[05/08/2011] News

Dopo l'Ipcc, arriva l'Ipbes: un panel dedicato alla biodiversità

Le strutture internazionali necessarie a mettere a disposizione la straordinaria conoscenza che si sta acquisendo sul funzionamento dei sistemi naturali e per comprendere al meglio le interrelazioni tra essi e i nostri sistemi sociali, si stanno sempre di più perfezionando.

Oltre al ben noto IPCC (Intergovernamental Panel on Climate Change www.ipcc.ch) che ha fornito dal 1988, data della sua nascita, ad oggi, una straordinaria base di informazioni, conoscenze e messa a punto di scenari per i decisori politici  ed economici, sulla delicatissima questione dei cambiamenti climatici e del nostro ruolo esercitato in queste modificazioni, dopo qualche anno di lavori preparatori, sta per essere definitivamente avviato l'Intergovernamental Science Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (www.ipbes.net), una sorta di IPCC dedicato alla biodiversità .

La prima sessione plenaria di questo organismo che è stato approvato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel dicembre 2010, avrà luogo a Nairobi dal 3 al 7 ottobre prossimi. L'obiettivo centrale dell'IPBES è proprio quello di creare un'interfaccia tra la comunità scientifica e i policy makers che contribuisca ad aiutare la costruzione delle necessarie capacità mirate all'utilizzo delle conoscenze scientifiche nella prassi politica-economica corrente. L'obiettivo specifico dell'IPBES è di svolgere questo ruolo, ufficializzato nell'ambito del sistema delle Nazioni Unite e riconosciuto dai singoli governi delle nazioni, concentrandosi sulle conoscenze relative alla ricchezza della vita sulla Terra, la biodiversità del pianeta, e i servizi che gli ecosistemi offrono al benessere ed alle economie delle società umane.

L'IPBES costituisce una tappa fondamentale del percorso avviato ai primi degli anni 2000 dall'iniziativa del Millennium Ecosystem Assessment (MEA), l'affascinante lavoro del gruppo di oltre 1.200 studiosi di fama internazionale che si occupano delle interrelazioni tra sistemi naturali e sistemi sociali che ha prodotto nel 2005 l'ottimo rapporto finale "Ecosystems and Human Well-being" stampato in 5 volumi da Island Press, volumi di grande interesse e tutti scaricabili dal sito del Millennium Ecosystem Assessment http://www.maweb.org/.

Il team di scienziati che ha costituito il Board del Millennium Ecosystem Assessment ha elaborato uno Statement di accompagno al Rapporto il cui titolo è già tutto un programma, "Living Beyond Our Means. Natural Assets and Human Well-being". In questo Statement si leggono affermazioni molto chiare ed interessanti, alcune delle quali riporto di seguito :

Il nucleo essenziale di questa dichiarazione è costituito da un allarme: l'attività umana pone una tale pressione sulle funzioni naturali della Terra che la capacità degli ecosistemi del pianeta di sostenere le generazioni future non può più essere data per scontata.

L'approvvigionamento di cibo, acqua dolce, energia e materiali per una popolazione in continua crescita è stato raggiunto ad un costo considerevole per il complesso sistema di piante, animali e processi biologici che rendono il pianeta abitabile.

Con il crescere del fabbisogno umano nei decenni a venire, questi sistemi dovranno affrontare pressioni anche maggiori, insieme al rischio di un ulteriore indebolimento delle infrastrutture naturali degli ecosistemi di tutto il mondo da cui tutte le nostre società dipendono.

Proteggere e migliorare il nostro benessere futuro richiede un utilizzo più saggio e meno distruttivo delle risorse naturali. Ciò comporta a sua volta cambiamenti radicali nel modo in cui prendiamo ed attuiamo le decisioni.

Dobbiamo imparare a riconoscere il reale valore della natura, sia in termini economici sia per la ricchezza che offre alle nostre vite, in modi che sono molto più difficili da quantificare.

Ma soprattutto, la protezione di queste risorse non può più essere considerata come un accessorio extra, da affrontare solo dopo che interessi più pressanti, come la creazione della ricchezza economica o la sicurezza nazionale, siano stati risolti.

Si tratta di concetti basilari che ogni politico dovrebbe fare propri, tutti fondati sulle migliori ricerche derivate dai grandi programmi di ricerca internazionali sui cambiamenti globali, oggetti frequentemente delle riflessioni di questa nostra rubrica su "Greenreport".

Quanto sopra riportato ha trovato ulteriori conferme nel lavoro svolto dagli studiosi sin da dopo la pubblicazione del rapporto del Millennium Ecosystem Assessment. Non solo ma, come ricordavo nella rubrica della scorsa settimana, molte iniziative avviate dalla comunità scientifica hanno cercato di coordinare al meglio gli avanzamenti delle conoscenze per metterli a disposizione dei decisori politici (come la Earth System Sustainability Initiative dell'International Council for Science che ho illustrato nella scorsa rubrica, vedasi www.icsu.org/what-we-do/projects-activities/earth-system-sustainability-initiative).

E' bene ricordare che tutte queste iniziative sono fra di loro coordinate e quindi lo sforzo della comunità scientifica che si occupa di Earth System Science è quello di avere sempre di più un forte coordinamento delle conoscenze che stiamo acquisendo sui sistemi naturali e le loro interrelazioni sui sistemi sociali, per poter fornire ai decisori politici ed economici gli strumenti basilari necessari ad attuare interventi concreti. Proprio nelle iniziative di questo tipo, patrocinate sempre dalla prestigiosa International Council for Science (ICSU), esiste anche il Programme on Ecosystem Change and Society (PECS, vedasi www.icsu.org/what-we-do/interdisciplinary-bodies/pecs) che ha costituito un importante strumento informativo per l'avvio dell'IPBES.

Il PECS è nato nel 2008, coordinato dal grande ecologo Stephen Carpenter della Madison Wisconsin University, proprio a seguito del Millennium Ecosystem Assessment e si è dedicato all'analisi interdisciplinare dello stato di salute dei numerosi servizi che gli ecosistemi offrono al nostro benessere (dalla rigenerazione del suolo, al ciclo idrico, alla composizione dell'atmosfera, alla ricchezza della biodiversità ecc.), ai cambiamenti da essi subiti a causa dell'intervento umano, alle modalità per gestire correttamente la relazione sistemi naturali-sistemi sociali per evitare i danni ai servizi degli ecosistemi, all'individuazione di tutte le soluzioni capaci di fornire resilienza ai servizi degli ecosistemi ecc. Proprio nel dicembre del 2008 è stato prodotto il rapporto "Ecosystems Change and Human Well-being" (vedasi http://www.icsu.org/publications/reports-and-reviews/ecosystem-change-report/ecosystem-change-and-human-wellbeing-2008) .

Se il mondo politico ed economico riuscisse meglio ad utilizzare le conoscenze scientifiche oggi disponibili sarebbe un fatto estremamente positivo per la costruzione di un futuro realmente migliore per tutti.

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