[22/08/2011] News

Appello ai cinesi che lavorano in Africa: «Non trafficate in avorio ed animali»

Traffic e la China wildlife conservation association (Cwca) hanno avviato una campagna informativa rivolta ai cinesi che lavorano in Africa perché non esportino in Cina avorio ed altri prodotti illegali provenienti da specie selvatiche, Radio China International (Rci) sta mandando in onda in tutta l'Africa trasmissioni in lingua cinese intitolate "Stop al commercio illegale di avorio", preparate da Traffic e da Cwca e finanziate dal Fish and Wildlife Service federale degli Usa.

Il numero dei cittadini della Repubblica popolare Cinese che vivono a viaggiano in Africa è in costante aumento e i lavoratori con gli occhi a mandorla che lavorano nell'industria mineraria, nel settore forestale e nella costruzione di infrastrutture sono centinaia di migliaia, la frequenza di cinesi trovati in possesso di avorio e di prodotti animali illegali e che partecipano o gestiscono traffici clandestini di fauna e flora protette è in aumento vertiginoso.

La Cwca spiega che «Le trasmissione radiofoniche hanno lo scopo di contrastare la mancanza di base della consapevolezza tra i cittadini cinesi rispetto all'illegalità del trasporto di avorio e sulle conseguenze di essere scoperti. Alcune persone sostengono di non sapere che è illegale ed altri credono che, se catturati, dovranno solo affrontare il fatto che i beni saranno confiscati». Per questo Rci insiste sulle gravi conseguenze del contrabbando di avorio e in particolare viene continuamente detto che la legge cinese prevede 5 anni di detenzione per reati di questo tipo.

Jianbin Shi, a capo del programma Cina di Traffic, spiega che «La vendita libera di avorio illegale nei mercati interni in alcune parti dell'Africa potrebbe dare la falsa impressione che possa essere legalmente acquistato, ma gli acquirenti devono essere consapevoli che potrebbero finire dietro le sbarre per anni».

La verità è che i cinesi non partecipano solo in maniera spicciola e "spontanea" al traffico di avorio e fauna, magari per integrare il loro salario africano, ma spesso lo organizzano e gestiscono in grande, utilizzando i bracconieri locali ed usando i "lavoratori/corrieri" cinesi per il commercio al dettaglio in patria.

Comunque la trasmissione "Stop al commercio illegale di avorio" spiega dettagliatamente agli operai cinesi, che quasi sempre vivono e lavorano isolati dal contesto sociale dei Paesi africani nei quali lavorano, i regolamenti che disciplinano l'esportazione di avorio e di altri prodotti di animali selvatici, in particolare quelli della Convention on international trade in endangered species of wild fauna and flora (Cites).

Traffic fa un esempio illuminante di quel che sta succedendo tra l'Africa e la Cina: a luglio alla dogana di Huanggang, nella provincia cinese di Shenzhen, un uomo è stato arrestato mentre cercava di rientrare in Cina dall'Africa con 3,5 kg di prodotti in avorio. Nel 2009 l'Agenzia delle dogane cinesi ha scoperto circa 860 casi di contrabbando di prodotti di specie in pericolo di estinzione, e almeno 800 riguardavano il traffico di zanne di elefante o prodotti in avorio. Anche le soscietà di trasporto e logistica hanno assistito ad un aumento di trasporto illegale di prodotti animali, in particolare avorio, pelli di grandi felini asiatici, pangolini e corna di antilopi.

Solo pochi giorni fa Traffic ha pubblicato e presentato al meeting del Comitato permanente della Cites il rapporto "Status of elephant populations, levels of illegal killing and the trade in ivory" che rivela un forte aumento del traffico illegale di avorio e del bracconaggio di elefanti. All'inizio di agosto Traffic e la Management Authority cinese della Cites hanno organizzato a Kunming, nella provincia cinese dello Yunnan, il workshop "Control of illegal trade in endangered species during transportation", sui metodi utilizzati dai trafficanti per trasportare l'avorio ed i prodotti della fauna selvatica protetta in Cina, proprio per rispondere all'aumento del numero di casi di traffico illegale di prodotti di fauna selvatica dall'Africa verso la Cina.

Al workshop hanno partecipato le autorità locali e nazionali cinesi che si occupano del commercio e della protezione dell'ambiente e 18 aziende ed agenzie di viaggio cinesi che lavorano nel campo dei viaggi e dei trasporti merci internazionali.

Secondo Traffic, «Molti problemi derivano dalla mancanza di consapevolezza nell'industria logistica, in rapido sviluppo in Cina, con gli staff di rilevanti companies all'oscuro delle regole che governano le specie in pericolo e che contribuiscono al problema. Il rapido sviluppo dell'e-commerce significa che le aziende logistiche sono diventate il canale chiave per individuare e prevenire le transazioni illegali di fauna selvatica. Bisogna che le aziende della logistica siano più responsabili e non parti inconsapevoli di questo crimine, con la minaccia di azioni legali e di azione penale per qualsiasi mancanza nel prendere gli opportuni provvedimenti».

Un rappresentante della Shun Feng Express, la più grossa logistics company cinese, ha detto che il woirkshop di Kunming è stato «Di grande attualità e ricco di spinti Ci ha permesso di acquisire una maggiore comprensione delle leggi nazionali ed internazionali e dei regolamenti che disciplinano il commercio delle specie in via di estinzione. Coopereremo con le management authorities e rafforzeremo le nostre regole interne per contrastare tutti i tipi di commercio illegale di fauna selvatica e contribuire all'uso sostenibile delle risorse naturali».

La realtà è che in Cina c'è ancora moltissimo da fare e che l'enorme traffico di avorio e di prodotti animali dall'Africa non finirà fino a che tutte le istituzioni delegate cinesi, dai ministeri, alle poste e al servizio delle dogane, non saranno meno permeabili al contrabbando spicciolo ed organizzato che rappresenta un'integrazione per la marea dei lavoratori cinesi in Africa ed un lucrosissimo affare per i trafficanti e la mafia cinese, che corrompono in Africa e in Cina. Anche per questo Traffic sollecita il governo di Pechino a definire urgentemente lo status di alcune specie della fauna selvatica protetta e in via di estinzione che continua ad essere commerciata nel Paese più popoloso del pianeta.

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