[07/10/2011] News
Sono molte la ragioni per cui oggi gli studenti scendono in piazza. E sono tutte condivisibili anche perché non nascono certo con questo governo e non sono esclusivamente contro la Gelimini, ma hanno per fortuna un respiro molto più ampio. «Il 40 % delle scuole è privo di certificato di idoneità statica, il 47% dei giovani è precario il 29% dei giovani è disoccupato, il governo ha tagliato le risorse per le borse di studio del 94,75%. Inoltre siamo in piazza per ribadire il nostro no ad una politica di continui tagli alla formazione, di riforme calate dall'alto.
A tutto ciò fin dallo scorso anno abbiamo contrapposto non solo la forza dei nostri 'no', ma anche e soprattutto la forza delle nostre proposte»: è quanto sostiene in una nota l'Unione degli Studenti che ha sintetizzato sul blog www.altrariforma.it la sua AltraRiforma «nata da un appello lanciato a ottobre 2010 da studenti (Coordinamento Universitario, Ateneo Controverso di Cosenza, Sinistra Per di Pisa e Studenti di Sinistra di Firenze), dottorandi (ADI), precari (Coordinamento Precari dell'Università), ricercatori (Rete 29 aprile) e personale tecnico-amministrativo (FLC-CGIL)». La Carovana dall'AltraRiforma - viene spiegato - è il «percorso partecipato di costruzione di una riforma dal basso dell'università» che «è iniziata il 21 novembre 2010, con un'assemblea composta delegazioni da diverse città, ospitata dall'occupazione di Palazzo Campana a Torino. Nei mesi successivi, molti atenei in mobilitazione hanno ospitato altre momenti di dibattito, fino all'incontro nazionale del 26 marzo 2011, nella facoltà di economia dell'Università La Sapienza di Roma».
Ma come dicevamo la protesta viene da lontano: «Da oltre 20 anni - si legge sul sito dellUnione degli Studenti - movimenti studenteschi di forte intensità hanno contrastato i governi che in diverse forme e modi hanno realizzato politiche che tentano di distruggere il senso e la natura delle scuola pubblica. Politiche di governi di destra e di sinistra che in questi venti anni hanno permesso ai governi di finanziare scuole private, dequalificando la qualità della formazione, riducendo il personale docente e la sua formazione. Questi venti anni di politiche scellerate hanno prodotto un modello di scuola sempre più simile ad un'azienda e negli ultimi anni ad inasprire con metodi repressivi i diritti delle studentesse e degli studenti. Negli ultimi 5 anni hanno poi cominciato a tagliare fondi ingenti sulla scuola pubblica. Tutto ciò è per noi inaccettabile. Non è pensabile continuare a mettere le mani sulla scuola pubblica, senza che le studentesse e gli studenti possano essere protagonisti delle riforme e dei cambiamenti della scuola. Le riforme degli ultimi venti anni non hanno mai davvero innovato la scuola, anzi hanno costruito un processo di distruzione sempre più evidente».
Dal punto di vista dell'economia ecologica la protesta mette in evidenza almeno due questioni importanti: la prima molto hard, ovvero la necessità di ristrutturare le scuole in un'ottica di risparmio energetico e sul piano della sicurezza e aumento delle case degli studenti senza nuovo consumo di suolo come da loro stessi richiesto; l'altra più soft, ma altrettanto fondamentale che è quella legato al diritto allo studio e alla scuola pubblica che è indici di sostenibilità quando ha un livello pari se non superiore a quello delle scuole private. Il meglio per tutti è la filosofia. Non tutti sono Steve Jobs che anche senza un'istruzione universitaria finché è stato in vita ha realizzato i suoi sogni. C'è chi senza potersi permettere di studiare non riuscirà a fare altrettanto e non gli basterà "essere folle" o fare "il pirata" con tutto il bene che si può dire di chi riesce con le parole a motivare le persone. Una scuola pubblica di qualità è un bene per tutti. Così come lo sarebbe la ricerca se ottenesse almeno i finanziamenti minimi previsti a livello Europeo.
Oggi sarà possibile seguire la mobilitazione nelle piazze con la diretta che l'Unione degli Studenti e la Rete della Conoscenza metteranno in campo minuto per minuto tramite facebook e twitter, oltre che sui rispettivi siti.