[22/07/2011] News

L'Fmi alla Cina: ĞDovete rivedere il vostro modello di crescitağ

Mentre l'Europa lancia un Piano Marshall da 158 milioni di euro per salvare la Grecia e probabilmente lo stesso euro, mentre Ben Bernanke, capo della Federal Bank Usa, avverte che «Praticamente tre anni dopo, la ripresa negli Stati Uniti e in molti altri Paesi resta lontana dall'essere totale», in pochi si sono accorti dell'avvertimento lanciato dal Fondo monetario internazionale al nuovo gigante dell'economia mondiale, la Cina, che sembrerebbe non aver sentito la crisi e che addirittura la avrebbe utilizzata come trampolino per conquistare nuove fette di mercato globalizzato e rafforzare quello interno.

Secondo il recentissimo documento del Fmi  «People's Republic of China: Spillover Report for the 2011 Article IV Consultation and Selected Issues» il luccichio della rapidissima crescita cinese nasconde gravi rischi e richiede forti correzioni.

Il rapporto Fmi si concentra «Sulle questioni sollevate dai partner chiave. Nel caso della Cina, questi partner hanno visto benefici dalla sua crescita, soprattutto durante la crisi, ma sono stati interessati anche a vari livelli di spillover da una potenziale interruzione della crescita costante avvenuta fino ad ora in Cina, dal ritmo lento dell'attuale aggiustamento della valuta e  da un ulteriore accumulo di riserve valutarie, già il più grande del mondo, e dal closed capital account».

Secondo i ricercatori del Fmi che hanno redatto l'analisi sulla Cina, i messaggi principali che vengono dal rapporto sono: «La capacità della Cina di trasmettere ed originare veri e propri shock è in aumento, il che implica una sua importante parte per la stabilità del mondo. Nella misura in cui la sua crescita orientata all'export modello è una fonte di stress, il riequilibrio economico è cruciale». Per questo tipo di processo, la rivalutazione dello yuan, la moneta cinese, è importante, ma il Fmi avverte che «Da solo produce limitati spillovers (esternalità, ndr). Significativi effetti positivi sulle produzioni ed il commercio degli altri richiedono una trasformazione completa che riduca il risparmio interno e delle aziende cinesi ed aumenti il depresso fattore prezzi. Quest'ultimo potrebbe anche alleviare le preoccupazioni per la competitività della Cina sia realizzata con una distorta struttura dei prezzi, facilitando così le tensioni del commercio, che sono in sé un rischio per l'economia mondiale».

Ora il Fondo monetario internazionale, dopo aver esaltato il modello cinese (anche come ancora di salvataggio per qualche grande multinazionale capitalista d'assalto e qualche Stato rimasto sotto le macerie della guerra finanziaria dell'ipercapitalismo scatenato con la volenterosa complicità dello stesso Fmi), scrive nero su bianco che «il fallimento del riequilibrio di un modello di crescita senza precedenti implicherebbe un aumento della quota di mercato delle esportazioni, con un "potential overhang in capacity, e spillover avversi che darebbero come risultato stress sui bilanci aziendali e bancari. Le politiche cinesi possono influenzare i flussi di capitale globali, anche se questo ruolo è secondario e fondamentalmente riguarda la crescita dei mercati dei Paesi emergenti e le condizioni di liquidità dei Paesi avanzati. Mentre la Cina fa grandi acquisti di reserve currency assets per ridurre il loro rendimento e spingere il capitale nei mercati emergenti, non è chiaro quale sia l'effetto netto del suo closed capital account e quel che succederebbe aprendolo»

Quindi per il Fmi, il riequilibrio cinese passa per un aumento dei consumi interni, più che sulle esportazioni. Una ricetta che il governo comunista di Pechino ha messo in atto durante la crisi finanziaria, ma senza rinunciare ad esportazioni ed ad acquisizioni in occidente e nei Paesi in via di sviluppo.

Il Fondo monetario internazionale, pur riconoscendo  che la Cina ha fatto «Progressi considerevoli» per trasformare il suo sistema finanziario, continua a chiedere una rivalutazione del yuan e una riforma del modello di crescita cinese. Il documento si congratula con il governo cinese «Per i progressi considerevoli che ha compiuto in vista di basare maggiormente il sistema finanziario sull'offerta e la domanda e di migliorare il quadro di regolamentazione e vigilanza», ma insiste sul fatto che «un mix di apprezzamento della moneta e di riforme, in vista di riequilibrare il modello di crescita, si tradurrebbero in benefici sostanziali tanto per la Cina che per gli altri Paesi».

Pechino si è impegnato a rivalutare progressivamente lo yuan, rendendolo alla fine pienamente convertibile, ma non brilla certo per l'applicazione di questa promessa. Secondo il Fmi da una rivalutazione della moneta cinese più che gli Usa e l'Europa, che dicono che l'attuale cambio favorisce in maniera sleale le esportazioni cinesi, ne trarrebbero vantaggio altri Paesi emergenti del sud-est asiatico.

Il rapporto dice che tutto è collegato: la riforma del sistema finanziario, «che dovrebbe permettere a termine un'allocazione armoniosa del risparmio verso la domanda in capitali», la convertibilità del yuan  e il riequilibrio della crescita cinese verso la crescita interna. L'Fmi è convinto che questo «vada nell'interesse del pianeta del suo insieme», proprio perché la capacità della Cina di trasmettere choc economici è in aumento, quindi «il riequilibrio economico è essenziale».

Per quanto riguarda la fiammata dell'inflazione in Cina, che sta diventando un grosso problema sociale, il Fmi pensa che si stabilizzerà presto, per poi rallentare. La crescita dei prezzi sarebbe però «Uno dei rischi  principali che pesano sulla robusta crescita del Paese, insieme a quello di una bolla immobiliare che potrebbe già essere in corso di formazione».

Le autorità cinesi, che solo nel 2010 hanno consentito che fosse reso pubblico questo tipo di rapporto, secondo il Fmi hanno «accolto con favore la spillover analysis, facendo notare che le loro politiche hanno importanti effetti di ricaduta globale. Considerano che garantire la stabilità interna sia la ricaduta più importante per il resto del mondo. Considerano il riequilibrio della crescita della Cina come buono per la Cina e per il resto del mondo ed hanno convenuto che un pacchetto completo di apprezzamento della valuta e di riforme strutturali produrrebbe risultati positivi. Ma  hanno anche sottolineato che, per ottenere il massimo effetto positivo, la Cina ha bisogno che il riequilibrio sia accompagnato da riequilibri in altre parti del il mondo». 

Insomma, la Cina risponde che non è disposta a modificare il suo modello di sviluppo e di esportazioni se non lo faranno anche gli altri, ma il rapporto Fmi conclude «l'obiettivo di questo spillover report è quello di quantificare le ricadute delle varie politiche per riequilibrare la domanda in Cina e ridurre durevolmente il current account surplus. Il payoff  per il resto del mondo, così come per la Cina, potrebbe essere importante. Tuttavia, qualsiasi interruzione nella crescita, derivante da un fallimento nell'affrontare le tensioni implicite nel modello di crescita esportatore della Cina, porterebbe grandi ricadute negative. La posta in gioco per il mondo, con una transizione morbida verso un modello di crescita con una maggiore crescita interna, è  quindi notevole».

Torna all'archivio