[04/10/2011] News

Tragedia di Barletta: lavoro nero, abusivismo, deregulation e fai da te

Una tragedia nella tragedia. E' quello che è accaduto a Barletta dove non sono solo morte cinque giovani donne, ma anche pietà e giustizia. Nelle ore successive al crollo si è infatti venuto a sapere, come hanno rivelato i familiari delle vittime, che erano lavoratrici in nero e che  «per sopravvivere prendevano da 3,95 a 4 euro l'ora».

«Mia nipote, 33 anni, prendeva 3,95 euro all'ora, mia nuora quattro euro: lavoravano dalle otto alle 14 ore, a seconda del lavoro che c'era da fare. Avevano ferie e tredicesima pagate, ma senza contratto. Quelle donne lavoravano per pagare affitti, mutui, benzina, per poter vivere, anzi sopravvivere». A raccontarlo è la zia di una delle vittime.

Tina Ceci, 37 anni; Matilde Doronzo, 32; Giovanna Sardaro, 30 anni; Antonella Zaza, 36; Maria Cinquepalmi, 14 anni, figlia dei proprietari di quel sottoscala della palazzina di Barletta: questi i nomi delle donne morte.

Lavoravano in un sottoscala in nero dentro un palazzo da cui gli inquilini erano venuti via proprio perché era evidente il pericolo di crollo. Sembra una storia ottocentesca. E invece quelle donne sono morte per sopravvivere, come le "schiave cinesi" di Prato o gli schiavi neri di Rosarno. La modernità è già qui e la deregulation ambientale e civile sta facendo le quotidianamente anche in Italia le sue vittime che domani dimenticheremo.

Quando parliamo di ripensare al modello di sviluppo, parliamo anche di questo. E' il motivo per cui non va bene il modello Fiat di Marchionne. Perché cosa questo modello provoca lo stiamo capendo bene guardando alla Grecia, per evitare il cui default l'Ue chiede di abolire i "minimi salariali".  

Siamo alla Cina, però democraticamente europea. Con un Sud che è rimasto fermo, sfruttato e disperato, mentre i ricchi padani chiamano parassite del  nord queste donne "terrone" che si massacrano di lavoro per 40 euro al giorno.

«Un'ulteriore tragica dimostrazione di come non basta scrivere le regole sulla carta, queste vanno applicate con celerità ed efficacia». E' quanto dice il Segretario Confederale della CGIL, Vincenzo Scudiere, in merito al tragedia di Barletta. «Tutelare la sicurezza dei cittadini e il lavoro - aggiunge il sindacalista - è un dovere degli organismi preposti alla vigilanza e alla prevenzione. Tocca alla Magistratura ricostruire le cause e le responsabilità ma non è più accettabile che la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro siano considerate alla stregua di un qualunque adempimento burocratico».

Per Gianni Forte, Segretario Generale della CGIL Puglia, questa tragedia «si sarebbe potuta evitare. I morti sul lavoro sono sempre evitabili».Infatti, prosegue Forte, «quelle lavoratrici avrebbero certamente fatto a meno  di lavorare senza diritti, in condizioni di scarsa sicurezza e addirittura in locali pericolanti, se avessero trovato l'opportunità di un lavoro migliore e tutelato».

Per Edoardo Zanchini, responsabile urbanistica di Legambiente: «La terribile tragedia di Barletta è il segnale inequivocabile che il nostro patrimonio edilizio, in gran parte risalente agli anni ‘50 e '60, ha bisogno di controlli e regole certe e non di deregulation e fai da te. L'abusivismo e le semplificazioni sul modello del Piano casa e della Scia (Segnalazione certificata di inizio attività, che consente di avviare un'attività produttiva senza aspettare il via libera dell'amministrazione), contribuiscono concretamente all'aumento del rischio crolli per tutti quegli edifici vecchi, mai controllati, che subiscono, più o meno legalmente, modifiche strutturali in barba a ogni principio di sicurezza e rispetto del territorio e del paesaggio. Con questa visione approssimativa dell'edilizia basata solo sulle semplificazioni, con l'avallo di parte dei costruttori, l'Italia si pone fuori anche dall'Europa che, per esempio, minaccia già una procedura di infrazione per il nostro Paese sul tema dell'efficienza energetica in edilizia, proprio perché prevede autocertificazioni senza alcun controllo degli impianti. Serve un deciso cambio di marcia. Bisogna garantire la sicurezza degli edifici attraverso una manutenzione statica ed energetica periodica e l'introduzione del famoso libretto del fabbricato, utilissima carta d'identità dell'edificio, mai introdotto per l'ostruzionismo da parte delle lobby dei proprietari di case. Questa strada, che passa per il recupero qualitativo del nostro patrimonio edilizio con l'obiettivo primario di garantire la sicurezza dei cittadini e la migliore vivibilità degli edifici e del territorio, garantirebbe anche nuova e duratura occupazione».

«Inaccettabile ripetersi di terribili sciagure. Tenere sempre alta la guardia sulle condizioni di sicurezza delle abitazioni e dei luoghi di lavoro». Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, profondamente colpito dal tragico bilancio del crollo di una palazzina avvenuto a Barletta, in un messaggio al Sindaco Nicola Maffei, ha espresso «sentimenti di commossa e affettuosa partecipazione al dolore delle famiglie delle vittime» e rivolto ai feriti «gli auguri di una pronta guarigione, manifestando all'intera comunità di Barletta, già duramente colpita negli anni da analoghi gravi eventi, la solidarietà di tutto il Paese. L'inaccettabile ripetersi di terribili sciagure, laddove si vive e si lavora, impone l'accertamento rigoroso delle cause e delle responsabilità, e soprattutto l'impegno di tutti, poteri pubblici e soggetti privati, a tenere sempre alta la guardia sulle condizioni di sicurezza delle abitazioni e dei luoghi di lavoro con una costante azione di prevenzione e di vigilanza».

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