[24/08/2011] News

Il presidente cinese chiede maggiore protezione per i terreni agricoli dalla speculazione edilizia

Il presidente cinese Hu Jintao, intervenendo ad un workshop sulla gestione delle terre organizzato dal potentissimo Ufficio politico del Comitato centrale del Partito comunista cinese (Pcc), ha detto che «la Cina deve applicare una strategia di salvaguardia delle terre e continuare ad adottare severamente i regolamenti sulla protezione delle terre coltivabili».

Hu ha chiesto un utilizzo più sostenibile dei terreni e ha detto che «gli agenti immobiliari devono evitare di utilizzare le terre coltivabili per i loro nuovi progetti edilizi. La Cina possiede un vasto territorio ed una importante popolazione, ma la quantità delle sue terre coltivabili disponibili è limitata. Quando soddisfiamo il nostro bisogno di sviluppo, dobbiamo anche prendere in considerazione lo sviluppo delle generazioni future. Questa politica riflette il concetto di sviluppo scientifico della Cina e costituisce una misura strategica per assicurare la sicurezza alimentare».

Secondo il presidente cinese «il Paese deve accelerare la valorizzazione delle terre rurali a favore della coltura cerealicola», poi ha esortato i dirigenti comunisti «a diminuire la dipendenza del Paese di fronte alle terre. Esse devono essere utilizzate per la costruzione di alloggi accessibili. Il governo deve anche giungere alla standardizzazione della sua gestione riguardante la demolizione delle case e proteggere i diritti e gli interessi degli agricoltori».

Diritti e interessi che, anche se Hu Jintao non lo ha detto al gotha del Partito comunista, sono calpestati con la complicità e la corruzione dei funzionari locali del Pcc e i suoi compagni del Comitato centrale hanno capito bene che parlava anche dei loro rampolli, dei "principini" comunisti che si sono dedicati anima e corpo ad arricchirsi con la speculazione edilizio e l'aiuto dei potenti papà.   

Ma il Pcc può vantare anche un grosso successo ambientale nella difesa dei suoli: il lago Sanjiangyuan, nell'altipiano del Qinghai-Tibet, che è la sorgente di tre grandi fiumi cinesi, sta recuperando superficie dopo l'intervento del governo cinese che da 6 anni sta attuando un progetto per fermare il deterioramento di questo importantissimo ecosistema.

La superficie dei bacini dello Sanjiangyuan negli ultimi anni sono infatti aumentati di 245 km2, (piì della superficie dell'isola d'Elba). Secondo  quanto ha detto all'agenzia ufficiale Xinhua Li Xiaonan, direttore aggiunto dell'ufficio per la preservazione ecologica e della costruzione del Sanjiangyuan, «in particolare, i laghi gemelli che approvvigionano a monte per il 49% il Fiume Giallo, che attraversa il Paese lungo 5.460 chilometri e si getta nella baia di Baie de Bohai, si sono ampliati di 166 chilometri quadrati in rapporto alla loro superficie di 1.071 nel 2003. All'epoca, il livello dell'acqua era così basso che a monte il Fiume Giallo si era anche seccato».

La Sanjiangyuan national nature reserve (nella foto) è la seconda riserva naturale più grande del mondo, così come la zona umida protetta più alta e più ampia di tutto il pianeta ed  è anche la sorgente di altri due grandi fiumi asiatici: il Yangtze e il Lancang, come i cinesi chiamano il Mekong, ma la superficie del suo bacino palustre nell'altipiano del Tibet si era ridotta perché l'intero ecosistema era andato in crisi a causa dell'aumento delle attività antropiche e del sovra-pascolo.

Una situazione gravissima che metteva a rischio i rifornimenti idrici e l'agricoltura di gran parte della Cina e stava provocando una vera e propria crisi internazionale con i Paesi del Grande Mekong, per questo nel 2005 il governo centrale ha avviato un progetto da 7,5 miliardi di yuan (1,12 miliardi di dollari) per ripristinare l'ecosistema del Sanjiangyuan, con la lotta all'erosione dei suoli, piogge artificiali e lo spostamento delle famiglie dei pastori fuori dall'altipiano dei laghi.

Un esodo biblico che ha interessato negli ultimi 6 anni 50mila persone, in maggioranza di etnia tibetana, che sono state ricollocate fuori dalla regione, e una colossale opera di geoingegneria che ricorda il messianesimo maoista: le piogge artificiali hanno riversato nel bacino e nelle paludi 31 miliardi di metri cubi di acqua.

«Dopo l'inizio di questa politica - spiega Zhou Bingrong, ingegnere capo dell'istituto provinciale di ricerca meteorologica - messa in atto nel 2005 per ristabilire l'equilibrio dell'ecosistema della zona umida fragile dell'altipiano, il lago Sanjiangyuan è in grado di contenere più acqua, la cui qualità è migliorata».

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