[16/08/2011] News

Sovranità alimentare: al via il Forum Nyéléni Europa. Indirizzi per le politiche dell’Ue, guardando all’Africa

Si è aperto oggi a Krems, in Austria, il Forum Nyéléni Europa per la sovranità alimentare, un meeting che nelle intenzioni delle Ong che lo organizzano «rappresenta una pietra miliare per un diverso sistema agro-alimentare», e che fino al 21 agosto sarà una grande occasione di incontro e confronto per più di 600 agricoltori, attivisti e consumatori europei, e per osservatori provenienti da Africa, Asia, Nord America e America Latina, che discutono delle responsabilità dell'Europa nell’attuale crisi alimentare, ma anche «delle strategie per lo sviluppo di alternative socialmente, ambientalmente ed economicamente sostenibili per il sistema agricolo e alimentare dominante in Europa, sistema che l’Europa stessa impone ad altre regioni del mondo».

 

Secondo il Comitato italiano sovranità alimentare, del quale fa parte anche l’Aiab, «siccità e conflitti locali non sono gli unici responsabili della crisi alimentare devastante che ha colpito la Somalia e il Corno d'Africa. Le politiche commerciali internazionali, il land grabbing, le eccedenze alimentari perse, lo spreco di cibo, l’inefficace gestione delle acque e la speculazione alimentare si sommano alla mancanza di democrazia e di governo del territorio, contribuendo in modo determinante ad aggravare questa e altre catastrofi nei Paesi più poveri del mondo. L’Europa e la comunità internazionale non solo devono aiutare rapidamente l’Africa e tutti i popoli che soffrono la fame, ma devono anche promuovere un cambiamento radicale nelle politiche agricole e alimentari». 

Il focal point del Comitato Italiano per la Sovranità Alimentare (Cisa), che ha preparato e coordinato la delegazione italiana al Forum di Nyéleni Europa, è Luca Colombo, coordinatore della Fondazione italiana per la ricerca in agricoltura biologica e biodinamica (Firab), che sottolinea: «dal primo Forum di Nyéleni per la Sovranità alimentare tenutosi in Mali nel 2007 il quadro delle politiche, dei diritti e delle buone pratiche legati alla sovranità alimentare è stato ulteriormente sviluppato, e il Forum che si è aperto in Austria ha il compito di incrementarlo e consolidarlo ancor di più in Europa. La sei giorni di Krems rappresenta, infatti, una buona base per la creazione di un forte movimento europeo per la sovranità alimentare. I principi della sovranità alimentare comprendono: il diritto a un cibo sano e culturalmente appropriato, il giusto riconoscimento di reddito ai produttori, il rafforzamento del controllo locale sul sistema alimentare in armonia con la natura, ovvero sviluppato utilizzando metodi di produzione e di distribuzione ecologici del cibo». 

 

Irmi Salzer, co-organizzatore del Forum e membro di Obv e di Via Campesina, è convinto che «per combattere la fame a livello globale nel lungo periodo, la Politica agricola comune (Pac) dell'Unione europea non  dovrebbe servire gli interessi delle corporazioni alimentari e degli investitori. Solo se la Pac post-2013 sarà fondata sul concetto di sovranità alimentare, può essere assicurata la sopravvivenza del miliardo e mezzo di contadini e delle aree rurali più povere».

 

Il concetto di Sovranità Alimentare è stato lanciato per la prima volta da La Via Campesina nel 1996 a Roma, durante il Summit mondiale sul cibo della Fao, ed è stato elaborato anche «come reazione all’inclusione di cibo e agricoltura nei processi di liberalizzazione della nascente Wto, e che da allora ha assunto un ruolo sempre maggiore nel dibattito su cibo e agricoltura e nelle riflessioni sulle politiche alternative al neoliberismo – spiega l’Aiab. La Sovranità alimentare, infatti, mette i contadini, i produttori e i cittadini al centro del dibattito e sostiene il diritto di ciascuno e di tutti i popoli a produrre alimenti locali e culturalmente appropriati, indipendentemente dalle condizioni del mercato internazionale».

 

Al centro del forum  di Nyéleni Europa ha fatto irruzione  la tragica situazione del Corno d’Africa e gli organizzatori, dopo aver rilanciato l’allarme della Fao che teme che la crisi della fame si estenda oltre i confini di Etiopia, Kenia, Gibuti, Somalia e Uganda, portano proprio l’esempio dell'Etiopia che «mostra come gli interessi del profitto, la fame di terra e la mancanza di democrazia promossi attraverso la politica europea di sostegno degli agro-carburanti, distruggano i mezzi di sussistenza dei poveri. Anche se prima del diffondersi della siccità c’erano 2,8 milioni di persone dipendenti dagli aiuti alimentari, il governo etiope ha svenduto oltre 3 milioni di ettari delle terre più fertili del paese. Negli ultimi anni oltre 50 milioni di ettari di terreno (insieme alle riserve d'acqua) sono stati svenduti agli hedge fund, alle banche, banche, ai governi stranieri e agli investitori privati. E i contadini sono stati letteralmente tagliati fuori dai loro mezzi di sostentamento».

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