[09/08/2011] News toscana

Eolico a Poggio Tre Vescovi: Italia nostra chiede smentita a greenreport, ma in realtà smentisce la sua sezione

A nome dell'associazione nazionale Italia Nostra  intendo smentire l'art. uscito oggi (ieri) su Greenreport

http://www.greenreport.it/_new/index.php?lang=it&page=default&id=11758

 

Italia Nostra dice si all'eolico a Poggio Tre Vescovi, tra Toscana ed Emilia Romagna

 

a proposito dell'avallo che Italia Nostra avrebbe dato all'impianto di Poggio Tre Vescovi Comune di Badia Tedalda.

Si allegano le controdeduzioni  al progetto di GEO Italia finalizzato alla realizzazione di un Parco Eolico costituito da n.36 aerogeneratori lungo la fascia del crinale appenninico che va dal Poggio Tre Vescovi (mt 1127 slm) a Monte Loggio (mt 1179 slm), interessante i comuni di Casteldelci, Verghereto e Badia Tedalda, le province di Arezzo, Rimini e Forlì-Cesena, le regioni Toscana ed Emilia-Romagna.

Le controdeduzioni sono state presentate all'ufficio VIA di Firenze e regolarmente protocollate in data 8 luglio 2011.

E  sono state presentate anche da Italia Nostra regionale Emilia Romagna, congiuntamente a WWF Emilia-Romagna e WWF Toscana, (a nome e per conto anche delle rappresentanze territorialmente competenti, WWF Cesena, WWF Rimini, WWF Forlì, WWF Arezzo.

Si richiede pertanto la smentita del comunicato da voi pubblicato su GREENREPORT e l'immediata pubblicazione di rettifica circostanziata della notizia data, riservandosi di agire nelle sedi compenti a tutela del nome dell'Associazione

S'informa inoltre che a proposito dell'impianto eolico ci potrebbero gravi irregolarità nell'iter amministrativo che Italia Nostra ha già segnalato alla magistratura competente.

Mariarita Signorini  

               
membro della Giunta
e del gruppo di lavoro energia

del Consiglio nazionale d'Italia Nostra

Greenreport però  non ha niente da smentire. Se Italia Nostra ha problemi interni sull'eolico se la prenda con la sua struttura locale e toscana,  non con Greenreport che pubblica e rende leggibile quello che viene mandato per la pubblicazione. Comunque i lettori possono farsi un'idea di quello che ha scritto ufficialmente Italia nostra e che noi avevamo "condensato" crediamo correttamente. Ecco il comunicato arrivatoci ieri,

che si può leggere anche su http://www.arezzonotizie.it/attualita/altre-notizie/64198-parco-eolico-poggio-tre-vescovi-unoccasione-da-non-perdere . Peraltro parte del documento era già stata pubblicata anche a fine luglio qui:  http://www.sanmarinonotizie.com/?p=33696

 

Oggetto: Parco eolico Poggio Tre Vescovi

La sezione Italia Nostra di Sestino, sotto la cui giurisdizione ricadono i comuni di Sestino e Badia Tedalda (Toscana) e Casteldelci (Emilia Romagna), è fortemente convinta che le aree marginali di montagna possano essere tutelate soltanto attraverso una forte politica industriale per la cultura del territorio che consideri la valorizzazione della cultura un fattore di innovazione per le imprese e i servizi, e non un'azione fine a se stessa. Il parco eolico di Poggio Tre Vescovi, che prevede l'installazione di n. 34 aerogeneratori nel territorio dei comuni di Casteldelci, Badia Tedalda e Verghereto a una quota che varia da un minimo di circa 955 m ad un massimo di circa 1140 m, è un modello di sviluppo sostenibile ed ecocompatibile del territorio, nonché una forma di promozione della sua cultura. Questo giudizio positivo è maturato dopo una lunga e articolata analisi del progetto definitivo, di una sua comparazione con quello preliminare e di una sua comparazione con quelli relativi ad altri parchi eolici italiani.

Il progetto definitivo va inquadrato nell'ambito di un processo decisionale partecipato e diffuso: la società proponente, oltre ad aver tenuto doverosamente conto degli esiti delle rilevazioni analitiche, non ha sottovalutato gli aspetti ambientali e le istanze provenienti dagli enti locali e dai cittadini, motivo per cui il progetto definitivo risulta sensibilmente migliorato rispetto a quello preliminare. Questo elemento di novità trova conferma nella dichiarazione di intenti, che si allega alla presente, firmata tra la società proponente e i Comuni di Verghereto, Badia Tedalda e Casteldelci, e ratificata dai rispettivi consigli comunali.

Per capire che il parco eolico di Poggio Tre Vescovi non è concepito come una mera speculazione "all'italiana" per la quale il core business è rappresentato dal sistema degli incentivi ancorché dalle condizioni favorevoli di vento, ma come un'operazione di sviluppo economicamente sostenibile del territorio, occorre anzitutto esaminare i dati riferiti alla ventosità e alla produttività. Si può così osservare che la velocità media annua del vento a 80 m è pari a 7,7 m/s, valore che viene sostanzialmente registrato in corrispondenza di tutte le posizioni occupate dagli aerogeneratori. Si tratta di un valore eccellente che, in Italia, si registra prevalentemente lungo le coste e in mare, in corrispondenza degli impianti offshore. Questo dato diventa ancor più interessante se analizzato nel dettaglio, in corrispondenza di tutte le 16 postazioni: si può così notare che la velocità media annua scende sotto il livello dei 7 m/s in corrispondenza del solo aerogeneratore n. 34, laddove essa scende a 6,8 m/s, un dato comunque significativo per una regione come la Toscana. È in linea o leggermente inferiore rispetto al valore medio soltanto in corrispondenza di 10 aerogeneratori: AE2 (7,5 m/s), AE3 (7,1 m/s), AE12 (7,2 m/s), AE14 (7,3 m/s), AE21 (7,4 m/s), AE24 (7,0 m/s), AE26 (7,6 m/s), AE28 (7,4 m/s), AE31 (7,4 m/s), AE35 (7,3 m/s). Presso tutte le altre 25 posizioni essa è superiore ai 7,7 m/s: nella fattispecie, presso 10 aerogeneratori è compresa tra i 7,8 e i 7,9 m/s., mentre presso gli altri 15 supera il limite degli 8 m/s, sino a toccare un picco di 8,8 m/s in corrispondenza dell'aerogeneratore n. 16. Il calcolo della velocità media, tuttavia, è un dato importante per il calcolo della produzione annua di energia e, quindi, della convenienza economica, ma non sufficiente: esso va comparato con i dati riferiti alla distribuzione della ventosità e alla turbolenza, quest'ultima fondamentale per la durabilità delle parti meccaniche. Se da una parte non si registrano oscillazioni sistematiche della ventosità, dall'altra il grado massimo di turbolenza si attesta al 12%, valore che denota come la turbolenza media sia ampiamente compatibile con lo sfruttamento della risorsa eolica. In ultima istanza, possono presentarsi riduzioni di energia determinate da variabili esogene rispetto alla ventosità, legate alla tutela della fauna e dell'ambiente, che spesso non vengono tenute in considerazione per mere esigenze economiche: non è il caso del progetto in oggetto, che ha previsto un fermo forzato di 14 aerogeneratori (AE1, AE4, AE6, AE7, AE13, AE15, AE16, AE9, AE10, AE27, AE29, AE30, AE31, AE33) per preservare i chirotteri (pipistrelli). Considerando che la loro attività è esclusivamente notturna, limitata alla stagione estiva e alla bassa ventosità, il progetto prevede il fermo annuo delle suddette macchine nei mesi di maggio, giugno, luglio, agosto e settembre, nelle ore di maggiore attività di questi uccelli, cioè nelle 2 ore successive al tramonto e nelle 2 ore antecedenti l'alba, con una velocità del vento inferiore ai 5 m/s, per un totale di 366 ore. Ciò considerato, la produzione annua media di energia per ogni aerogeneratore ammonta a 7525 MWH per una produzione complessiva annua pari a 270,915 GWH, che equivalgono a 2508 ore di sfruttamento della risorsa eolica. Il progetto definitivo contempla anche un'ipotesi "estremamente cautelativa", che prevede una produzione annua media di energia per ogni aerogeneratore pari a 6705 MWH per una produzione complessiva annua di 241,386 GWH, che equivalgono a 2235 ore. Il costo dell'investimento iniziale è stimato in 250 milioni di euro. La redditività lorda media annua attesa è pari a circa 20 milioni di euro. 

Un altro aspetto utile a far capire la sostenibilità dell'operazione e la natura partecipativa del processo decisionale è il modello gestionale prescelto: l'azionariato diffuso. Si tratta di un "unicum" in Italia per quanto riguarda lo sfruttamento della risorsa eolica (un caso di azionariato diffuso si registra soltanto nel caso dell'impianto di smaltimento rifiuti di Peccioli, nel pisano). La società proponente intende adottare in Italia un principio che in Germania, dove ha sede, è già consolidato e apprezzato: la partecipazione diretta dei cittadini. In altri termini, la società proponente intende affidare la gestione di una porzione del parco (il "quantum" è legato al numero di adesioni) a una public company di nuova costituzione, aperta ai cittadini e agli enti locali residenti nei comuni di Badia Tedalda, Casteldelci, Verghereto e, più in generale, nei comuni delle comunità montane di appartenenza dei tre comuni stessi (Comunità Montane dell'Appennino Cesenate, Valtiberina Toscana e Alta Val Marecchia). I soci di maggioranza della nuova società sono, quindi, "la gente del posto". I suoi compiti sono legati all'attività amministrativa, tecnico-manutentiva e di vigilanza, e potrà agire in regime di autorizzazione propria svincolata dall'autorizzazione unica del progetto. I cittadini, quindi, hanno la possibilità di divenire azionisti di un "prodotto finanziario" sicuro, garantito e vicino: affinché tutti possano essere messi in condizione di partecipare, la sezione Italia Nostra di Sestino ha chiesto alla società proponente di prevedere "lotti minimi" di investimento sostenibili. L'attività della public company in fase di esercizio e il coinvolgimento dell'imprenditoria locale nella fase di cantiere garantiranno nuovi posti di lavoro per i "giovani del posto", che verranno formati direttamente dalla Geo Italia. Si legge, infatti, nel progetto: "Ai soci si apre una prospettiva economica; alla forza lavoro locale si offre un'opportunità di lavoro. Se a tutto ciò si aggiunge la possibilità di coinvolgere l'imprenditoria locale anche nella fase a del progetto, potrà veramente affermarsi che il parco eolico non è solo sul territorio ma appartiene al territorio". E ancora: "GEO Italia offrirà consulenza tanto nella fase organizzativa (costituzione della public company) quanto in quella finanziaria nella trattativa con le banche finanziatrici. Non va dimenticato il fatto che la partecipazione diretta dei cittadini è sinonimo di trasparenza perché gli li amministratori della public company saranno necessariamente espressione dei soci e dovranno, dunque, rispondere alla "gente del posto".Un altro fattore non secondario è la possibilità concessa ai Comuni di acquistare uno o più aerogeneratori: si tratta di un'operazione finanziaria sicura e fortemente remunerativa, se considerata la redditività media annua lorda stimata e le agevolazioni fiscali previste dalla normativa vigente per gli Enti locali (reddito non soggetto a tassazione IRAP e IRES).

Infine, un ultimo aspetto, non certamente secondario, che dimostra la sostenibilità di questo progetto è legato alla fase di dismissione dell'impianto: la vita utile degli aerogeneratori è, in media

di 20 anni. Al termine, l'area deve essere smantellata e bonificata. È evidente che la fase di dismissione presenta costi simili a quella di cantiere che rischiano di gravare sulla collettività. Il Parco di Poggio Tre Vescovi si distingue anche sotto questo profilo: i costi, infatti, della fase di dismissione sono a carico della società, come riportato nella dichiarazione di intenti. "I Comuni si assicurano, attraverso polizze fideiussore, garantite da banche e/o assicurazioni, pagate dalla società costruttrice, che a fine vita dell'impianto dovranno essere allontanate tutte le opere fuori terra e parte delle fondazioni visibili, al fine di recuperare la continuità ecologica, l'andamento orografico e la copertura erbacea originaria mediante tecniche di ingegneria naturalistica", si legge nel documento. Una precisazione: questa disposizione vale soltanto per gli aerogeneratori che rimarranno in capo alla Geo Italia. Sarà, come ovvio, obbligo della public company  farsi carico della dismissione relativa agli aerogeneratori di sua proprietà. Ogni Comune, quindi, avrà considerevoli entrate a bilancio derivanti da questo investimento (es. quello di Casteldelci avrà garantiti annualmente circa 2-2,5 milioni di euro). La sezione Italia Nostra di Sestino firmerà a breve un protocollo di intesa con le tre Amministrazioni affinché si impegnino a impiegare una parte di questi proventi in interventi di conservazione del patrimonio storico e di tutela del patrimonio ambientale e naturalistico, oltre che in misure atte a ridurre lo spopolamento (es: contributi per la ristrutturazione delle case, contributi a favore delle scuole, incentivi a favore delle giovani coppie, ecc.). È già stata raggiunta l'intesa verbale con tutti e tre i sindaci.

Verificata la sostenibilità finanziaria del progetto e apprezzata la natura partecipata e diffusa del processo decisionale, la sezione Italia Nostra di Sestino, coerentemente con le sue finalità statutarie, ha analizzato il progetto sotto il profilo meramente tecnico per valutarne la sostenibilità sotto il profilo naturalistico e ambientale. Anche sotto questo profilo, il giudizio della sezione Italia Nostra di Sestino è positivo: il progetto definitivo si impegna a garantire la tutela dell'ambiente, della fauna, della flora e, più in generale, del territorio.  Tutti i 34 aerogeneratori sono posizionati in aree prative: nessuno insiste su aree boscate omogenee e di prestigio, come verificato direttamente in loco. Si rilevano due criticità.

La prima riguarda la distanza tra gli aerogeneratori e i nuclei abitati (Area di Impatto Locale). La maggior parte delle abitazioni e dei nuclei abitanti si trovano a distanze superiori a 4 km. dagli aerogeneratori, tuttavia, come si può notare dalla tabella sottostante, sono 9 i centri abitati, tutti di piccolissime e piccole dimensioni, situati a una distanza compresa tra i 600 e i 2000 metri.  Tale distanza potrebbe essere superiore nel caso in cui tutti gli aerogeneratori fossero disposti a linea orizzontale, e non a "griglia", come previsto dal progetto definitivo: Italia Nostra Sestino, tuttavia, ritiene indispensabile mantenere questa attuale disposizione perché contribuisce a ridurre l'impatto visivo. La soluzione ideale potrebbe essere quella di eliminare gli aerogeneratori troppo vicini: Geo Italia, in linea di principio, sarebbe d'accordo, soltanto se l'allacciamento del costruendo cavidotto di collegamento alla linea ad Alta Tensione (132 Kv) fosse stato previsto a Badia Tedalda, come da progettazione preliminare, e non a Castelnuovo, nel comune di Pieve Santo Stefano, come imposto da Terna. Va precisato che il tracciato del cavidotto imposto da Terna senza alcuna motivazione di carattere tecnico è lungo 30 km, mentre quello previsto dalla GEO in sede preliminare soltanto 8 km. È evidente che una simile differenza, oltre che garantire un minore impatto visivo, avrebbe determinato un abbattimento dei costi e, di conseguenza, una riduzione del numero degli aerogeneratori. Stante le attuali condizioni, una riduzione degli stessi avrebbe conseguenze sul modello gestionale, mettendo a serio rischio la forma dell'azionariato diffuso, aspetto, questo, che Italia Nostra Sestino non intende mettere in alcun modo in discussione.

 

Comune di Badia Tedalda

Frazioni

Distanza aerogeneratore più vicino (m)

N. residenti

 

N. edifici

Pratieghi

Caprile

Fresciano

Montebotolino

Rofelle Cà Giovanicola

790

1.380

860

1.540

1.050

112

75

73

2

19

62

30

46

13

6

 

  

Comune di Casteldelci

Frazioni

 

Distanza aerogeneratore più vicino (m)

N. residenti

N. edifici

Cabatarcio

Senatello

1.780

600

10

30

11

28

 

Comune di Verghereto

Frazioni

 

Distanza aereogeneratore più vicino (m)

N. residenti

N. edifici

 Balze

Colorio

1.240

1.180

338

17

233

6

 

La seconda, invece, riguarda la dimensione delle piazzole per il montaggio degli aerogeneratori. Il montaggio degli elementi della torre, della navicella e del rotore di un aerogeneratore richiede l'impiego di aree di vasta dimensione. L'obiettivo deve essere, anche in questo caso, quello di ridurre al minimo l'impatto ambientale: il progetto definitivo soddisfa questo principio laddove prevede di costruirle a forma poligonale così "da limitare al massimo l'uso del territorio e far sì che quindi le aree occupate rappresentino il minimo indispensabile per il corretto ed agevole montaggio delle torri." Confortante la previsione secondo cui, al termine delle fasi di montaggio, verranno smantellate le parti delle piazzole provvisorie non più necessarie riducendo "la piazzola definitiva a una dimensione minima in pianta di 25 x 30 m pressoché coincidente con l'area in cui sarà realizzato il plinto di fondazione dell'aerogeneratore." Italia Nostra Sestino, tuttavia, stante la disponibilità della società proponente, auspica che la stessa si impegni trovare una tecnica di montaggio che riduca ulteriormente la dimensione di dette piazzole e, di conseguenza, la lunghezza dei rami secondari di accesso alle stesse.

Italia Nostra Sestino e il Consiglio regionale Italia Nostra della Toscana non sono pregiudizialmente contrari ad alcun tipo di energia rinnovabile, tanto meno a quella legata allo sfruttamento della risorsa eolica. I loro pareri e giudizi sono strettamente correlati alla bontà o meno dei singoli progetti: per questo, se da una parte Italia Nostra Sestino e il Consiglio regionale sono favorevoli al Parco eolico di Poggio Tre Vescovi, dall'altra sono contrari a quello previsto sui monti Molinatico e Giogallo, nel comune di Pontemoli (MS).

Una relazione tecnica e dettagliata sarà presentata da Italia Nostra Sestino a settembre in occasione di un convegno regionale organizzato da Italia Nostra Toscana incentrato proprio sul Parco Poggio Tre Vescovi quale modello energetico alternativo ecosostenibile e diffuso, caso di federalismo interregionale e modello di processo decisionale "bottom-up" che ha riscontrato un forte apprezzamento nella cittadinanza, come testimoniano le nove assemblee pubbliche sin qui svolte.

 Sestino, 20 luglio 2011

 

 

                                                                                              Il Presidente

                                                                                      Dr. Gabriele Cevasco

 

   

Schede tecniche (a titolo puramente esemplificativo)

 

 Tutela della erpetofauna (anfibi e rettili)

 

La comunità in erpetofauna si compone di 8 specie di anfibi (Salamandrina perspicillata, Mesotriton alpestris, Bufo bufo, Hyla intemedia, Rana dalmatina, Rana lessonae, Rana kl. esculenta e Rana italica) e 7 specie di rettili (Anguis fragilis, Lacerta bilineata, Podarcis muralis, Hierophis viridiflavus, Natrix natrix, Zamenis longissima e Vipera aspis). I problemi per queste specie sono riconducibili alla modifica degli habitat di elezione, quali corsi d'acqua, stagni o cumuli di legna o pietre, e alle attività di cantiere scavi, accumulo di inerti, mezzi in movimento). Per quanto riguarda i corsi d'acqua non si prevedono incidenze negative irreversibili perché i punti di indifferenza diretta avvengono in prossimità di bacini molto limitati. In fase di cantiere, la realizzazione della viabilità interne e delle piazzole interferirà con rii e impluvi, ma eventuali casi di temporaneo intorbidamento delle acque avranno un impatto poco significativo, e comunque reversibile, per il fatto che si manifesteranno con maggiore incidenza nel periodo estivo, quando le portate d'acqua sono ridotte; non sono rilevate criticità di alcun tipo per la Rana Italica e la Rana dalmatina, specie maggiormente legate ai corsi d'acqua, e scongiurati sono anche i rischi connessi alla contaminazione delle acque (es. sversamento accidentale dai mezzi di oli lubrificanti) grazie alla collocazione di pozzetti prefabbricati a monte del convogliamento delle acque verso gli influvi esistenti. Nella fase di esercizio, invece, è del tutto eliminato il rischio di possibili irregolari deflussi delle acque grazie alla realizzazione di una serie di tombini e deviazioni. In fase di cantiere, la prevista realizzazione di tunnel sotterranei garantirà la continuità dei corridoi ecologici e provvederà a preservare rettili e anfibi, sebbene il rischio di impatto diretto con i mezzi in transito e le macchine operatrici non potrà mai essere annullato. Apprezzabile la risoluzione del problema in prossimità dell'aerogeneratore n. 11 legato all'interferenza diretta tra il ramo di accesso allo stesso e uno stagno forestale interessato da vegetazione caratteristica delle zone palustri, circondato da bosco di cerri, al confine con aree riservate al pascolo, di elevato valore ecologico e potenzialmente interessato dalla presenza di sala mandrina dagli occhiali, tritone alpestre, tritone carnefice, rane verdi, rana appenninica, rana agile, raganella, natrice dal collare e biacco; lo spostamento dell'asse di accesso di almeno 50 metri dallo stagno pressoché annulla, sia in fase di cantiere che di esercizio, la possibilità di investimenti e rimozione di individui anfibi. L'area umida verrà, inoltre, tutelata grazie a un'apposita barriera (rete a maglia fine munita, sul lato esterno, di pannello in plexiglass alto circa 60 cm) atta ad annullare il rischio di impatto tra anfibi e mezzi in transito. Degna di nota la considerazione che il progetto riserva in generale a tutti gli ambienti umidi, ritenuti espressamente di fondamentale importanza per la conservazione dei livelli di biodiversità locale, ivi compresi gli abbeveratoi per le mandrie bovine, habitat per la bombyna pachipus, specie rilevata nei SIC limitrofi: nella fattispecie, sono stati individuati 5 siti dove creare stagni permanenti aggiuntivi e soltanto 2 abbeveratoi da ricostruire sulla di quello di matrice tradizionale presente nella zona di Cà Marcello, a valle dell'aerogeneratore AE36.

 

Tutela della teriofauna

La comunità in teriofauna è composta di 20 specie tra micro, macro e mesomammiferi. La maggior parte di queste è caratterizzata da un'elevata capacita di movimento, quindi l'impatto sia in fase di cantiere che di esercizio è molto scarso. Particolare attenzione è stata riservata alle specie della puzzola, del gatto selvatico e del lupo: in fase di cantiere, non saranno compromessi né la loro attività prevalentemente notturna, a differenza dei lavori che si svolgeranno esclusivamente in diurna, né i loro processi riproduttivi e i periodi di tana primaverili, dal momento che il sito riproduttivo del lupo è stato rilevato al fuori dell'area prevista per la realizzazione dell'impianto, mentre la presenza del gatto selvatico è sporadica e non ben definita. Cosi come per l'erpetofauna, anche per tutelare queste specie sono previsti n. 34 sottopassi faunistici realizzati in corrispondenza di altrettanti tratti di viabilità in rilevato con altezza a 1,50 m dal piano di campagna. In fase di esercizio, le incidenze del progetto sulla teriofauna saranno pressoché nulle perché l'intervento umano  sarà limitato soltanto alle attività di manutenzione dell'impianto. Un'ultima osservazione: le operazioni di scavo nella fase di cantiere avranno incidenza positive per i micro mammiferi terrestri scavatori (es. talpe, topi e ghiri) in virtù dell'abbondante movimentazione di terra che renderà più agevoli le loro attività di scavo.

 

 Accessibilità al sito

La viabilità esterna da Pieve di Santo Stefano sino all'ingresso del Parco (circa 27 km) richiede n. 27 interventi di adeguamento di altrettante curve. L'impatto sull'ambiente non è rilevante: non sono previsti, infatti, allargamenti della piattaforma carrabile, ma puntuali e limitati interventi di decespugliamento e una rimozione limitata di alberi che, oltre a favorire il passaggio dei mezzi eccezionali di trasporto, garantirà maggiori benefici e maggiore sicurezza a tutti gli automobilisti che transiteranno lungo queste strade. La rimozione dei guard-rail e/o della segnaletica verticale è temporanea: la configurazione stradale originaria sarà ripristinata una volta esaurito il passaggio dei mezzi speciali. I 27 interventi di cui sopra, e più in generale l'intero tracciato, non insistono in alcun SIC o area protetta, fatto salvo l'ultimo tratto della SP 67 prima dell'ingresso al parco, lungo circa m. 350, laddove però non è previsto alcun intervento; il passaggio dei mezzi interesserà un solo centro abitato (Pratieghi). L'area individuata per l'ingresso al parco sfrutta al meglio la viabilità esistente: si tratta di una soluzione nettamente migliore rispetto a quella indicata nel progetto preliminare, che prevedeva due ingressi con il conseguente passaggio dei mezzi speciali nel centro abitato di Fresciano e lungo la Strada provinciale per Rofelle.

Viabilità interna

La viabilità interna al parco è composta da un asse principale lungo poco più di 4 km e da un reticolo di rami secondari di accesso alle varie piazzole su cui insistono le pale lungo complessivamente circa 13,8 km. L'asse principale, che dall'ingresso termina in corrispondenza dell'aerogeneratore n. 33, si sviluppa interamente lungo il crinale principale e segue il corso di una pista forestale già esistente, anche laddove incontra il rilievo denominato "La Montagna". Ciò comporta "modesti riporti e sbancamenti nell'ordine del metro e mezzo". Gli interventi più consistenti, con sbancamenti comunque non superiori ai 5-6 m, sono concentrati in corrispondenza degli innesti per gli aerogeneratori n. 1-4-5-6-13-15-16-17-9-10-27-11  I rami secondari di accesso agli aerogeneratori sono tutti da realizzare ex-novo, a esclusione di quelli di accesso agli aerogeneratori n. 25 e 34, che insistono parzialmente su tratturi esistenti. Sotto il profilo del "Quadro Generale PSAI" dell'Area di Bacino Marecchia, riguardo alle criticità riferite agli strumenti urbanistici esistenti, le aree su cui insistono i rami secondari risultano essere esterne ad aree classificate in dissesto, fatti salvi il primo tratto del ramo di collegamento con l'aerogeneratore n. 25 e gli innesti agli aerogeneratori n. 4, 15, 28 e 35, che insistono su aree classificate in dissesto quiescente.

Tre gli aspetti da segnalare:

 

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