[05/09/2011] News

Obama ha gettato la spugna

Il leader che nel 2008 aveva alimentato le speranze di molti cittadini progressisti, americani (e non solo) si è "normalizzato". Anzi con le ultime decisioni prese (o meglio non prese) in materia ambientale (non verranno infatti varate le annunciate norme restrittive sulle emissioni in atmosfera), Barack Obama si è "allineato" al suo predecessore Bush che però era apertamente sostenuto dalla lobby dei petrolieri e della grande industria.

In periodi di crisi economica, queste le considerazioni di Obama, non si possono varare misure restrittive che andrebbero a mettere in ulteriore difficoltà l'impresa. Sono in molti a pensarla così, a tutte le latitudini, ma è anche vero che si tratta di pensiero conservatore miope, a nostro avviso, che considera le norme ambientali come un orpello e la politica in favore dell'ambiente come una questione a sé stante, separata dalle vicende economiche e sociali di un paese.

La delusione è grande se questo modo di vedere è del leader che aveva promesso risposte diverse a quella crisi finanziaria che nel 2008 iniziava proprio dagli Stati Uniti. Il cambio di paradigma non c'è stato e gli ambientalisti americani che avevano sostenuto fin dalla campagna elettorale Obama, ora scendono in piazza per contestarlo apertamente.

Qualche malumore in realtà c'era già stato dopo il naufragio in Senato della sua riforma ambientale, ma in quel caso c'era in gioco la riforma sanitaria un importante rivoluzione in campo sociale per quel paese (anche se poi è uscita mitigata rispetto alla proposta iniziale). C'era necessità di un consenso bipartisan per portarla a casa e per questo Obama (che aveva tolto il piede dall'acceleratore sui provvedimenti ambientali) era stato in qualche modo assolto perché non è possibile ottenere tutto subito ma i grandi cambiamenti si ottengono con le politiche dei piccoli passi.

Ciò è anche vero ma se si procede sempre nella stessa direzione: ora siamo di fronte ad un cambio di rotta. Obama vuol rimandare al 2013 i provvedimenti in tema di qualità dell'aria, ma non può essere questo un calcolo elettorale (in vista dell'Election Day del novembre 2012) per accattivarsi le simpatie della grande industria del Midwest. Il presidente americano è troppo intelligente per non sapere che quell'elettorato non lo sosterrà e contemporaneamente con questa decisione perderà anche il consenso degli ambientalisti e almeno di parte del popolo di internet che aveva contribuito alla vittoria del leader afroamericano.

Per quel che è dato sapere pare una "strategia" suicida.

La crisi finanziaria dei Paesi occidentali c'era nel 2008 ed è ancora presente e forse più estesa oggi nel 2011. Nessuno aveva la bacchetta magica per annientarla e le difficoltà sarebbero state enormi per chiunque, ma nell'Obama pensiero di tre anni fa si percepiva la piena comprensione delle cause che l'avevano provocata e si intravedevano risposte alternative, l'inizio di un nuovo lungo cammino nel tunnel che avrebbe potuto portare alla sostenibilità. Questa strada, non priva di rischi, andava percorsa con convinzione anche se quattro anni non sarebbero stati probabilmente sufficienti per vedere la luce in fondo al tunnel. Ora si è spenta anche la speranza.

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