[30/09/2011] News

Verso tetti di consumo pro capite?

Il concetto dei Planetary Boundaries sta sempre di più diffondendosi nell'arena della politica internazionale. Il concetto dei "confini planetari" oltre i quali l'intervento umano non può andare, pena il subire effetti devastanti per le nostre società, è stato brillantemente individuato da un prestigioso team di 29 scienziati, tra i più autorevoli nel campo dell'Earth System Sciences e della Sustainability Science, ed è stato riassunto in un paper apparso su "Nature" nel 2009 (al quale abbiamo dedicato ampio spazio in numerosi articoli di questa rubrica). In particolare, anche in vista della preparazione della grande Conferenza ONU sullo sviluppo sostenibile, prevista per il giugno del 2012 a Rio de Janeiro, questo concetto viene ormai riportato in numerosi discorsi ufficiali.

Ban Ki-moon, segretario generale delle Nazioni Unite, recentemente confermato nel suo incarico per un altro mandato, nel discorso che ha tenuto al recente "Leaders' Dialogue on Climate Change", ha sottolineato come la comunità scientifica ci ha dimostrato che stiamo destabilizzando il sistema climatico ed abbiamo stressato i Planetary Boundaries ad un livello veramente pericoloso. La presidentessa della Finlandia, Tarja Halonen che è anche co-presidente dell'High Level Panel on Global Sustainability (voluto dalle Nazioni Unite) ha sottolineato, nel suo intervento alla recentissima 66° Assemblea Generale tenutasi a New York il 21 settembre, che l'High Level Panel on Global Sustainability si pone proprio l'obiettivo di raggiungere l'eradicazione della povertà nel mondo, riducendo l'ineguaglianza, rendendo la produzione ed il consumo più sostenibili e rispettando i confini planetari che la comunità scientifica ci ha indicato. Questi interventi sono tutti in linea con i risultati del Terzo Nobel Laureate Symposium on Global Sustainability, organizzato da diversi istituti scientifici svedesi, tra i quali la Royal Swedish Academy of Sciences (che ogni anno attribuisce i Premi Nobel nelle diverse discipline), dal titolo "Transforming World in an Era of Global Change" (vedasi il sito http://globalsymposium2011.org)  e che si è tenuto a Stoccolma dal 16 al 19 maggio. Il Simposio del quale abbiamo già parlato nelle pagine di questa rubrica, si è concluso con l'approvazione di uno "Stockholm Memorandum 2011" che indica numerose azioni fondamentali per il nostro futuro.

Non a caso l'High Level Panel ONU ed il Simposio di Stoccolma sono intitolati proprio alla Global Sustainability che è l'oggetto delle ricerche della straordinaria partnership internazionale dei più autorevoli programmi di ricerca sul cambiamento globale, l'Earth System Science Partnership (www.essp.org) patrocinati e promossi dall'International Council for Science (www.icsu.org), la più autorevole organizzazione scientifica al mondo.

La preparazione della Conferenza di Rio del giugno 2012 vedrà un rush importante entro la fine di quest'anno. Infatti le Nazioni Unite produrranno ai primi del 2012 la bozza di testo della Conferenza stessa che poi dovrà essere definitivamente adottata in occasione della Conferenza (4-6 giugno) che si raggiungerà dopo una serie di incontri specifici delle delegazioni dei negoziatori dei vari paesi (vedasi il sito www.uncsd2012.org ).

Il dibattito che si sta scatenando sui contenuti e gli obiettivi che si vorrebbero raggiungere in occasione della Conferenza, sono molto interessanti. Un proposta che viene dalla Colombia e che sembra essere appoggiata da altri paesi (compreso lo stesso Brasile che ospita la Conferenza) e che Rio + 20 approvi quelli che verrebbero definiti Millennium Sustainable Development Goals, ad imitazione dei Millennium Development Goals (MDGs), approvati dall'Assemblea generale speciale delle Nazioni Unite del 2000. Obiettivi che implicherebbero, ovviamente, l'adozione di una serie di indicatori e di target per almeno i prossimi 20-30 anni.

Mohan Munasinghe, un noto esperto dello Sri Lanka, professore in diverse Università (compresa quella di Cambridge) e già vice presidente dell'IPCC, ha proposto la discussione e l'approvazione dei Millennium Consumption Goals, mirati all'eliminazione delle disuguaglianze ed al principio di equità, principio fondamentale della sostenibilità (vedasi www.mohanmunasinghe.com e www.millenniumconsumptiongoals.org ). Ha chiaramente fatto presente che i Millennium Development Goals sono obiettivi riguardanti soprattutto i paesi poveri, mentre i Millennium Consumption Goals dovrebbero essere obiettivi riguardanti soprattutto impegni da realizzare direttamente nei paesi ricchi per ridurre il loro consumo e rendere più equi i processi di sviluppo planetari.

Il dibattito che ne è derivato ha condotto all'individuazione di diversi obiettivi, proposti nell'ambito di un'ampia letteratura su queste tematiche, quali, ad esempio, la riduzione a zero o persino in negativo, delle emissioni dei gas serra entro il 2020, la riduzione del tasso di deforestazione del 50% al 2020, la riduzione dell'uso di carne e latticini dell'80%, la produzione della metà della produzione alimentare mondiale realizzata in maniera organica e biologica entro il 2020 e numerosi altri. Questo dibattito riguardante l'indicazione di limiti e di un periodo entro i quali devono essere raggiunti costituisce inevitabilmente un dibattito crescente e sempre più vivace, perchè è sempre più diffusa la consapevolezza che non si riuscirà a rispondere seriamente all'attuale sfida della drammatica situazione ecologica ed economica delle nostre società, se non si comincerà ad operare su chiari livelli di riduzione del consumo di energia, materie prime e "natura", soprattutto da parte dei ricchi del pianeta. 

Questo significa, inevitabilmente, indicare dei "tetti", delle soglie di consumo pro capite, oltre le quali non è consentito andare, proprio per mantenere le nostre capacità di vivere nei limiti di un solo pianeta che costituisce la sfida centrale della sostenibilità.   

Dei tetti di consumo pro capite si è discusso anche al recentissimo World Resources Forum (www.worldresourcesforum.org) che ha avuto luogo a Davos in Svizzera, dal 19 al 21 settembre, per fare il punto sullo stato delle risorse del pianeta, i flussi di materia delle nostre economie e le soluzioni da intraprendere per cambiare rotta ad un modello di sviluppo socio-economico che appare sempre più insostenibile.  Il Forum ha richiamato fortemente, nei suoi documenti finali, la necessità urgente di raddoppiare l'efficienza nell'uso delle risorse a livello planetario. Il Forum sottolinea il fatto che la produttività delle risorse costituirà un driver chiave per lo sviluppo economico dei decenni a venire.

Diventa quindi sempre più importante stabilire economie basate sull'efficiente utilizzo delle risorse, su di una fiscalità che trasferisca il peso delle attuali tassazioni sul lavoro all'utilizzo delle risorse ed all'inquinamento prodotto e su chiari indicatori ed obiettivi. L'adozione della famiglia degli indicatori delle "impronte" (quali impronta ecologica, impronta di carbonio, impronta idrica, impronta di materia ecc.) può essere molto utile anche per contribuire ad una maggiore trasparenza nei confronti dei consumatori.

A livello mondiale oggi l'umanità utilizza ed estrae dai sistemi naturali almeno 100 miliardi di tonnellate di materia l'anno, circa 14 tonnellate a persona (ovviamente esistono forti differenze tra i flussi di materia pro capite degli abitanti dei paesi ricchi che utilizzano anche molte risorse provenienti da altre nazioni ed i paesi poveri). Esiste quindi un' urgente necessità di dematerializzare le nostre economie, riducendo fortemente l'impiego di materie prime per la produzione di beni e servizi e riducendo significativamente l'utilizzo dell'acqua e del suolo. Nell'ambito del ben noto Factor 10 Institute, il famoso studioso di flussi di materia, Friederich Schmidt-Bleek che ne è il fondatore e presidente, da anni propone un tetto di 6 tonnellate a persona annue, con lo scenario di ciò che egli definisce "The 6 Ton Society" (la società delle 6 tonnellate).

Di tutte queste proposte inevitabilmente si dovrà discutere nella Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile che avrà luogo a giugno del 2012 a Rio de Janeiro, mentre già nella prossima Conferenza delle Parti (COP) della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) che avrà luogo a Durban a partire dalla fine di novembre, avremo un ennesimo e defatigante passaggio sul nuovo protocollo che dovrà proseguire il percorso del Protocollo di Kyoto, ormai in scadenza. Ci auguriamo tutti che il senso di responsabilità prevalga, più che mai in un momento così drammatico per le nostre società e per i sistemi naturali che ci sostengono.

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