[29/08/2011] News

La Cina accelera sul risparmio energetico degli edifici, speculazione edilizia permettendo

La settimana scorsa, durante la sessione bimestrale del Comitato permanente de l'Assemblea popolare nazionale (Apn, il Parlamento della Cina) è stato presentato un rapporto sull'applicazione della legge sul risparmio energetico che propone diverse misure ed iniziative per «accelerare lo sviluppo di edifici a risparmio energetico».

Una delle misure punta a far pagare i costi del riscaldamento agli abitanti, grazie ad un controllo computerizzato. Si tratta di un enorme cambiamento per la Cina, visto che i cittadini della Repubblica popolare hanno cominciato a pagare per il riscaldamento solo nel 2004, «e generalmente secondo la superficie dell'abitazione e non per i loro consumi di energia - come fa notare l'agenzia ufficiale Xinhua. Prima del 2004, il governo sovvenzionava totalmente i costi relativi al riscaldamento».

Il rapporto specifica che «gli edifici con una superficie totale di 400 milioni di m2, sono quelli che hanno maggiore necessità di iniziare i lavori di rinnovamento dei loro impianti di riscaldamento prima del 2015. Inoltre, gli sforzi per aumentare il numero degli edifici a risparmio energetico si applicheranno anche agli edifici governativi e ai grandi edifici pubblici».

Il documento sottoposto all'Apn propone anche altre misure per risparmiare energia, come un tetto ai consumi totali di energia, la modernizzazione dei componenti tecnologici e la promozione di industrie pulite.

È chiaro che tutti i programmi della "armoniosa" crescita che il regime comunista di Pechino aveva promesso ai cinesi rischiano di saltare per il boom della speculazione edilizia, che significa non solo i luccicanti grattacieli che ormai rappresentano per noi occidentali la nuova cartolina della Cina, ma soprattutto immensi quartieri di palazzoni di bassa qualità nelle periferie, ed accaparramento di terre con ogni mezzo.

L'Apn lo sa, e per questo il suo Comitato permanente ha deciso di inviare un gruppo di inchiesta per esaminare l'applicazione di un'altra legge, quella sulla «presa in carico forfettario delle terre rurali, al fine di evitare le violazioni dei diritti fondiari degli agricoltori».

Il team parlamentare si dividerà in sei gruppi separati che controlleranno entro la fine di ottobre la situazione in alcune delle province dove il fenomeno sembra più grave: Hebei (nord), Jilin (nord-est), Anhui e Shandong (est), Hunan (centro) e Gansu (nord-ovest).

L'Apn ha anche chiesto agli amministratori delle altre province e regioni cinesi «di esaminare l'applicazione delle leggi riguardanti la presa in carico forfettaria delle terre rurali, così come la mediazione e l'arbitrato in caso di disputa». Proprio dove la corruzione dei quadri locali del Partito comunista e gli abusi nell'esproprio delle terre per poi svenderle agli speculatori sono più evidenti e frequenti.

Wu Bangguo, presidente del Comitato permanente dell'Apn, ha sottolineato con una nota ufficiale che «questo giro di ispezioni punta a proteggere i diritti degli agricoltori nel sistema di presa in carico forfettario delle terre, a mantenere la stabilità del sistema ed a rafforzare la gestione ed i servizi a questo riguardo».

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