[08/09/2011] News

Le Regioni (e non solo) contro il mini-eolico

Prosegue con successo la guerra contro il mini-eolico. Certo, erano state emanate dal Governo, alla fine del 2010, con l'approvazione della conferenza Stato-Regioni, le Linee-Guida che stabilivano delle norme finalmente chiare e tese alla semplificazione.

In particolare le linee guida stabilivano che  solo le Regioni avrebbero potuto emanare norme sulle fonti rinnovabili. Testualmente :

Le sole Regioni e le Province autonome possono porre limitazioni e divieti in atti di tipo programmatorio o pianificatorio per l'installazione di specifiche tipologie di impianti alimentati a fonti rinnovabili.

L'altro punto chiarissimo era che per le mini-turbine sotto 60 KW  la procedura per l'installazione non era di tipo autorizzativo, ma una DIA corredata da eventuali atti di svincolo qualora la turbina fosse stata installata in zone comunque tutelate.

Anche qui citiamo la Legge:

Nel caso di interventi soggetti a DIA, in relazione ai quali sia necessario acquisire concessioni di derivazioni ad uso idroelettrico, autorizzazioni ambientali, paesaggistiche, di tutela del patrimonio storico-artistico, della salute o della pubblica incolumità, le stesse sono acquisite e allegate alla DIA

Sembrava, a chi cerca di rilanciare in Italia una industria eolica e nuova occupazione nel settore innovativo delle rinnovabili, di essere finalmente in un quadro di certezze.

Seeeee, è iniziato il bello, una storia che merita raccontare.

Iniziamo dai Comuni

Credo che a nessun Comune italiano sia venuto neppure il dubbio che dovevano rispettare la legge nazionale. E' ormai convinzione comune che se la Legge nazionale non è "recepita" nei regolamenti comunali non ha valore. Abbiamo fatto una semplice ricerca telefonica e con San Google nei siti di Comuni toscani ed abbiamo trovato una selva di norme, divieti, procedure. Quelli che, secondo le Linee-Guida, NON sono legittimi. Ma quando mai un pastore o un piccolo coltivatore che vuole installare un mini-eolico inizia una lite giudiziaria con il proprio Comune, per avere magari ragione tra 5 - 10 anni ? La regolamentazione illegittima quindi diviene prevalente sulla legge. L'illegalità ha una sua forza.

Le Provincie non si sono fatte fuggire l'occasione, nella loro spasmodica ricerca di competenze atte a dimostrarne l'esistenza in vita, per fare propri regolamenti, dettare nuove norme, mettere inventivi divieti e limitazioni. D'altronde cosa ci stanno a fare i folti uffici di "programmazione" ed i molti architetti ?

La sola Provincia di Grosseto, per esempio, vieta il mini-eolico nei "crinali principali" che in un territorio di colline sono un bel rompicapo e comunque sono delegati alla "interpretazione" degli architetti comunali. In più non si può fare mini-eolico se non per autoconsumo, il che esclude in un colpo solo i piccoli coltivatori e così via, in un tourbillon Kafkiano di norme.

Ora sono arrivate le Regioni

L'Emilia-Romagna ha già cancellato la possibilità del mini-eolico nei suoi territori con una deliberazione straordinaria ( la 1570/2011) la quale estende anche al mini-eolico tutte le aree non idonee individuate per il grande eolico. Ignorando completamente il diverso inquadramento nelle linee-guida.

Ora è arrivata la Regione Sicilia con il capolavoro assoluto in questo campo.

La Sicilia non disconosce la procedura di DIA per il mini-eolico, ma nella norma in preparazione introduce due righe, solo 2, nel piccolo art. 5 che recita: Le disposizioni di cui all'art. 4 si applicano alla procedura abilitativa semplificata di competenza comunale.

Il "precedente" art. 4 disciplina la documentazione amministrativa e disciplina il procedimento unico, cioè stabilisce le norme per la presentazione dei progetti di grande eolico.

Ovviamente prevede la presentazione di studi, garanzie e documenti di grande complessità, poiché il grande eolico ha, giustamente, una procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, ma, per l'investimento che presuppone, il gioco vale la candela.

Basta quindi estendere anche al mini-eolico la stessa procedura ed è fatta: nel mini-eolico la procedura costerebbe più della turbina ne non ci sarà nessuno che è disponibile ad assoldare un vagone di professionisti per una semplice DIA.

Poi, tra una DIA ed una VIA cosa cambia: solo una sillaba, non la facciamo lunga. E circa 200.000 € di costo.

Eppure la legislazione nazionale e gli indirizzi della UE raccomandano la semplificazione, la riduzione delle procedure burocratiche. Ma basta far finta di non averle lette.

Insomma quella della Regione Sicilia è l'ennesimo colpo al mini-eolico in Italia, con una particolare connotazione di "viltà" perché non ha il coraggio di affermare il proprio intento di affossare il mini-eolico. Anzi, nella parte iniziale della legge regionale fa professione di larga comprensione e poi .... Zac.

D'altronde l'Emilia Romagna non fa di meglio.

L'Italia non è un Paese per giovani, né per i ricercatori ed i tecnici che, come ha dimostrato Greenreport nell'edizione di ieri (vedi link), hanno ottenuto certificazioni e brevetti per innovative turbine eoliche né per giovani aziende.

Il declino del Paese è un'opera complessa ed è necessario che siano molti gli attori in campo: Lo Stato, nelle sue diverse articolazioni, c'è.

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