[05/08/2011] News

Inquinamento petrolifero: la bonifica dell'Ogoniland potrebbe essere la pił grande del mondo

Presentato il rapporto Unep: da 25 a 30 anni per concludere il recupero ambientale di una parte del Delta del Niger

Secondo il rapporto Unep "Environmental Assessment of Ogoniland" «il ripristino ambientale dell'Ogoniland potrebbe rivelarsi come l'esercizio di pulizia più esteso e più lungo mai intrapreso per riportare l'acqua potabile, la terra, le foci ed importanti ecosistemi contaminati quali le mangrovia ad uno stato di salute ottimale e produttivo» .

La valutazione scientifica dell'Unep, preceduta da forti polemiche su una bozza che discolpava la Shell, è stata presentata ieri al presidente della Nigeria, Goodluck Jonathan, nella capitale Abuja e dimostra che l'inquinamento dovuto a più di 50 anni di sfruttamento petrolifero selvaggio del Delta del Niger «è penetrato più lontano e più profondamente di quello che nessuno potesse presumere».

In 14 mesi i team di ricerca Unep hanno esaminato oltre 200 siti nell'Ogoniland, studiato 122 chilometri di oleodotti, analizzato più di 5mila dossier medici e parlato con oltre 23mila persone in assemblee pubbliche locali. Inchieste approfondite sull'inquinamento di suolo e falde freatiche sono state condotte in 69 siti estesi dai  soli 1.300 m2, nella Gokana local government area (Lga) ai 79 ettari di Lga di Ajeokpori-Akpajo nella Lga di Eleme.

Il rapporto sottolinea che «in totale, più di 4mila campioni sono stati analizzati, tra i  quali campioni d'acqua provenienti da 142 pozzi di controllo delle falde freatiche scavati soprattutto per lo studio dei campioni di suolo estratti da 780 pozzi di trivellazione. Alcune zone, che sembrano non colpite in superficie, sono in realtà gravemente contaminate sottoterra. Misure che mirano a proteggere la salute umana ed a ridurre i rischi per le comunità colpite devono essere prese immediatamente».

La salute pubblica è gravemente minacciata in almeno 10 comunità Ogoni, dove l'acqua potabile è fortemente inquinata da idrocarburi. «In una di questa comunità, a Nisisioken Ogale, nell'ovest dell'Ogoniland - dice il rapporto Unep - le famiglie bevono dell'acqua proveniente da pozzi contaminati da benzene, un cancerogeno riconosciuto (e tristemente noto anche in Italia, ndr), ad un livello 900 volte superiore a quello previsto dall'Organizzazione mondiale della sanità. Questo sito è situato in prossimità di un oleodotto della Nigerian national petroleum company».

I ricercatori Unep hanno trovato uno strato spesso 8 cm di petrolio raffinato che galleggia sulla falda freatica che alimenta il pozzo di Nisisioken Ogale e che sarebbe il risultato di uno sversamento petrolifero avvenuto 6 anni fa. Il rapporto fornisce linee guida operative chiare per lottare contro il disastro petrolifero nell'Ogoniland e l'Unep chiede iniziative urgenti per Nisisioken Ogale «prima di tutto sforzi di bonifica».

Nonostante alcune cose possano essere fatte subito, il rapporto sottolinea che «in generale, contrastare e ripulire l'inquinamento, e catalizzare una bonifica sostenibile dell'Ogoniland richiederebbe tra 25 e 30 anni. Questo lavoro richiederà la messa in opera di tecnologie moderne per bonificare I territori e le acque inquinate, una vigilanza ambientale ed una regolamentazione migliori, così come una collaborazione attiva tra il governo, il popolo Ogoni e l'industria petrolifera», vale a dire tra le vittime ed i veri carnefici ambientali dell'Ogoniland.

Per Achim Steiner,  il direttore esecutivo dell'Unep, «il rapporto fornisce la base scientifica che permette di avviare in maniera concreta un restauro ambientale troppo lungamente atteso nell'Ogoniland, regno nella  regione del Delta del Niger. L'industria petrolifera è un settore dell'economia nigeriana da più di 50 anni, ma numerosi nigeriani hanno pagato un forte prezzo, come sottolinea questo rapporto. L'Unep spera che queste conclusioni permetteranno di mettere fine a decenni di impasse nella regione e forniranno una base sulla quale la fiducia potà essere costruita e delle misure potranno essere prese per rimediare ai molteplici problemi sanitari e per lo  sviluppo sostenibile che colpiscono il popolo ogoni. In più, il nostro studio propone all'industria petrolifera ed alle agenzie di regolamentazione un modello operativo più responsabile in Africa ed altrove, in un'epoca in cui la produzione o lio sfruttamento aumentano in diverse regioni del continente. La bonifica dell'Ogoniland rimedierà non solo a delle tragiche sequele, ma sarà anche una grande impresa di ripristino ecologico, con molteplici potenziali effetti positivi, che vanno dal riallineamento delle diverse parti interessate in un'unica causa, a dei miglioramenti durevoli per il popolo Ogoni».

Eccoi gli altri punti critici contenuti nelle conclusioni del rapporto Unep:  

- Il controllo e la manutenzione dell'infrastruttura petrolifera nell'Ogoniland sono state e restano inadeguate: le adeguate procedure della Shell Petroleum Development Company (Spdc) non sono state applicate, portando a problemi di salute pubblica e sicurezza.

- L'impatto del petrolio sulla vegetazione delle mangrovie è stato disastroso. L'inquinamento da petrolio in numerose foci interditali ha lasciato le mangrovie, che servono da zone di nursery per pesci e da filtri naturali contro l'inquinamento, spoglie di foglie e gambi e  con le radici ricoperte da uno strato di sostanza bituminosa di uno spessore perfino di più di un centimetro.

- Le 5 concentrazioni più elevate di idrocarburi petroliferi totali ritrovate nelle falde freatiche superano un milione di microrganismi per litro (µg/l), contro i 600 µg/l previsti dagli standard nigeriani.

- Quando hanno luogo delle fughe di petrolio sul suolo, si  innescano spesso degli incendi distruggendo la vegetazione e creando una "crosta" che rende il recupero e la rivegetazione difficili. In alcuni siti, una crosta di ceneri e fanghi è presente sulla terra da diversi decenni.

- L'acqua di superficie dei corsi d'acqua in tutto l'Ogoniland e nei dintorni contiene idrocarburi. Lo strato di petrolio galleggiante varia tra uno strato spesso dio olio nero e leggeri riflessi.

- Malgrado la preoccupazione delle comunità, i risultati dimostrano che il consumo di pesce nell'Ogoniland, sia che si tratti di quello pescato localmente o di quello acquistato nei mercati, non presenta rischi per la salute. Secondo il rapporto «i pesci avrebbero la tendenza ad abbandonare le zone inquinate a beneficio delle acque più pulite. Però il settore della pesca soffre per la distruzione degli habitat dei pesci e dell'inquinamento molto persistente di numerose foci. Per esempio, numerosi impianti di acquacoltura installate dagli imprenditori sono stati rovinati per lo strato permanente del petrolio galleggiante.

- La comunità ogoni è esposta agli idrocarburi ogni giorno e per numerose vie. Se l'impatto della contaminazione dei singoli siti tende ad essere localizzato, l'inquinamento dell'aria legato alle operazioni dell'industria petrolifera è generalizzato e colpisce la qualità della vita di circa un milione di persone.

- La raffinazione artigianale, pratica con la quale il petrolio greggio ottenuto illegalmente da operazioni dell'industria petrolifera è raffinato in distillerie primitive, mette numerose vite in pericolo e porta ad aree di devastazione ambientale, nell'Ogoniland e nei dintorni.

Il controllo satellitare ha rivelato che a Bodo West, nella Lga di Bonny, l'aumento della raffinazione artigianale tra il 2007 e il 2011 si è accompagnato ad un calo del 10 per cento della copertura di mangrovie sane, cioè in totale oltre 307,380 m2.

- La Remediation by enhanced natural attenuation (Rena), un metodo per intensificare l'azione dei microbi naturalmente presenti, fino ad oggi il solo metodo di bonifica osservato dall'Unep nell'Ogoniland, non si è rivelato efficace. Attualmente la Spdc applica questa tecnica solo sullo strato di terra superficiale, presumendo che, dato il tipo di petrolio interessato, la temperatura e la presenza di una substrato di argilla, gli idrocarburi non vadano più in profondità. Però in 49 casi, l'Unep ha osservato degli idrocarburi nel suolo ad almeno 5 metri di profondità.

Secondo il rapporto «tutte le attuali fonti di contaminazione devono essere eradicate prima che cominci la bonifica delle foci, dei sedimenti e delle mangrovie» .

L'Unep chiede anche che in Nigeria vengano realizzate tre nuove istituzioni per sostenere questo gigantesco sforzo di bonifica e ripristino ambientale: l'Ogoniland Environmental Restoration Authority che curi la fase di transizione  che dovrebbe iniziare il più presto  possibile, che dovrebbe anche controllare l'attuazione delle raccomandazioni del rapporto. Le sue attività dovrebbero essere finanziate dall'Environmental Restoration Fund for Ogoniland, che sarà avviata con un capital iniziale di un miliardo di dollari fornito dall'industria petrolifera  e dal governo, per coprire i primi 5 anni del progetto di bonifica. L'Unep ha anche raccomandato l'Integrated Contaminated Soil Management Centre,gestito direttamente dall'Ogoniland attraverso "mini treatment centres", per trattare i suoli contaminate, fornendo lavoro direttamente alle comunità ogoni.

Le rapporto raccomanda anche la realizzazione di un Centre of Excellence in Environmental Restoration nell'Ogoniland per formare localmente i lavoratori e creare reddito per le comunità colpite dall'inquinamento petrolifero «nel Delta del Niger ed altrove nel mondo». Ma l'Unep chiede soprattutto «delle riforme di governance e della regolamentazione ambientale, dei controlli e dell'applicazione delle norme ambientali, così come un miglioramento delle pratiche dell'industria petrolifera».

Torna all'archivio