti di servizio, con richieste altissime, fino al 40% del valore dell'appalto.

L'annuncio di Ali Tharhouni ha fatto rumore al convegno Oil & Money in corso a Londra, dove il segretario generale dell'Opec, Abdallah el Badri, ha cercato di minimizzare: «Controllare è un loro diritto . Ma è proprio sicuro che li troveranno questi episodi di corruzione?».

Probabilmente i governi arabi hanno paura che in Libia si scoperchi il pentolone bollente della corruzione nordafricana e mediorientale. Gheddafi e il suo clan nella scelta dei partner per lo sfruttamento dei camopi petroliferi e gasieri cercavano contropartite ed alleanze di tipo politico come quelle ottenute a piene mani dal nostro governo. Shockri Ghanem, che dirigeva la Noc e rappresentava la Libia all'Opec al tempo di Gheddafi, parla tranquillamente del rischio di «Forti pressioni dell'opinione pubblica interna» che potrebbe ostacolare un rapido recupero del settore petrolifero libico. La nostalgia dei bei tempi andati e del dirigismo corrotto è evidente: «Si passa molto tempo a discutere come riorganizzarlo. Prima a decidere tutto era solo la Noc, ora ci sono tre compagnie e si sta creando anche un ministero del Petrolio. Molti, inoltre, vorrebbero ridiscutere i contratti con i partner stranieri. Ma credo che cambiarli sarà molto difficile, qualunque sia il Governo che si insedierà. Per tornare ai livelli di prima della guerra ci vorranno come minimo 18 mesi, anche se l'output può salire a 550mila bg entro fine anno e 1 milione entro giugno 2012, sicurezza permettendo. Ma la guerra è finita oppure no?».

La produzione di petrolio in Libia fa gola a molti ed è già risalita a circa 350mila barili al giorno, ci vorrà un pio' per arrivare agli 1,6 milioni di barili ante-guerra. Però Christophe de Margerie, l'amministratore delegato di Total sospettato di aver fatto già un accordo segreto con il Cnt libico, è euforico: «Va tutto avanti più velocemente di quanto sperassimo. Di questo passo la piena produzione potrebbe essere recuperata a fine 2012».

Gli scrupoli morali del Cnt potrebbero far ritardare la corsa all'oro nero e svelare inconfessabili amicizie e complicità con Gheddafi, anche di molti vincitori della guerra di liberazione del popolo libico che stringevano e baciavano le mani del dittatore.

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