[06/09/2011] News

L’oceano inseminato

È già successo, in passato. È già successo che l'Oceano Antartico sia stato inseminato, per via assolutamente naturale, da polvere di ferro che ha reso possibile una fioritura algale così straordinaria da catturare quantità significative di anidride carbonica all'atmosfera e da generare un "global cooling", un'attenuazione dell'effetto serra.

Potremmo ripetere l'inseminazione, che questa volta sarebbe artificiale, con l'obiettivi di prevenire il "global warming", il processo in atto di aumento della temperatura media del pianeta?

Andiamo con ordine. Che l'inseminazione naturale dell'oceano che circonda il continente antartico sia avvenuta lo documenta, in un articolo pubblicato sull'ultimo numero della rivista scientifica Nature, un gruppo di ricercatori dell'Università Autonoma di Barcellona e dell'Istituto di Tecnologia di Zurigo che ha verificato la dinamica della presenza di polveri e ferro in quei freddi mari nel corso degli ultimi 4 milioni di anni.

Una dinamica che ha dimostrato di avere una correlazione molto stretta con i cambiamenti del clima. Polveri e ferro hanno raggiunto un picco massimo di deposizione nell'Oceano Antartico nel Pleistocene: 1,25 milioni di anni fa, in concomitanza dell'inizio di una grande glaciazione. Secondo i ricercatori spagnoli e svizzeri i dati mostrano in maniera chiara che la forte presenza di particelle di ferro nelle acque che circondano l'Antartide ha determinato un forte aumento  di fitoplancton, ovvero di microrganismi (comprese microalghe) capaci di utilizzare l'energia solare per trasformare le sostanze inorganiche disciolte in acqua in sostanze organiche. Il fitoplancton produce una grande quantità di ossigeno. Ma, dal punto di vista climatico, è importante perché è un "pozzo di carbonio": ovvero cattura l'anidride carbonica e la "congela".

Durante i periodi glaciali, che sono periodi piuttosto secchi, sui vari continenti del mondo si produce più polvere, ovvero piccole particelle di terra, piante, materia organica e anche ferro che i venti si incaricano di portare anche verso l'Oceano Antartico. I mari freddi sono ideali per lo sviluppo del fitoplancton. E le particelle di ferro sono uno straordinario fertilizzatore. In breve, durante i periodi glaciali il ferro fertilizza l'Oceano Antartico e stimola la produzione del fitoplancton. I microorganismi per crescere moltiplicandosi utilizzano l'anidride carbonica disciolta nel mare. L'equilibrio perturbato viene ricomposto attraverso la dissoluzione in acqua di una parte dell'anidride carbonica atmosferica. Il risultato netto della "inseminazione" a opera del ferro è la diminuzione del gas serra in atmosfera e, dunque, un ulteriore abbassamento della temperatura. I climatologi definiscono questo processo un feedback positivo, un effetto che rafforza la causa.

Lo studio rivela che nel Pleistocene - 1,25 milioni di anni fa - il flusso di polveri e ferro sull'Oceano Antartico è triplicato. Dando l'avvio - o, almeno, contribuendo a dare l'avvio a cicli di grande glaciazione con un periodo di 100.000 anni, mentre nei 3 milioni di anni precedenti i cicli glaciali risultano di circa 41.000 anni.

A questo punto abbiamo una prova che la fertilizzazione degli oceani a opera del ferro non è un'ipotesi accademica, ma un fatto reale. In natura funziona. Perché allora non ridare forza alla vecchia idea di contrastare l'attuale aumento della temperatura media planetaria inseminando artificialmente gli oceani - e in particolare i mari freddi - con polvere di ferro?

A questa domanda hanno risposto gli stessi autori della ricerca, Antoni Rosell Mele dell'Istituto di Scienza e Tecnologia Ambientale di Barcellona e Alfredo Martinez Garcia del Politecnico di Zurigo: i dati ricavati indicano chiaramente che il processo di fertilizzazione ha funzionato durante molti periodi glaciali, ma in quei periodi la circolazione degli oceani era del tutto diversa dall'attuale. Quel tipo di circolazione ha favorito la fertilizzazione a opera del ferro, sottraendo anidride carbonica all'atmosfera. Ma vi sono una serie di aspetti sconosciuti che potrebbero intervenire qualora l'inseminazione avvenisse oggi, alle attuali temperature e l'attuale circolazione oceanica. Aspetti che potrebbero produrre effetti indesiderati. Prima di utilizzare su larga scala questo processo di "ingegneria ambientale" conviene saperne di più.

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