[16/08/2011] News

Banca Mondiale: «Prezzi alimentari record, i più poveri sul bordo della catastrofe»

Secondo il rapporto trimestrale Food Price Watch del Gruppo della Banca Mondiale, «I prezzi alimentari mondiali hanno raggiunto il culmine. Coniugati ad una volatilità persistente, costituiscono  una minaccia permanente per i poveri dei Paesi in via di sviluppo».

Secondo il rapporto a luglio i prezzi alimentari erano del 33 per cento superiori al livello dell'anno scorso : «Prodotti come il mais (più 84 per cento), lo zucchereo (più 62 per cento), il grano (più 55) e l'olio di soia (più 47) contribuiscono a questo aumento. I prezzi del greggio sono superiori del 45 per cento al loro livello del luglio 2010, il che si ripercuote sui costi di produzione e sui prezzi dei fertilizzanti, che sono aumentati del 67 per cento nello stesso periodo. Tra aprile e luglio, i prezzi si sono stabilizzati ad un livello inferiore del 5 per cento rispetto all'ultima fiammata del febbraio 2011, grazie ad un leggero arretramento del costo dei cereali, delle materie grasse e di altri prodotti alimentari come la carne, la frutta e lo zucchero. Alcuni prodotti di prima necessità però mostrano sempre una certa volatilità sulllo stesso periodo. Così,  i prezzi del grano e del mais, che erano calati a giugno, sono ripartiti al rialzo i 15 primi giorni di luglio e il prezzo del riso, in calo tra febbraio e maggio, aumenta di nuiovo».

Quel che preoccupa è soprattutto la tragica situazione del Corno d'Africa e in particolare della Somalia devastata dalla guerra e dalla fuga di un popolo intero, con una situazione di emergenza aggravata da prezzi degli alimentari che hanno superato l'insostenibile record del 2008. Una situazione che da tre mesi minaccia la sopravvivenza di 12 milioni di persone, che avrebbe già causato la morte di 29.000 bambini sotto i 5 anni e la fame, la denutrizione e malattie gravi per almeno altri 600.000 bambini nell'intero Corno d'Africa.

E' molto preoccupato anche il presidente della Banca Mondiale, Robert B. Zoellick, che presentando Food Price Watch ha detto. «Più di ogni altra regione del mondo, il Corno d'Africa è vittima di una miscela particolarmente deleteria di prezzi alimentari elevati, povertà ed instabilità. La Banca mondiale interviene con un aiuto a breve termine attraverso le reti di sicurezza per i poveri e le persone vulnerabili, soprattutto in Kenya e in Étiopia, ed apporta un sostegno a medio termine alla ripresa economica. Anche l''aiuto a lungo termine sarà altrettanto cruciale per favorire la resistenza alla siccità ed introdurre delle pratiche agricole  intelligenti di fronte al cambiamento climatico. Tenuto conto della persistenza dei costi elevati  e della debolezza degli stock alimentari, la situazione resta pericolosa e penalizza particolarmente i più vulnerabili. Di fronte alle incertezze ed alla volatilità attuali, la nostra vigilanza deve essere totale. Non abbiamo nessun cuscino di sicurezza».

Il rapporto chiede una maggiore vigilanza e sottolinea che gli stock mondiali rimangono deboli mentre ci si attende un'accresciuta instabilità dei prezzi dello zucchero, del riso e dei prodotti opetroliferi «Che potrebbe avere, nei mesi a venire, degli effetti imprevedibili sui prezzi alimentari. Inoltre, le incertezze intorno all'economia mondiale e la situazione politica nei Paesi del Medio Oriente e dell'Africa del Nord dovrebbero comportare a breve termine la volatilità del prezzo del petrolio».

L'impressione è quella di una situazione scappata di mano al gotha e dalle istituzioni del capitalismo internazionale, una tragedia che si ripete ciclicamente e dalle quali si cerca di rispondere con ricette ormai obsolete che sembrano pannicelli caldi di fronte ad una triplice crisi planetaria : ecologica, economica e delle risorse. La (nuova) tempesta perfetta del Corno d'Africa è il tragico esempio di questa impotenza davanti alla speculazione del liberissimo mercato che lucra sulla fame: «La situazione all'interno dei Paesi resta segnata dalla volatilità, con grandi variazioni dei prezzi - spiega il rapporto della BM  - A giugno, i prezzi del mais erano aumentati di più del 100% in 12 mesi sui mercati di Kampala, Mogadiscio e Kigali mentre erano diminuiti del 19% à Port au Prince e in Messico. Diverse regioni del mondo, soprattutto l'America centrale e del sud, così come l'Africa dell'est, hanno registrato nell'ultimo trimestre un brusco aumento dei prezzi interni dei prodotti essenziali. Un aumento prolungato dei perezzi alimentari attizza l'inflazione in Paesi come l'Etiopia e il Guatemala».

Due Paesi pioverissimi e nei quali la fame è il compagno di viaggio di migliaia di persone, ma che appaiono "fortunati" rispetto  allo Stato fantasma della  Somalia, dove i prezzi dei cereali prodotti localmente hanno continuato a crescere dall'ottobre 2010 ed hanno ornai superato i livelli record del 2008 : «I prezzi dei due principali prodotti locali, il sorgo rosso e il mais bianco, sono aumentati rispettivamente del 240% e del 154%. Anche i costi delle derrate importate, come il riso, lo zucchero, la farina di grano, gli oli vegetali e della benzina  sono superiori al loro livello del 2010».

Il tutto in un Paese dove i contadini poveri non hanno più riserve di cibo nè denaro per acquistare generi alimentari e vanno ad ingrossare le fila dei disperati che affollano i campi profughi in Kenya ed Etiopia o che hanno invaso Mogadiscio alla ricerca di cibo e rifugio, ma dove i poveri urbani sono già alla fame per l'aumento del costo della vita, la disoccupazione e la diminuzione dei salari.

Una situazione esplosiva che sta costringendo la Banca Mondiale a correre ai ripari  mettendo a disposizione 686 milioni di dollari, mentre il primo ministro cinese Wen Jiabao ha annunciato durante la visita di Stato a Pechino del presidente etiope  Meles Zenawi, un aiuto alimentare da 55,28 milioni di dollari all'Etiopia che si vanno ad aggiungere ai 14 milioni di dollari di aiuti alimentari promessi a luglio dalla Cina ai Paesi del Corno d'Africa. In cambio l'Etiopia si è impegnata a rafforzare la cooperazione con i cinesi por l'attuazione del suo Piano di sviluppo economico, che vuol dire una stretta collaborazione con Pechino per quel che riguarda l'energia, i trasporti, gli investimenti industriali ed il trasferimento di tecnologie e per costruire «Un settore agricolo efficace», che tradotto dal cinese vuol diree la cessione di terre fertili etiopi.

La Banca Mondiale presenta i suoi finanziamenti come necessari «per salvare delle vite, migliorare la protezione sociale, permettere la ripresa economica e rafforzare la resistenza delle popolazioni alla siccità nel Corno d'Africa» ed assicura che i suoi primi sforzi saranno rivolti ai più vulnereabili, «rafforzando la rete di sicurezza, prima di mettere l'accento, nel corso dei prossimi due anni, sulla ripresa economica».  A più lungo termine la BM si dedicherà a «rafforzare la resilienza climatica soprattutto attraverso degli investimenti nella riduzione e nel finanziamento per i rischi della siccità ma anche delle pratiche agricole intelligenti di fronte al clima. «Il nostro  intervento è dettato da un sentimentio di urgenza di fronte a questa crisi», assicura Zoellick che, dall'inizio dell'anno chiede senza troppo successo al G20 di accordare la priorità all'alimentazione.

Ma i grandi della Terra sembrano molto più preoccupati dalla crisi di banche e borse e da quel che sta accadendo alle già floride economie americana e della vecchia Europa, per poter prestare poco più della solita (dis)attenzione ai milioni di morti ed affamati dei Paesi in via di sviluppo. L'unica vera iniziativa è stata quella dei ministri dell'agricoltura del G20 che a giugno hanno accettato di levare gli ostacoli all'esportazione per l'aiuto alimentare umanitario e di costituire nella regione, come progetti pilota, delle piccole riserve alimentari di emergenza per ricostrire le sfasciate reti nazionali di sicurezza.

Inoltre i ministri hanno accettato di introdurre maggiore trasparenza e coordinamento e di attuare strumenti più efficaci di gestione dei rischi, investendo di più nella produzione. Mentre il Corno d'Africa muore, i Capi di Stato del G20 hanno detto che si incontreranno a novembre per discutere di questi problemi. Intanto la Banca Mondiale, la Fao, l'Unicef, l'Ocha, il Wef, l'Unhcr e le Ong umanitarie conteranno i morti per fame, miseria, siccità e guerra che si ammucchiano nei campi profughi e nelle baraccopoli del mondo uccisi dalla mancanza del primo diritto umano : quello al cibo ed alla sopravvivenza.

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