[17/08/2011] News

Iran: ĞAddio Eniğ, contratto nazionale da 1,5 miliardi di dollari per il giacimento petrolifero di Darkhovin

Secondo il sito italiano della radio ufficiale iraniana Irib, «la compagnia nazionale del petrolio iraniano (Nioc) ha siglato con un consorzio di compagnie iraniane un contratto del valore di 1.5 miliardi di dollari per lo sviluppo della terza fase dei giacimenti di Darkhovin, che furono in mano all'italiana Eni, prima che questa lasci l'Iran per ordine degli Usa e a seguito delle sanzioni approvate contro l'Iran. La terza fase del centro produrrà 71 mila barili di greggio al giorno per almeno 66 mesi. Le prime due fasi producono attualmente 160 mila barili al giorno. L'Eni era interessata a sviluppare pure la terza fase ma ha dovuto lasciare a seguito delle ostruzioni del governo italiano, a sua volta sotto pressione Usa per il rispetto delle sanzioni unilaterali imposte dagli americani all'Iran. Il giacimento di Darkhovin, scoperto nel 1965, ha secondo le stime 5 milioni di barili di riserve ed è situato nel Khuzestan, a sud-ovest del territorio iraniano».

Probabilmente la "cacciata" dell'Eni fa parte dell'offensiva diplomatica ed economica dell'Iran contro l'Unione europea. Oggi il vicepresidente iraniano, Lotfollah Forouzande, ha dichiarato che «l'Europa sbaglia a seguire ciecamente gli Stati Uniti nella politica delle sanzioni contro l'Iran. L'Occidente e gli Stati Uniti credono di poter soggiogare la nazione iraniana con sanzioni, ma in realtà facilitano la crescita di accordi economici con i Paesi dell'America latina. Bisogna rivedere le relazioni con l'Unione Europea, soprattutto con quei Paesi che hanno sostenuto la campagna di sanzioni promossa da Washington contro Teheran. Nonostante le sanzioni, l'Iran ha rafforzato le relazioni economiche con Paesi importanti come Cina, India e Corea del Sud».

Forouzande si riferisce evidentemente all'accordo raggiunto tra il presidente venezuelano Hugo Chavez e quello iraniano Mahmud Ahmadinejad sull'adozione di posizioni comuni all'interno dell'Opec, l'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio. L'accordo è stato annunciato dal ministro degli esteri del Venezuela, Nicolas Maduro. «I due leader - ha spiegato - hanno deciso di ordinare ai ministri interessati di mantenere un contatto permanente». Il Venezuela e l'Iran, due delle più fastidiose bestie nere degli Usa e dell'Occidente, hanno sempre avuto posizioni simili all'interno dell'Opec, favorevoli all'aumento del prezzo del petrolio e in contrasto con le monarchie arabe del Golfo persico che tendono a collaborare con i loro alleati occidentali nei momenti di crisi economica, raffreddando il prezzo del greggio.

Proprio l'aumento del costo del petrolio avrebbe portato al rallentamento, fino allo stallo, della crescita economica tedesca e quindi di tutte le altre economie europee.

Intanto il vulcanico Hugo Chavez, nonostante il suo cancro alla prostata, ha tirato fuori dal suo basco rosso l'ennesima trovata: pensa di piazzare entro i prossimi due mesi le riserve monetarie del Venezuela in Russia, Cina e Brasile, con il dichiarato intento di colpire le economie di Stati Uniti ed Unione europea.

Ad annunciarlo è stato Julio Montoya, un deputato venezuelano dell'opposizione a Chavez, ma le sue parole troverebbero conferma in un documento redatto dal ministro delle finanze del Venezuela, Jorge Giordani, e dal presidente della banca centrale, Nelson Merentes.

Intervenendo a Globovision Montoya ha spiegato che «Giordani e Merentes propongono di trasferire nel corso dei prossimi due mesi le riserve monetarie venezuelane piazzate all'estero verso i Paesi amici, soprattutto la Russia, la Cina e il Brasile. E noi, i venezuelani, non ne sappiamo niente».

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