[06/09/2011] News

Kenya: i 400 km di recinzione elettrificata di Aberdare fanno bene all'ambiente e all'economia

La recinzione elettrificata di 400 km che delimita l'Aberdare conservation area (Aca) «ha migliorato la vita di milioni di persone nel Kenya centrale». A dirlo è il corposo studio indipendente "Environmental, Social and Economic Assessment of the Fencing of the Aberdare Conservation Area" reso noto dall'United Nations environment programme (Unep) a Nairobi. Secondo il rapporto la recinzione, che è stata completata nel 2009, dopo 20 anni di lavori, ha prodotto anche  una migliore copertura forestale, condizioni di vita più sicure per le comunità locali e una maggiore sicurezza per la fauna selvatica».

Lo studio, cofinanziato da Unep, Rhino Ark e Kenya Forests Working Group e sostenuto dal Kenya Wildlife Service, Kenya Forest Service e Greenbelt Movement, è stato commissionato dal  Rhino Ark Trust, una Ong ambientalista del Kenya, che ha proposto il  progetto di recinzione, sostenuta finanziariamente da migliaia di keniani e di amici stranieri del Kenya.

Secondo Colin Church, presidente del comitato di gestione di Rhino Ark, «lo studio afferma che il recinto si è rivelata uno strumento prezioso nella gestione del processo di salvaguardia e integrità, sia garantendo un reddito migliore per tutti,  sia per gli agricoltori che confinano col recinto che per gli interessi nazionali e globali che derivano dalle Aberdares come fonte di acqua primaria, foresta e hot spot della biodiversità. Lo studio riafferma che l'Aberdares offre una gestione e una politica "blue print" per le preziose "water towers" del Kenya e per altri ecosistemi tropicali di montagna, dalle cui risorse dipendono sempre più esseri umani».  

Negli ultimi 15 anni l'Unep ha evidenziando il ruolo fondamentale delle "water towers" del Kenya nel garantire la stabilità ambientale, lo sviluppo economico e il benessere umano. I principali risultati nel rapporto confermano: un aumento del 20,6% della copertura forestale tra il 2005 e il 2010; una diminuzione del 54% di aperte: praterie e coltivazioni all'interno della ormai recintata Aberdare Conservation Area di 2.000 km2); un aumento del 47% nelle piantagioni esotiche al di fuori dell'area recintata.  

Il rapporto attribuisce questi miglioramenti «agli effetti della recinzione e ai relativi orientamenti di gestione della recinzione, così come ad interventi politici più assertivi». Ma sottolinea che «ci dovrebbe essere un piano di gestione integrato per l'Aberdares e conseguentemente la politica futura del governo dovrebbe prevedere approcci olistici al modo in cui vengono gestite degli ecosistemi forestali di montagna di alto valore».

Gli effetti socio-economici della recinzione sono positivi: «Come ad esempio l'aumento dei redditi familiari e del valore dei terreni (in alcuni casi più alti del 300%) grazie alla migliorata sicurezza dei terreni agricoli, alle rese ed alle condizioni di vita più sicure. La distruzione delle colture da parte della fauna selvatica è stata del tutto eliminato e i bambini che vanno a scuola hanno meno rischi di incontrare animali».

Al confine della recinzione, il numero dei lotti di terreno utilizzati dalle comunità per il legname da  combustibile sono in aumento. In alcune zone, le comunità indigene hanno iniziato a reimpiantare alberi all'interno del recinto, dove prima dilagavano abbattimenti illegali, pascolo di bovini non controllato e coltivazioni indiscriminate. Anche il furto di bestiame, che utilizzava la foresta come via di fuga, è scomparso e la diffusione di malattie fra gli animali da allevamento si è molto ridotta. Il rapporto conferma che «Le popolazioni di fauna selvatica sono aumentate, anche se il bracconaggio rimane una minaccia» perchè, «mentre la recinzione protegge le terre agricole, non è stato progettato per essere a prova di esseri umani» Lo studio chiede più severe politiche di regolamentazione dell'accesso  all' Aberdare Conservation Area e di contrastare con più forza le attività illegali all'interno delle aree forestali indigene.

Per quanto riguarda le risorse idriche, lo studio, pur con dati disponibili limitati, evidenzia che i fiumi che hanno origine dall'Aberdares «sono più stabili rispetto ai fiumi del monte Kenya fiumi», attribuendo la cosa ad una migliore copertura del suolo nell'ecosistema. 

I benefici che l'acqua dell'Aberdares offre a molte aree del Kenya sono valutabili, solo per l'acqua potabile fornita al Kenya centrale, ad aree della Rift Valley e alla valle del fiume Tana, i 646 milioni di scellini kenyani (Kes - 6,9 milioni di dollari) all'anno. Per la capitale Nairobi, che deve quasi tutto il suo approvvigionamento alle sorgenti dell'Aberdares, si sale a 1,46 miliardi di Kes (15,6 milioni di $) all'anno.  L'Aberdares è anche essenziale per la produzione di energia idroelettrica, che rappresenta il 58% della produzione del Kenya. La catena montuosa è la principale fornitrice di acqua per l'orticoltura e la floricoltura intorno al lago Naivasha ed essenziale per il fiume Nyiro Ewaso, che sfocia nel Laikipia e per i pascoli aridi del nord.

 

Il rapporto dice che per quanto riguarda il sequestro di carbonio e il controllo dell'erosione del suolo, il valore annuo dei servizi ecosistemici dell' Aberdares è di poco inferiore a 1,9 miliardi di Kes (20,3 milioni di $) e i carbon credits  sono 450 milioni di Kesi (5 milioni di $) all'anno Il recinto è importante per le comunità vicine, sia per le coltivazioni di tè di Nyayo che per il turismo.

In tutto il valore totale dei servizi forniti dell'area è di 39,3 miliardi di Kes (420 milioni di $) e quello della biodiversità di  20 miliardi di Kes (214 milioni di $), per un totale di 59,3 miliardi di Kes (633 milioni di $).

I benefici economici dell'Aberdares rappresentano il 71% del totale dell'area Central Kenya/Rift Valley e il 12% a livello nazionale Alle comunità che vivono vicine al recinto elettrificato va il 7,6% del guadagno complessivo. «Il valore globale delle esportazioni agricole, turismo e biodiversità è poco meno del 7% - spiega l'Unep  -  In termini pro capite, le 40.000 famiglie il cui terreno confina con la recinzione e la "gazetted forest line" ricevono benefici di gran lunga superiori al valore di 14.580 Kes (155 $) pro capite a fronte di un dato regionale di 4.661 (50 $) pro capite. Tuttavia, nonostante questi cambiamenti sostanziali positivi, lo studio afferma che «la barriera è sotto-fornita sia per le esigenze umane che in capitali» e raccomanda che «Il ministero delle finanze sia ulteriormente sensibilizzato sul valore dell'ecosistema di Aberdare, per fornire dotazioni di bilancio adeguate al suo contributo complessivo per l'economia e il Pil del Kenya. Dovrebbe essere istituita una partnership pubblico-privata, tramite un trust mechanism, che permetterebbe una più forte gestione partecipativa delle comunità con le agenzie governative interessate. C'è un urgente bisogno di assicurare un "gate management" attuato correttamente e una politica di accesso per la "gazetted forest areas", insieme al national park.» Il rapporto propone che venga dato «un adeguato sostegno in capitale finanziario e umano attraverso l'immediato finanziamento del Tesoro, il finanziamento a lungo termine potrebbe derivare dal Payments for Ecosystem Services (Pes), principalmente dall'acqua e dall'elettricità vendute agli utenti. Oltre a garantire la stabilità dell'ecosistema, i Pes potrebbero  poi essere re-indirizzati ad  accelerare produzioni di reddito e non alle attività di sfruttamento, per gli agricoltori vicini al recinto». 

Lo studio riconosce infatti che le comunità adiacenti al recinto potrebbero attuare nuove pressioni per sfruttare le foreste e quindi che «c'è bisogno di un maggiore sostegno a lungo termine, per creare attività redditizie che siano compatibili con la salvaguardia. La gestione della zona cuscinetto, l'area di 5 km attorno alla recinzione,deve beneficiare degli investimenti deliberati a sostegno dei mezzi di sussistenza locali. Deve essere chiaramente identificato ogni sforzi o realizzato per creare benefit positivi con in vestimenti deliberati a favore del benessere locale».  

Il direttore esecutivo dell'Unep, Achim Steiner, ha evidenziato che «gli sforzi di conservazione ad Aberdares sottolineano i possibili straordinari ed ampi ritorni, quando esiste un approccio più creativo, deciso e sostenibile alla gestione della natura, questo offre anche un modello esemplare per le partnerships pubblico-private. In effetti le nuove politiche sulle energie rinnovabili del Kenya per la salvaguardia delle sue  "water towers", incluso il complesso di Mau, il monte Elgon, il monte Kenya, il Cherangan, e l'Aberdares, sta dimostrando sia praticamente che politicamente, quanto una transizione verso la green economy sia importante  per un paese dell'Africa quanto lo è per i Paesi di tutto il mondo».

 

Torna all'archivio