[13/09/2011] News

Abruzzo, tutela orso marsicano: è battaglia aperta tra Regione e ambientalisti

E' scontro aperto in Abruzzo tra ambientalisti e regione (in particolare assessorato all'Agricoltura) intorno alla questione della tutela dell'orso marsicano. Il Wwf e la Lipu informano che l'assessorato all'Agricoltura della Regione Abruzzo ha chiesto di rivedere, tramite il Comitato regionale sulla VIA (Valutazione di impatto ambientale), la decisione del 3 agosto scorso in merito al Calendario venatorio 2011-2012 con la quale aveva imposto il posticipo all'1 novembre dell'apertura della caccia nell'area di massima concentrazione dell'Orso bruno marsicano (zona A dell'accordo Patom- Piano d'azione per la tutela dell'orso marsicano).

«Il Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise aveva ribadito al Comitato Via quanto già emerso in numerosi studi scientifici e, cioè, la necessità di evitare il disturbo degli orsi in uno dei periodi più delicati, quello dell'iperfagia che precede il letargo - ha dichiarato Massimiliano Rocco, responsabile del programma specie per il Wwf Italia - In autunno l'orso marsicano cerca di mangiare il più possibile per accumulare grasso sufficiente per passare l'inverno e per questo si muove moltissimo, divenendo più vulnerabile. Basti pensare che le femmine gravide devono accumulare risorse tali da poter partorire in pieno inverno ed allattare nella tana fino ad Aprile inoltrato. La presenza di cacciatori e gli spari conseguenti possono rappresentare un disturbo dannoso. Basti pensare che nei mesi scorsi il Parco ha chiuso precauzionalmente alcuni sentieri in quota per limitare il disturbo ad una specie così rara ed in pericolo, limiti ad escursionisti che al massimo hanno un binocolo e non un fucile a tracollo».

Non si è fatta attendere la replica dell'assessore alle Politiche agricole, Mauro Febbo che accusa il Wwf di non fornire un quadro corretto e completo dell'argomento. «I fatti, incontrovertibili, dimostrano come questi uffici non siano ostaggio di estremismo né venatorio né ambientalista». Nel merito l'assessore ricorda che «il Patom al paragrafo 2.2, punto 5 "Schema della strategia di conservazione" stabilisce che "il potenziale impatto delle attività venatorie dirette sull'orso è limitato ad una pratica venatoria, la caccia al cinghiale in braccata. È necessario che questa pratica sia progressivamente vietata in tutto l'areale dell'orso, partendo immediatamente con le aree critiche di presenza. Restano invece ampiamente accettabili e talvolta anche espandibili le altre forme di caccia (girata al cinghiale, carabina su altri ungulati, ecc.) eventualmente contrattando flessibilità locali e limitate nel tempo per proteggere situazioni temporanee di criticità". Il punto 3.2, "Gestione dei conflitti", azione B1, "Gestione attività venatoria"- ha continuato l'assessore-prevede che l'attuazione delle varie modalità di caccia consentite, sulla base delle caratteristiche locali, dovrà essere discussa attraverso un processo di partecipazione con le amministrazioni competenti e i gruppi di interesse prima dell'approvazione da parte delle amministrazioni regionali territorialmente competenti. Anche le linee guida dell'Ispra relative all'applicazione del Patom, non ancora ufficialmente adottate, nelle aree critiche di presenza dell'orso escludono solo l'esercizio della caccia al cinghiale in braccata, ritenendo tale forma di caccia praticabile nelle aree "di bassa idoneità". Per la stagione venatoria 2011-2012- ha aggiunto Febbo- per non creare i conflitti con il mondo venatorio e contemperare le esigenze di tutte le parti coinvolte, si è scelto applicare, nella Zona di Protezione Esterna (Zpe) del Parco Nazionale D'Abruzzo, Lazio e Molise, le modalità di caccia previste nel protocollo d'intesa, stipulato nel 2008, tra il Parco stesso e la provincia dell'Aquila, ancora vigente, che prevede come forme di caccia al cinghiale compatibili con la presenza dell'orso la girata e l'abbattimento selettivo e la scelta è stata condivisa dall'Ispra».

Non è per niente convinto Raniero Maggini, vicepresidente del Wwf Italia «l'assessorato all'Agricoltura e l'ufficio caccia sembrano trascurare irresponsabilmente la gravità della situazione in cui versa la specie simbolo della Regione o peggio ritengono di subordinarla agli interessi dei cacciatori più estremisti. L'orso bruno marsicano è a fortissimo rischio di estinzione eppure si continua a far finta di niente. È necessario cambiare rotta immediatamente: confidiamo che il Comitato Via rigetti nella riunione di domani questa richiesta confermando le scelte fatte a tutela dell'Orso il 3 agosto scorso e indicando alla Direzione Agricoltura la strada da seguire per il futuro».

Sulla stessa linea anche Fulvio Mamone Capria, presidente Lipu-BirdLife Italia e Consigliere del Parco d'Abruzzo, Lazio e Molise «Sarebbe un gravissimo errore, che il Comitato Via desse il via libera anticipato alla caccia: il disturbo agli orsi sarebbe assicurato, la fase di alimentazione preletargica certamente danneggiata e verrebbe così scritta un'altra cattiva pagina nella già difficile impresa di tutelare questa specie, che sta cercando di riprendersi ma che è comunque ridotta a qualche decina di esemplari, oltre la metà dei quali concentrati proprio in Abruzzo. Tutelare l'orso bruno marsicano, per la Regione Abruzzo - ha concluso il presidente Lipu - è dunque un dovere che va oltre la stretta e pur importante amministrazione regionale, per diventare un'impresa ambientale di portata vastissima, che il governo abruzzese non può subordinare alla lobby dei cacciatori».

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