[23/08/2011] News

Il disastro terrestre e il sacro paradiso marino di Totoya

Totoya, la più piccola delle isole del sottogruppo delle Moale, nell'arcipelago delle isole Lau delle Fiji, ha avviato iniziative per rafforzare la sua resilienza agli impatti dei cambiamenti climatici in corso nell'Oceano Pacifico. The Fiji Times spiega che «come molte altre isole del Paese, Totoya è considerata molto vulnerabile agli impatti del cambiamento climatico, a causa del suo isolamento, della mancanza di sviluppo infrastrutturale e di accesso alle informazioni».

Il Totoya development committee (Tdc), dice che quest'isola di origine vulcanica, a forma di ferro di cavallo, di 28 chilometri quadrati e un'altitudine massima di 336 metri, soffre di un doppio effetto negativo che spesso è causato da una cattiva gestione delle risorse naturali praticata dalle comunità insulari, che così aumentano la loro vulnerabilità e insicurezza alimentare nelle aree dove il suolo è stato degradato dal sovra-sfruttamento antropico. Le uniche vere risorse dell'isola sono la coltivazione del cocco e la pesca.

In passato una folta foresta originaria copriva aree di Totoya ora completamente disboscate e l'abbattimento della copertura forestale per coltivare la terra, i frequenti incendi appiccati e le pratiche errate di utilizzo del suolo hanno portato a frequenti frane e ad un'estesa erosione, causando inondazioni e contaminando le riserve di acqua potabile.

In questa sperduta isola delle Fiji siamo quindi di fronte all'atra faccia del degrado ambientale, quello innescato dalla povertà, dalla crescita della popolazione e dall'isolamento culturale che non fa conoscere alle popolazioni locali nuove tecniche agricole più resilienti e più sostenibili di fronte al global warming.

Il Tdc sta cercando di affrontare il degrado del territorio insulare con il contributo dell'United Nations development program (Undp) ed ha avviato un progetto pilota biennale per affrontare il grave problema delle frane e dell'erosione del suolo. Il coordinatore del Tdc project, Jimaima Lako, ha spiegato al Fiji Times che «il progetto è stato avviato nel villaggio di Tovu nel 2009 insieme ai rappresentanti dei quattro villaggi dell'isola. I rappresentanti hanno partecipato per una settimana di laboratori sulla conoscenza, la pianificazione e la formazione durante i quali è stato messo a punto un piano basato sulle comunità per l'adattamento del distretto».

Fortunatamente quel che non c'è a terra a Totoya c'è in mare. L'8 giugno scorso la Wildlife conservation society (Wcs), Pacific blue foundation, Wetlands international e il Waitt institute hanno annunciato che il popolo di Totoya Island ha dichiarato sacra una parte delle sue barriere in onore della Giornata mondiale della oceani. Il direttore del Wcs Fiji, Stacy Jupiter ed un team di ricercatori hanno esplorato per otto giorni Totoya Island, accompagnati dall'high chief dell'isola, Roko Sau, scoprendo non solo un sistema della barriera corallina integro e brulicante di pesci, molti dei quali non si trovano in altre zone vicine, ma anche una ricca cultura, tradizione, e mezzi di sussistenza legati a queste importanti risorse marine. Proprio dalla tradizione gli abitanti dell'isola potrebbero trarre insegnamenti per gestire meglio anche le risorse a terra: quando venivano notati cali nelle risorse marine, i capi villaggio imponevano un  tabù sulla pesca.

Ma il precedente high chief di Totoya aveva revocato il tabù, allettato dall'aumento del valore commerciale degli stock ittici. Ora la gente di Totoya, imparata la lezione dell'impoverimento dei suoli, ha dichiarato la barriera corallina sacro per  lasciare i soui pesci ed i sui frutti di mare alle generazioni future. Le acque Totoya avrebbero abbastanza pesce per sostenere sia la vitalità dell'ecosistema che i bisogni della gente dell'isola, ma aprire la barriera corallina ai pescatori stranieri o per il commercio con l'estero, potrebbe in poco tempo all'esaurimento delle sue risorse, riproducendo a mare quel che sta accadendo a terra.

Ora la popolazione dell'isola ha a disposizione stock ittici abbondanti per i suoi bisogni di cibo  e barriere coralline sane che potrebbero attrarre un ecoturismo che sarebbe un'alternativa anche per la crisi economico/ambientale a terra. «Tuttavia, le comunità devono prendere precauzioni per evitare la tentazione di svendere le loro risorse agli stranieri - dice Jupiter  - Dato che tutte le persone a Totoya vivono lungo la costa, il pesce ed altre specie sono preziose fonti di cibo e forniscono un reddito ai pescatori».

Secondo Caleb McClennen, direttore del Marine program del Wcs, «la salvaguardia in questo settore è estremamente importante perché non solo aiuta a preservare l'ecosistema e le diverse specie di pesci,  ma anche i mezzi di sussistenza e la cultura di coloro che vivono qui. Il Wcs sostiene la conservazione di questa barriera corallina e degli ecosistemi marini di tutto il mondo nel World oceans day e tutti i giorni».

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