[13/07/2011] News

La Bielorussia “privatizza” l’energia. Comprano tutto le imprese statali russe e kazake

La dittatura bielorussa, sommersa dai debiti, si arrende ai suoi creditori (che sono anche i padrini politici del regime di Lukashenko). Il governo di Minsk, mentre imprigiona e manganella gli oppositori ed i giornalisti, sta trattando con gli investitori russi (leggi l'oligarchia energetico-industriale putiniana) la privatizzazione di sette importanti compagnie del Paese. Il primo ministro bielorusso Mikhail Miasnikovitch ha spiegato che si tratta in particolare di alcune industrie ritenute strategiche per la Bielorussia: Beltransgaz, le raffinerie di Mozyr e l'industria pesante Maz. «I negoziati che sono in corso per tutte le imprese che figurano nella lista delle privatizzazioni - ha detto Miasnikovitch - potrebbero avanzare in maniera più dinamica».

Evidentemente i russi vogliono far pagare amaramente a Lukashenko le velleitarie minacce rivolte a Mosca di solo qualche settimana fa, che mascheravano la crisi economica e politica di un regime alla bancarotta. Miasnikovitch ha spiegato ai giornalisti cosa sarebbe questa strana privatizzazione: «tra gli investitori desiderosi di entrare nel capitale di queste imprese figurano dei giganti dell'industria russa quali i gruppi petroliferi Rosneft e Lukoil, l'holding Gazprom, il consorzio Russian Machines e il conglomerato  pubblico Rostekhnologuii». Scorrendo la lista ci si rende conto che la privatizzazione delle imprese statali russe si trasformerà nell'acquisto (magari scalando gli enormi debiti bielorussi con Mosca) da parte di imprese statali russe e di aziende fortemente controllate dal governo russo. Insomma, si privatizza vendendo le imprese strategiche ad un altro Stato.

È quel che potrebbe succedere (ed è già in parte successo) anche in Italia con l'Eni ed Enel, e quel che quotidianamente succede nel mondo con le imprese - pubbliche e private - in crisi acquisite da imprese e banche cinesi che poi sono di proprietà della Repubblica Popolare Cinese.

Più che di privatizzazione si dovrebbe parlare di globalizzazione di Stati-imprese, ed è abbastanza singolare che tutto questo venga presentato come un inevitabile frutto di un processo di liberalizzazione dell'economia, visto che gli acquirenti sono imprese statali o direttamente sotto controllo dello Stato.

Non a caso Miasnikovitch ha invitato proprio la Russia e il Kazakistan, un'altra dittatura che tiene sotto stretto controllo dinastico energia e affari, «a prendere parte alla privatizzazione delle imprese. Invitiamo gli ambienti del business della Federazione Russa e del Kazakistan ad una partecipazione attiva alla privatizzazione nella Repubblica di Bielorussia. Vorremmo proporre loro diversi settori, prima di tutto la nostra industria chimica, perché mi sembra che diamo un po' troppa attenzione al raffinamento e al commercio degli idrocarburi». Il che, detto dal premier di un Paese che qualche giorno fa aveva avviato una goffa guerra del petrolio contro i russi, la dice lunga sulla dimensione della resa e della disfatta economica del regime.

Miasnikovitch ha messo sul bancone dei saldi anche le imprese farmaceutiche, elettroniche e della telefonia mobile (che non godono proprio di fama mondiale...) ma anche acciaierie e fabbriche meccaniche. È probabile che russi e kazaki si compreranno a pezzi ed a prezzi irrisori l'ultima dittatura europea, visto che ormai la svalutazione ha ridotto il rublo bielorusso a carta straccia, che l'inflazione galoppa e che nemmeno i tre miliardi di dollari stanziati a giugno dal fondo anticrisi della Comunità economica euro-asiatica sono serviti a molto. Ma proprio quel finanziamento prevedeva la privatizzazione di una parte delle imprese appartenenti allo Stato bielorusso.

Tanto per far capire chi comanda, ieri il premier russo Vladimir Putin, intervenendo ad una conferenza dell'Unione doganale,  ha annunciato l'intenzione di avviare negoziati per l'istituzione di una zona di libero scambio tra l'Unione europea e lo Spazio economico comune, che riunisce proprio Russia, Kazakistan e Bielorussia.

Insomma, ora che la Bielorussia è stata piegata e ridotta ancora di più in miseria, verrà acquistata dai russi che garantiranno con l'Ue per il dittatore Lukashenko (riportato all'ovile) ed il suo regime, e si potrà dare il via ad un liberissimo mercato controllato ad est dallo Stato-mercato-energetico russo e da un paio di dittature che hanno messo le loro economie sotto il controllo di cricche politico-statali.

Le vie dell'iperliberismo e delle privatizzazioni sono davvero infinite!

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