[10/08/2011] News

Anthony J. Evans (Escp) e il depennamento della rete del debito pubblico estero in Europa

I colpi della crisi del debito partono alla cieca, da entrambe le sponde dell'Atlantico. Mentre la politica si affanna a trovare le mosse giuste che possano risolvere (o almeno tamponare) l'emorragia di fiducia che non abbandona i mercati, strattonando sempre più forte la giacchetta dell'economia reale, che sembra sempre più vicina al rischio di venire di nuovo inghiottita in una spirale recessiva.

Una simulazione condotta dagli studenti dall'Escp Europe Business School di Londra - ed i cui risultati sono stati pubblicati a maggio a firma di Anthony J. Evans (Nella foto) e Terence Tse, professori associati dell'Escp - mira ad evidenziare la rete del debito che attraversa l'Europa, collegando tra loro i diversi paesi in una fitta contabilità di debiti interconnessi tra loro.

Lo studio, "The great Eu dept write off" (vedi http://www.eudebtwriteoff.com/), analizza l'interconnessione del debito presente tra Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna, Gran Bretagna, Francia e Germania, per poi osservare le conseguenze di un'azione che a prima vista può apparire scontata, ma della quale invece non si parla molto: "quando una entità economica è sia creditrice che debitrice di un'altra, un'idea un po' ovvia e semplice è quella di annullare il loro debito", lasciando intatta la differenza contabile. Semplicisticamente, se un soggetto A è indebitato con B per 50€, ma anche B ha un debito verso A pari a 35€, si potrebbe semplicemente dedurre che A ha un debito netto verso B per 15€. All'Escp hanno provato a ricondurre lo stesso ragionamento alla rete europea del debito pubblico.

Pur ponendo la premessa per cui lo studio è stata condotto adottando più di una semplificazione, e i risultati ottenuti non vanno dunque presi alla lettera, non mancano comunque suggerimenti in merito a come questo "trucco contabile" potrebbe portare risultati decisamente apprezzabili, se potesse essere effettivamente messo in pratica: i risultati (definiti "sorprendenti") di cui parla il link sopra citato parlano di una riduzione dell'indebitamento totale dei paesi analizzati del 64%, con l'Italia in grado di "cancellare" più della metà del suo stock di debito, e la Francia che sarebbe in grado di ridurlo praticamente a zero.

L'idea in se brilla di quel fascino che spesso caratterizza gli accorgimenti più semplici ed immediati, ma parlare di una sua effettiva applicabilità è un altro paio di maniche. Per avere chiarimenti in proposito, greenreport.it ha intervistato Anthony J. Evans.

Su quali dati si basa lo studio per disegnare la dimensione e l'intreccio dei debiti europei? Si tiene conto dei soli debiti pubblici o anche di quelli privati?

Abbiamo utilizzato i dati statistici su base locale riferiti dalla Banca dei regolamenti internazionali (BIS Locational banking statistics), e uno dei principali risultati dello studio è stata la mancanza di informazioni dettagliate riguardanti la ripartizione del debito. Abbiamo deciso di concentrarci su una ripartizione del debito paese per paese, piuttosto che per tipo, coinvolgendo dunque anche i debiti privati; mettiamo in evidenza quest'aspetto, sperando in futuro di riuscire a concentrarci esclusivamente sui debiti di stato.

Quanto giudica affidabili i risultati ottenuti, data l'elevata difficoltà contabile nel confrontare i diversi tassi d'interesse e le diverse scadenze dei vari debiti?

Il principale scopo di questo studio è offrire uno strumento didattico per consentire agli studenti di riflettere su questi temi. Nella realtà sussiste una serie di fattori che complica il quadro - come i tassi d'interesse e le diverse scadenze - ma sarebbe un errore concentrarsi solo su soluzioni "perfette". La scala che i problemi hanno raggiunto nell'Ue implica che non esistono vie d'uscita semplici.

Ritiene che i risultati del suo studio possano costituire la base per un'iniziativa politicamente e tecnicamente possibile da portare avanti in Europa? Quale pensa sarebbe la reazione dei mercati ad una mossa del genere?

È difficile da dire. Ci sono stati interessi politici a proposito del nostro studio, non tanto per un'implementazione dell'idea, ma sicuramente per esplorarla ulteriormente. Penso che i mercati vogliano una soluzione, ma le politiche attuali prolungano solamente il problema. Ho il sospetto che ai mercati piacerebbe sentire che abbiamo preso la nostra dose di medicina e che possa iniziare una genuina ripresa.

Quali vantaggi e quali svantaggi comporterebbe per il sistema bancario e creditizio internazionale l'applicazione della proposta messa in campo dal vostro studio?

Dipende, non mancano gli esempi di momenti in cui un default ha incoraggiato gli investitori, ma rimane presente anche il potenziale per generare panico. In un sistema dove è presente la leva finanziaria rimarranno sempre i rischi di un contagio quindi, qualsiasi politica verrà adottata per risolvere la crisi, sarà necessario che le banche centrali rimangano vigili.

Quali pensa siano le cause scatenanti della crisi? Crede sia solamente un incidente destinato a riassorbirsi, oppure suggerisce una necessaria e più profonda revisione del nostro intero modello economico, basato su una crescita esponenziale indifferenziata) verso un'economia ecologica?

È abbastanza semplice: si è votato per politici che promettono alte spese pubbliche, ma non sono disposti a pagarle attraverso le tasse. Viviamo in un'era di deficit di bilancio permanenti, con un debito pubblico in continuo aumento: i governi cercano di coprirlo usando lo strumento dell'inflazione, e sperando che la crescita economica renda più alti i futuri proventi delle tasse, ma tutto questo non permette di evitare il problema. Finché non saremo in grado di restringere la spesa pubblica soffriremo per le crisi del debito.

Quali che siano le cause scatenanti, la morsa della crisi non sembra volersi allentare su Europa ed Usa. Quale crede sia la via da imboccare per cominciare ad intravedere la luce alla fine del tunnel?

Affrontare il problema. Questo comporterà vivere all'altezza dei nostri mezzi, senza porre oneri debitori insostenibili per le future generazioni. A volte è necessaria una crisi per permettere alle persone di osservare questa prospettiva. Il declassamento del debito pubblico Usa potrebbe rappresentare il forte segnale che deve regnare nei metodi di spesa. Spero sinceramente che avvenga con il minor dolore economico possibile, ma spero anche che le persone possano imparare da quanto sta per arrivare, per non ripetere gli stessi errori.

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