[19/07/2011] News

Perù: il governo uscente prova a scacciare le tribù incontattate prima che prenda il potere Ollanta Humala

Nuovo sversamento di petrolio nell’Amazzonia peruviana

Il dipartimento agli affari indiani del Perù, soli pochi giorni dall'insediamento del nuovo governo del presidente indio Ollanta Humala Tasso, che avverrà  il 28 luglio, ha reso noti piani di apertura delle riserve degli Indiani incontattati alle compagnie petrolifere.

L'allarme è lanciato da Survival International che stima che «in alcune delle regioni più remote dell'Amazzonia peruviana vivono 15 diverse tribù di Indiani isolati» e spiega che tra queste ci sono i Cacataibo, gli Isconahua, i Matsigenka, i Mashco-Piro, i Mastanahua, i Murunahua (o Chitonahua), i Nanti e gli Yora.

Secondo l'Ong che difende i popoli tribali, questi piccoli gruppi di esseri umani «stanno affrontando terribili minacce. Sono a rischio le loro terre, i loro mezzi di sostentamento e le loro stesse vite. Se non verranno prese misure urgenti, molto probabilmente si estingueranno. I popoli isolati sono estremamente vulnerabili a ogni forma di contatto esterno anche perché non hanno difese immunitarie verso le malattie occidentali. La legge internazionale riconosce i diritti territoriali degli Indiani, così come il loro diritto di vivere nelle loro terre nel modo che preferiscono. Ma il governo peruviano non rispetta tale legge e non lo fanno nemmeno le compagnie che hanno invaso i loro territori».

Sembra proprio che i funzionari del dipartimento degli affari indiani abbiano intrapreso una corsa contro il tempo per far trovare Ollanta Humala di fronte al fatto compiuto, probabilmente temendo che il nuovo presidente nazionalista di sinistra (che ha già annunciato una visita di Stato a Cuba per incontrare Fidel Castro) adotti politiche favorevoli al riconoscimento dei diritti degli indios come quelle adottate dal presidente boliviano Evo Morales.

Survival spiega che «nuove leggi autorizzerebbero lo Stato a far entrare le compagnie del gas e del petrolio nelle riserve, nonostante l'enorme rischio rappresentato per le vite degli Indiani. Circa 15 tribù dell'Amazzonia peruviana hanno scelto di resistere al contatto con l'esterno; se le loro terre dovessero essere aperte, rischierebbero tutte l'estinzione».

La proposta ha già suscitato un'ondata di critiche tra le organizzazioni indigene che nei mesi passati nell'Amazzonia peruviana si sono rese protagoniste di vere e proprie battaglie contro i petrolieri e di sanguinosi scontri con le forze di sicurezza. Le organizzazioni indie fanno rilevare la coincidenza temporale con i piani di espansione dell'enorme giacimento di gas Camisea, nel Perù sud orientale. Un progetto energetico molto controverso e impattante che interessa una gran parte della riserva Kugapakori-Nahua-Nanti, dove vivono molte tribù incontattate.

Secondo l'Asociación Interétnica de Desarrollo de la Selva Peruana, che riunisce 57 federazioni e organizzazioni territoriali e 1.350 comunità dove vivono 350 mila indigeni peruviani appartenenti a 10 diverse famiglie linguistiche, «qualsiasi nuova esplorazione nella riserva violerebbe le condizioni poste dalla Banca di Sviluppo Interamericana, che ha finanziato lo sviluppo del progetto. La legge internazionale e quella peruviana affermano entrambe che i popoli indigeni debbano essere consultati in merito a qualsiasi progetto che interessi le loro terre. Nel caso dei popoli incontattati, questa consultazione è impossibile».

il direttore generale di Survival International Stephen Corry è molto preoccupato per questo ennesimo tentativo di invasione delle terre degli indios più isolati ed indifesi: «Survival chiede che le esplorazioni petrolifere e del gas nelle terre dei popoli incontattati cessino immediatamente. Questa decisione è una mossa incredibilmente cinica da parte del governo uscente. Se saranno mantenuti questi tipi di programmi, il Dipartimento agli affari indiani non avrà più nessun Indiano di cui prendersi cura. L'apertura delle riserve delle tribù incontattate le porterà quasi certamente all'estinzione e se la nuova amministrazione ha intenzione di impegnarsi per proteggere i popoli indigeni, deve certamente abbandonare il progetto».

Survival spega che «tutto quello che sappiamo di questi popoli dimostra chiaramente che essi vogliono mantenere il loro isolamento. Nelle rare occasioni in cui vengono avvistati o incontrati, rendono ben chiara la loro volontà di rimanere da soli. In alcuni casi reagiscono ai tentativi di contatto con aggressività, per difendere il loro territorio, oppure lasciano segnali nella foresta che ammoniscono gli estranei a tenersi lontani. Nel passato, tutti questi popoli hanno sofferto violenze brutali e malattie devastanti, importate dagli stranieri. Per molti di loro, le sofferenze continuano. Hanno chiaramente buone ragioni per non volere il contatto».

Per capire cosa potrebbe accadere agli indiani incontattati ci vuole poco. Oggi le comunidades indígenas de Ucayali hanno denunciato che il 17 luglio è avvenuto un nuovo sversamento di petrolio nella Quebrada Mashiria, nei territori della la comunidad Nuevo Sucre. I popoli indigeni chiedono alla Maple Gas Corporation Perú, responsabile di questi ed altri gravi inquinamenti, di bonificare immediatamente la zona. La Federación de Comunidades Nativas de Bajo Ucayali (Feconbu) e l'Organización Regional de Ucayali hanno chiesto che il governo di Lima e quello regionale intervengano per fermare «questo nuovo attacco ai popoli indigeni».

«L'impresa è già responsabile di 5 sversamenti consecutivi di petrolio successi nella sua concessione tra il 2009 e il 2010 - dice Lizardo Cauper Pezo, presidente della Fecnbu - Per la popolazione della quebrada Mashiria la zona reppresenta una delle principali fonti di acqua per uso e consumo umano; inoltre accoglie una grande biodiversità che verrà irremidiabilmente colpita dagli sversamenti. L'impresa Maple ha assunto 32 fratelli della comunidad per ripulire lo sversamento, senza dar loro nessuna protezione contro gli effetti tossici per la salute o un adeguato equipaggiamento».

«E' irresponsabile - protesta Raúl Tuesta, capo della comunidad Nuevo Sucre - il modo in cui si sta  compromettendo la salute dei comuneros nella bonifica dello sversamento». 

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