[19/07/2011] News

"Der Pakt mit dem Panda", la risposta del Wwf alle accuse

Il documentarista tedesco Wilfried Huismann ha girato un film dal titolo "Der Pakt mit dem Panda" (Patto con il panda), in cui si dipinge il Wwf come un'organizzazione ambientalista che non esita a commettere scelleratezze di ogni genere. Il Wwf ribatte: «Non pretendiamo di poter vantare solo successi: le critiche costruttive ci permettono di crescere e ci aiutano a fare sempre meglio nel nostro lavoro. Ma le accuse mosse nel film sono così generalizzate che davvero non possiamo esimerci dal replicare. Tra le altre cose, si sostiene che il Wwf appoggerebbe l'ingegneria genetica, spalleggerebbe le politiche distruttive di aziende produttrici di olio di palma e addirittura, in India, collaborerebbe a progetti di reinsediamento forzato di popolazioni locali. Sono affermazioni insostenibili, in merito alle quali, perciò, sentiamo l'esigenza di scendere più nel dettaglio. Perché il Wwf preferisce confrontarsi - oggi come in passato - con fatti concreti e documentabili».

Ecco le il lungo elenco delle risposte del Panda cosi come riportate dal Wwf International:

Accusa della TV: Il WWF sostiene l'ingegneria genetica. In realtà: Sul piano internazionale, il Wwf ha una posizione ben chiara al riguardo: rifiutiamo l'ingegneria genetica. E continueremo a farlo fintantoché non sarà dimostrato che le piante geneticamente modificate non rappresentano il benché minimo rischio per l'ambiente, la biodiversità e per noi uomini.  Questa posizione del Wwf Internazionale vale anche per tutte le organizzazioni nazionali dell'associazione. Tuttavia, in alcune di queste sono presenti collaboratori la cui opinione in materia non coincide con la posizione ufficiale del Wwf. È il caso, in particolare, di Paesi in cui il ricorso all'ingegneria genetica in agricoltura è già considerevole, come ad es. gli USA o l'Argentina. Per il Wwf non ci sono dubbi: condividiamo al 100% la posizione del Wwf Internazionale. Per noi, le piante geneticamente modificate non costituiscono un'alternativa possibile.

Accusa della TV: Il Wwf coopera con gruppi che fanno ricorso all'ingegneria genetica, come Monsanto. In realtà: Il Wwf non coopera con nessun gruppo che faccia ricorso all'ingegneria genetica, e neppure con Monsanto. Il Wwf prende parte alla tavola rotonda "Produzione sostenibile della soia" (Rtrs), un forum aperto cui possono partecipare tutti gli attori della catena di produzione della soia, dal piccolo coltivatore al grande gruppo. Benché anche Monsanto sia rappresentata alla tavola rotonda, non è possibile sostenere su questa base che il Wwf cooperi con l'azienda. Inoltre, è del tutto fuorviante affermare che il Wwf abbia aiutato Monsanto a ottenere un marchio di sostenibilità. Il Wwf non assegna marchi di sostenibilità.

Accusa della TV: Ufficialmente, il WWF sostiene di essere contrario all'ingegneria genetica, ma in effetti siede nella RTRS, che ammette espressamente il ricorso a queste tecnologie. In realtà: Il Wwf rifiuta l'ingegneria genetica in agricoltura e, in linea di principio, raccomanda di utilizzare solo soia prodotta senza ricorrere a manipolazioni genetiche. Ciò vale anche per la soia certificata in conformità ai criteri Rtrs. Continuiamo a collaborare con la Rtrs perché desideriamo incrementare la percentuale di soia non geneticamente modificata e, in generale, ridurre al minimo l'impatto ambientale della coltivazione di soia, ad es. la distruzione delle foreste. In molti Paesi, ad es. in Argentina, oltre il 90% della soia coltivata è manipolato geneticamente. E questo è un fatto che non possiamo ignorare, se vogliamo salvare le foreste.

Accusa della TV: Ufficialmente, il Wwf sostiene di essere contrario all'ingegneria genetica, ma Jason Clay del Wwf Stati Uniti e il dr. Hector Laurence del Wwf Argentina sono chiaramente a favore. In realtà: Sono punti di vista di outsider. Sul piano internazionale, il Wwf assume una posizione di chiaro rifiuto nei confronti dell'ingegneria genetica. Tuttavia, va sottolineato che la nostra organizzazione è un network vivo, in cui possono emergere opinioni differenti, in disaccordo con la linea ufficiale.
In più, Hector Laurence non ha mai fatto parte del Wwf, ma è stato membro, fino al 2008, della nostra organizzazione partner Fundación Vida Silvestre Argentina (Fvsa). Non esiste alcun "Wwf Argentina", come invece si sostiene nel film. Il Wwf ribadisce esplicitamente di non condividere l'opinione delle due persone citate.

Accusa della TV: In Indonesia, il Wwf ha concordato con l'industria la creazione di piantagioni di palma da olio su 9 milioni di ettari di territorio. In realtà: Quanto affermato è falso. In questo Paese, per legge, l'unica istanza dotata del potere decisionale necessario per stilare un piano di utilizzazione del territorio e metterlo in pratica è lo Stato indonesiano. Basta già solo questo per capire come non possa sussistere alcun contratto tra il Wwf e le imprese del settore, contrariamente a quanto sostenuto nella trasmissione TV. Il Wwf ha elaborato, in collaborazione con le popolazioni indigene, una pianificazione delle aree protette in cui sono comprese anche "foreste sacre".

Accusa della TV: È vero che a Papua gruppi indigeni come quello guidato dal capotribù Kasimiro sono stati o saranno trasferiti con il sostegno del WWF? In realtà:  No, non è vero. Il capo Kasimiro Sangara, ripreso nel filmato, vive con il suo popolo all'interno di un parco nazionale (Parco Nazionale del Wasur) a Papua. Il Wwf si prodiga fin dagli anni Novanta per la tutela di quest'area e per i diritti delle popolazioni che vi risiedono, e non acconsentirebbe mai all'insediamento di industrie all'interno di un parco nazionale. Al contrario, sostiene gli abitanti del luogo - tra questi, anche la citata tribù del capo Kasimiro - e li aiuta a conservare la propria cultura e le proprie fonti di sostentamento. Nel distretto in questione, ad esempio, il Wwf ha collaborato alla realizzazione di mappe in cui fossero segnalati i luoghi sacri agli indigeni; tali documenti sono stati poi messi a disposizione del governo, nell'ottica di favorire il rispetto delle sensibilità religiose e culturali. Inoltre la nostra organizzazione aiuta le popolazioni locali a individuare fonti di reddito alternative e a creare canali di vendita per i prodotti realizzati localmente secondo i principi del fair trade. Va specificato, tra l'altro, che l'intervista con il capo Kasimiro Sangara è stata tratta da un vecchio documentario TV del 2007.

Accusa della TV: Il Wwf accetta che in una piantagione con presunta certificazione di sostenibilità sia ritenuta sufficiente per gli oranghi una porzione di foresta naturale limitata allo 0,5% (in questo caso 80 ettari). In realtà: Non è vero. La piantagione mostrata nel filmato, PT Rimba Hararpan Sakti, non è ancora stata certificata e quindi non può neppure essere definita una piantagione sostenibile. In nessun caso si potrebbe considerare sufficiente ai fini della certificazione una percentuale di foresta naturale limitata allo 0,5%. Nell'intento di ottenere prossimamente la certificazione in conformità ai criteri Rspo, si programma di tutelare circa 4000 (non 80!) ettari di territorio, circa un terzo della superficie complessiva della piantagione. È evidente, quindi, che l'affermazione secondo cui sarebbero rimasti solo 80 ettari di foresta nell'intera piantagione non corrisponde a verità.

Accusa della TV: Il Wwf coopera con aziende produttrici di olio di palma - come la Wilmar - che perseguono politiche distruttive. In realtà: Tra la Wilmar e il Wwf non sono mai intercorsi contratti né passaggi di denaro. Anni fa, sulla base di un cosiddetto Memorandum of Understanding (MoU), il Wwf Indonesia ha organizzato, senza percepire alcun compenso, corsi di formazione sulla gestione di aree ad alto valore di conservazione (HCV) destinati ai collaboratori di alcune aziende attive nel settore dell'olio di palma. Si trattava di istruirli ad analizzare il patrimonio boschivo e a contrassegnare le aree di particolare valore ecologico per tutelarle dalla deforestazione. Il Wwf Indonesia assicura di non aver ricevuto denaro per queste prestazioni di consulenza, né dalla Wilmar né da altre aziende. In diversi punti del documentario TV si insinua invece il contrario. La Wilmar fa parte della Rspo dal 2005 e in questi anni ha ottenuto la certificazione per un certo numero di piantagioni. Il Wwf sa che le condizioni di alcune piantagioni Wilmar, in particolare quelle che ancora non sono state certificate, sono inquietanti. E per questo non ha esitato a biasimare l'azienda apertamente e con una certa frequenza. Smentiamo recisamente quanto asserito nel film, vale a dire che la collaboratrice indonesiana del Wwf Amalia Pramesvari rivesta esplicitamente il ruolo di responsabile della collaborazione tra il Wwf e la Wilmar.

Accusa della TV: Il Wwf raccomanda l'abbattimento delle foreste considerate "di valore inferiore". In realtà: È falso. Il Wwf non conosce il concetto di "foreste di valore inferiore". Qualora in una determinata regione sia stata pianificata, ad opera di istanze statali o private (non del Wwf!), la creazione di piantagioni e non vi sia più modo di evitare tale intervento, il Wwf esige perlomeno che siano risparmiate le aree ricoperte da preziose foreste primarie e secondarie particolarmente ricche di biodiversità, e che le piantagioni sorgano su terreni degradati (degraded land). Il presupposto fondamentale per dare vita a una nuova piantagione è la verifica della sua sostenibilità ambientale e sociale. Il WWF approva questo modo di procedere per tutelare le foreste e impedire che vengano abbattute indiscriminatamente.

Accusa della TV:  Il Wwf ha stipulato contratti di partnership con alcune aziende operanti nel settore dell'olio di palma, e accetta il loro denaro malgrado queste industrie siano favorevoli alla distruzione delle foreste e alla diffusione delle monocolture.  In realtà: Il Wwf non riceve denaro da aziende che producono olio di palma. È corretto affermare che nel 2004 ha collaborato con simili imprese, oltre che con gruppi del settore alimentare e istituti bancari, per dare vita alla Roundtable on Sustainable Palm Oil (Rspo), al fine di orientare la produzione dell'olio di palma verso criteri di maggiore sostenibilità. Il Wwf prende parte alla tavola rotonda con altre venti Ong (tra cui Oxfam, Solidaridad). Trattandosi di un sistema su base volontaria, la Rspo è una soluzione parziale, non una panacea per tutti i mali. Da sola, non è certo in grado di arrestare la deforestazione nelle regioni tropicali; deve essere coadiuvata da idonee misure legislative, da piani di utilizzazione del territorio e dall'individuazione di aree protette. La Rspo propugna i seguenti criteri: La conversione di foreste primarie e habitat degni di protezione (le cosiddette High Conservation Value Areas - HCV) in piantagioni è vietata. A tale riguardo viene fissato come spartiacque l'anno 2005: alle piantagioni create dopo quella data su territori precedentemente ricoperti da foresta primaria non sarà mai concesso il marchio Rspo. È vietato creare piantagioni in aree indigene senza aver ottenuto il consenso delle popolazioni locali.  È vietato il lavoro minorile. I dipendenti devono essere trattati secondo un approccio responsabile e ricevere un congruo salario. I diritti di utilizzazione del territorio vanno tassativamente rispettati. È consentito esclusivamente l'impiego di pesticidi ammessi nell'UE e il loro utilizzo è soggetto a rigorose limitazioni. Qualora si identifichino specie a rischio o High Conservation Value Areas che potrebbero essere danneggiate dalla presenza di piantagioni o frantoi, occorre introdurre opportune misure di tutela. L'adesione alla Rspo non è sufficiente ad attestare la sostenibilità di un'azienda. Per potersi definire sostenibile, essa deve produrre o acquistare olio di palma certificato.

Accusa della TV: Se il Wwf fosse davvero contrario alle monocolture, non sosterrebbe la Rtrs e la Rspo. Il Wwf non è interessato alla sostenibilità. In realtà: È falso. Il Wwf si adopera per conciliare gli interessi dell'agricoltura e la sicurezza alimentare con le problematiche della diversità biologica, della fertilità del suolo, dello stoccaggio del carbonio e della tutela delle acque. In molti Paesi dell'America Latina e dell'Asia, l'agricoltura viene praticata su superfici molto estese. Più vasta è la superficie adibita a monocoltura, più difficile diventa conservare la biodiversità. In questo contesto, le tavole rotonde sono uno strumento per promuovere la tutela della natura e dell'ambiente d'intesa con il mondo dell'economia privata.

Accusa della TV: Il Wwf accetta che nel Gran Chaco vengano dissodate ampie superfici di savana, considerate di scarso valore, al fine di raddoppiare nei prossimi anni la produzione di soia. In realtà: Non è vero. Il Wwf si impegna strenuamente al fianco della propria organizzazione partner affinché venga conservato l'importante habitat della foresta arida che caratterizza il Gran Chaco, e a tal fine elabora dettagliati piani di tutela e utilizzazione del territorio. Qualora in una determinata regione sia stata pianificata, ad opera di istanze statali o private (non del WWF!), la creazione di piantagioni e non vi sia più modo di evitare tale intervento, il Wwf esige perlomeno che siano risparmiate le aree ricoperte da preziose foreste primarie e secondarie particolarmente ricche di biodiversità, e che la soia venga coltivata su terreni degradati (degraded land). Per l'identificazione delle foreste degne di protezione esiste una procedura riconosciuta (High Conservation Value Forest Assessment) che trova applicazione anche presso altri sistemi di certificazione (Forest Stewardship Council). Nel documentario televisivo si sostiene il contrario.

Accusa TV: Il Wwf coopera con grandi gruppi che agiscono in dispregio dell'ambiente. In realtà: Sono le aziende a detenere il controllo dell'attività economica. Se rinunciamo a coinvolgerle, non raggiungeremo mai il nostro obiettivo, vale a dire conservare gli habitat minacciati a beneficio dell'uomo e della natura. Per questa ragione cerchiamo di influenzare positivamente le aziende attraverso scambi di vedute e cooperazioni. Tacciare questo di "greenwashing" è un'assurdità.

Accusa della TV: Il Wwf pratica il "greenwashing" a fini di lucro. In realtà: Il WWF non si vende. Poiché spesso le aziende, con la loro condotta, costituiscono una delle cause all'origine dei problemi che cerchiamo di risolvere, avviamo trattative con loro al fine di ottenere il massimo beneficio per la natura. Ma ci poniamo limiti ben chiari. Se collaboriamo con un'azienda nell'ambito di progetti specifici, ciò non significa che condividiamo tutti i suoi punti di vista. Il Wwf non avvia alcuna cooperazione se l'azienda in questione non è disposta ad accettare i nostri standard in materia di tutela ambientale e sostenibilità. E se necessario siamo pronti a criticare, anche pubblicamente, i partner con cui cooperiamo. Il panda non tollera museruole.

Accusa della TV: Il denaro frutto delle donazioni "si disperde" in maniera inefficace. In realtà: Le donazioni elargite al Wwf non "si disperdono", bensì confluiscono con efficacia nei singoli progetti. Lo confermano anche le verifiche da parte di istanze indipendenti cui ci sottoponiamo annualmente in qualità di organizzazione di pubblica utilità. Il Wwf Svizzera è certificato Zewo.

Accusa della TV: Il Wwf calpesta i diritti degli indigeni. In India, ad esempio, appoggia i progetti di reinsediamento forzato a danno dei popoli Adivasi; inoltre è corresponsabile della situazione in cui si trovano molti silvicoltori indonesiani, defraudati dei propri diritti. In realtà: L'affermazione secondo cui il Wwf sarebbe disposto ad accettare persino violazioni dei diritti umani pur di salvare foreste e animali minacciati è bugiarda e cinica. Ecco cosa dichiara al riguardo il direttore del Wwf India, Ravi Singh: "In India, semplicemente, non è consentito trasferire forzosamente interi villaggi allo scopo di proteggere le tigri. E il Wwf non si schiererebbe mai a favore di una simile misura." Il Wwf è inorridito all'idea che lo si accusi di partecipare al reinsediamento forzato di un milione di Adivasi. Il Wwf non si rende complice di simili coercizioni. E sono molti i luoghi in cui si batte proprio perché tragedie di questa natura non accadano. 
Il Wwf collabora con molte popolazioni indigene e con le loro organizzazioni, nello specifico per quanto riguarda la gestione di aree protette, l'utilizzo sostenibile delle risorse naturali e la difesa di interessi sul piano politico, in merito a questioni di rilevanza comune. Il sostegno alle comunità indigene e locali nell'ambito dei progetti di tutela ambientale del Wwf mira a rafforzare le loro capacità di iniziativa e le competenze di carattere pratico. In tale contesto, il Wwf assume anche un ruolo di mediatore tra le comunità e le autorità statali, per far sì che le rivendicazioni e i diritti tradizionalmente spettanti a queste popolazioni trovino ascolto presso le alte sfere politiche e amministrative. Altri progetti puntano direttamente a migliorare le condizioni di vita delle comunità indigene e locali, ad es. lanciando il concetto dell'ecoturismo, introducendo l'allevamento ittico o apportando migliorie all'agricoltura.

Accusa della TV: Il Wwf contribuisce alla distruzione delle foreste del Borneo. In realtà: È falso. Il Wwf si batte da anni per la conservazione delle foreste del Borneo e, con la sua iniziativa Heart of Borneo, ha contribuito in misura essenziale a proteggere gran parte delle foreste dell'isola, mediante la pianificazione dell'utilizzo del territorio, l'assegnazione della certificazione FSC ai boschi gestiti in modo sostenibile e l'individuazione di aree da sottoporre a tutela. Da sei anni, ad esempio, eroghiamo finanziamenti per il mantenimento e lo sviluppo del parco nazionale Betung Kerihun. È il secondo parco nazionale del Borneo in ordine di grandezza e rappresenta un habitat di grande rilevanza per l'orango. Qui, grazie ai fondi del Wwf, sono state istituite pattuglie antibracconaggio per proteggere questi primati e altre specie minacciate.
Inoltre, il Wwf porta avanti progetti di rimboschimento nel territorio compreso tra i parchi nazionali Betung Kerihun e Danau Sentarum, per fare in modo che due popolazioni di oranghi finora separate tornino a ricongiungersi. Nel parco nazionale Sebangau sta recuperando vaste superfici boschive torbose, in cui risiede una delle più numerose popolazioni di oranghi esistente al mondo. Nel Borneo, i parchi nazionali, per la cui tutela il WWF si impegna attivamente in loco, si estendono su oltre tre milioni di ettari.

Accusa della TV: Il Wwf utilizza le trappole fotografiche per le tigri come trovata spiritosa a fini di PR. In realtà: Il Wwf ricorre alle trappole video-fotografiche per finalità scientifiche, quale prova della presenza di un determinato numero di tigri nella zona interessata. I dati raccolti servono anche da base per la definizione di nuove aree protette per questi felini. Le trappole video-fotografiche non vengono impiegate solo per le tigri, ma anche per numerose altre specie animali in tutto il mondo, ad es. rinoceronti, linci e panda. E sono molte le organizzazioni ambientaliste che utilizzano questa tecnica per determinare il numero di effettivi, i percorsi di migrazione o le abitudini di vita, specialmente in regioni poco accessibili.

Accusa della TV: Il Wwf supporta iniziative dannose di ecoturismo, che certamente fruttano molto denaro da impiegare per la protezione delle tigri, ma disturbano gli animali e distruggono le foreste. In realtà: Il Wwf non percepisce compensi dai turisti nell'ambito dei progetti di tutela delle tigri. Il turismo è un'importante fonte di introiti per le popolazioni locali e un'ulteriore assicurazione per la conservazione delle foreste. In determinati luoghi, come ad es. la riserva per le tigri di Kanha, il Wwf si impegna affinché siano definite zone chiave sottoposte a una tutela rigorosa e chiuse all'accesso dei turisti, affinché nelle altre aree si stabiliscano limiti ben precisi al numero di veicoli e visitatori ammessi ogni giorno e una parte del denaro raccolto sia destinata alle iniziative locali di protezione delle tigri. Come mostrato anche dal film, nella riserva di Kanha la foresta è ben conservata e la popolazione di tigri è stabile.

Accusa della TV: Il Wwf è responsabile del trasferimento forzato della popolazione Adivasi che risiedeva nella riserva per le tigri di Kanha. Il trasferimento degli Adivasi che risiedevano nella riserva per le tigri di Kanha ha avuto luogo tra il 1973 e il 1974, senza alcun coinvolgimento del Wwf India. La misura ha coinvolto 650 famiglie di 24 villaggi ed è stata messa in atto dalle autorità statali. Si tratta di un provvedimento conforme alle norme giuridiche dell'epoca, ma non più in linea con gli standard odierni. Attualmente, per attuare un provvedimento di questo tipo andrebbero rispettate le rigorose disposizioni del Widlife Protection Act. Da anni in India è vietato per legge organizzare reinsediamenti forzati e il Wwf non appoggerebbe in nessun caso una simile iniziativa. Il position paper del WWF Internazionale "Indigenous Peoples and Conservation: Wwf Statement of Principles" del 2008 chiarisce che il Wwf non appoggia attività che non ottengono il pieno supporto/la piena approvazione delle comunità indigene interessate, tra cui in particolare i trasferimenti (si veda il punto III Principles of Partnership, n. 30). Non è mai accaduto quindi - contrariamente a quanto sostenuto nel documentario Ard - che il Wwf sia stato coinvolto in reinsediamenti connessi all'istituzione di riserve per le tigri o che ne abbia promosso l'attuazione.

Accusa TV: Il progetto del Wwf relativo alle tigri è naufragato. In realtà: Non esiste "il" progetto del WWF relativo alle tigri. Il WWF è impegnato in numerosi progetti di successo per la tutela di questi felini. A livello internazionale, ci concentriamo su 12 habitat prioritari, dalla Russia all'Indonesia e dall'India fino alla Cina e al Vietnam. Il Wwf è attivo in 10 dei 12 Stati in cui è diffusa la tigre, e nella maggior parte dei Paesi porta avanti progetti mirati di tutela, oltre a intrattenere buoni rapporti con le istanze decisionali della politica.
Al Summit sulla tigre tenuto a San Pietroburgo, in Russia, nel mese di novembre 2010, capi di Stato e ministri di tutti i Paesi compresi nell'area di diffusione della tigre hanno dichiarato di voler puntare al raddoppio del numero di esemplari di questo felino, attualmente pari a circa 3200, entro il 2022. Per ottenere questo risultato è stato varato un piano d'azione per il salvataggio della specie. Il Wwf era ed è un partner decisivo per il raggiungimento di questo ambizioso obiettivo. Nella sola India sono state istituite 39 riserve per le tigri, e altre 8 si trovano in diverse fasi di definizione. Il bracconaggio è la seconda principale causa di riduzione degli effettivi di tigre in tutto il mondo, pertanto sosteniamo con successo in numerosi Paesi la creazione di unità speciali per contrastare questo triste fenomeno. Inoltre, in collaborazione con partner del calibro di Traffic e dell'Interpol, combattiamo il commercio illegale di prodotti derivati dalla tigre.

Accusa della TV: L'Operazione Tigre del Wwf è fallita. In realtà: Con la campagna mondiale "Operazione Tigre", lanciata nel 1972, il WWF è riuscito per la prima volta a portare alla ribalta internazionale la causa della tigre. Uno dei primi successi: in collaborazione con lo Stato indiano e l'allora presidente Indira Gandhi il WWF ha ottenuto un risultato fino allora ritenuto impensabile, vale a dire realizzare un piano nazionale di tutela della tigre con 15 nuove aree protette. A quel tempo in India il numero delle tigri allo stato libero si aggirava presumibilmente attorno alle 2500 unità; oggi, secondo i più recenti conteggi, è sceso a 1700. Un insuccesso, quindi? La risposta è no. Perché, senza gli sforzi compiuti negli anni Settanta sul fronte della tutela, oggi la situazione delle tigri, in particolare in India, sarebbe decisamente peggiore. La repentina evoluzione da Paese in via di sviluppo a Paese emergente, l'enorme pressione demografica e l'impennata nella domanda di prodotti illegali derivati dalla tigre hanno accresciuto notevolmente, nel subcontinente, la minaccia che incombe su questo felino. Per questa ragione è più importante che mai proseguire nell'opera di tutela della tigre in India.

Accusa della TV: Come si deve valutare il ruolo del Principe Bernardo, del Principe Filippo e del "Club 1001"? In realtà: Il Wwf conserva un atteggiamento autocritico nel confrontarsi con il proprio passato. Ha infatti lasciato libero accesso ai propri archivi allo storico Alexis Schwarzenbach, affinché potesse avere luogo una revisione trasparente della sua storia. I risultati sono sintetizzati nel volume "Wwf. Die Biografie" (WWF. La biografia). L'opera tratta in modo sufficientemente esaustivo il ruolo del Principe Bernardo, del Principe Filippo e del Club 1001. Riportiamo di seguito la prima reazione di Schwarzenbach al documentario: "Sono stupefatto: certo, l'autore del film ha utilizzato alcuni risultati delle mie ricerche, ma in altri punti della pellicola ha ripreso consapevolmente versioni obsolete della storia del Wwf, che gettano una luce sfavorevole sull'organizzazione e che sono state smentite dai miei studi."

Accusa della TV: Il Wwf ha querelato l'ARD o il regista Huismann? In realtà: No, non l'ha fatto. Ha segnalato alla Wdr le affermazioni erronee contenute nel promo del programma, pregandola di rettificare. L'emittente ha accolto le richieste in relazione a tutti i punti contestati. Il Wwf non è interessato a censurare giornalisti che esprimono critiche o ad intimorire con la minaccia di querele. Ci preme, però, rettificare le affermazioni che non corrispondono al vero.

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