[11/07/2011] News

Investimenti nelle energie rinnovabili in forte aumento, soprattutto nei Paesi via di sviluppo

Trend positivo per la spesa pubblica nella ricerca e sviluppo delle rinnovabili: pił 120%

Gli immensi impianti eolici terrestri ed offshore della Cina e la diffusione del fotovoltaico sui tetti europei hanno contribuito nel 2010 all'aumento del 32% degli investimenti mondiali nelle energie rinnovabili. A dirlo è il rapporto  "Global Trends in Renewable Energy Investment" pubblicato dall'Unep, redatto dalla Bloomberg New Energy Finance e presentato dal direttore esecutivo dell'Unep, Achim Steiner, e da Udo Steffens, presidente della Frankfurt School of Finance & Management, che con l'Unep ha appena istituito il  Collaborating Centre for Climate and Sustainable Energy Finance.

Secondo il Programma per l'ambiente dell'Onu, «L'anno scorso, gli investitori hanno impiegato un ammontare record di 211 miliardi di dollari nelle energie rinnovabili, cioè un aumento di circa un terzo rispetto al 2009 (160 miliardi di dollari) e del 540% dal 2004. Per la prima volta i Paesi in via di sviluppo hanno superato quelli sviluppati in termini di nuovi investimenti finanziari, investendo in progetti di energia rinnovabile a fini commerciali e nella fornitura do fondi destinati alle società specializzate in questo tipo di energie».

Settantadue miliardi di dollari sono stati infatti investiti nei Paesi in via di sviluppo, contro I 70 miliardi in quelli sviluppati, mentre nel 2004 gli investimenti nei Paesi in via di sviluppo erano un quarto di quelli realizzati nei Paesi industrializzati. La Cina, con 48,9 miliardi di dollari di nuovi investimenti nelle rinnovabili (più 28 %), guida la classifica mondiale, ma anche altri Paesi e regioni emergenti registrano forti crescite: Americas meridionale e centrale più 39 %  con 13,1 miliardi di dollari; Medio Oriente ed Africa più 104% e 5 miliardi di dollari; India più 25% e 3,8 miliardi di dollari; altri Paesi asiatici più 31 % e 4 miliardi di dollari.

Il rapporto sottolinea anche l'evoluzione positiva della spesa pubblica nella ricerca e sviluppo a lungo termine legata alle rinnovabili: un aumento di oltre il 120% e che ha superato i 5 miliardi di dollari.

Ma non in tutte le regioni la crescita delle rinnovabili nel 2010 è stata positiva: in Europa I nuovi investimentio nelle rinnovabili a grande scala sono calati del 22% a 35,2 miliardi di dollari, ma questo è stato largamente compensato dagli investimenti su  impianti di piccole dimensioni, soprattutto i pannelli solari sui tetti. Secondo Michael Liebreich, direttore generale di Bloomberg New Energy Finance: «Lo sviluppo dell'energia  solare su piccola scala in Europa è largamente dovuto alle tariffe di acquisto, in particolare in Germania, così come ad una riduzione netta del costo dei moduli fotovoltaici».

Il discorso ci riguarda molto da vicino: gli investimenti nei piccoli impianti distribuiti  sono aumentati del 132% in Germania a 34 miliardi di dollari, del 59% in Italia (a 5,5 miliardi di  dollari) del 150% in Francia (2,7 miliardi di dollari) e del 163% in Repubblica Ceca (2,3 miliardi di dollari). I prezzi per  megawatt dei moduli fotovoltaici sono calati del 60% dalla metà del 2008, rendendo l'energia solare ben più competitiva in un certo numero di Paesi soleggiati. A fine 2010, numerosi Paesi sono imposti di offrire delle tariffe per il fotovoltaico meno generose. «Così la Spagna e la Repubblica Ceca hanno proceduto ad un calo retroattivo delle loro tariffe di acquisto per progetti già operativi  - spiega il rapporto - il che ha eroso la fiducia degli investitori. Altri governi, come la Germania e l'Italia, hanno annunciato delle riduzioni delle tariffe per i nuovi progetti, una misura logica mirante a riflettere l'importante calo dei costi tecnologici». Una spiegazione forse un po' troppo frettolosa di quel che sta accadendo nel nostro Paese. Ma il rapporto dice che nonostante tutto ««Il mercato del solare su piccola scala dovrebbe conservare il suo vigore nel 2011. I costi delle tecnologie solari, eoliche se alter caleranno ancora, il che negli anni a venire costituirà una minaccia crescente per il predominio dei combustibili fossili».

Durante gli ultimi 10 anni l'eolico è diventato la tecnologia rinnovabile più matura, assumendo una posizione dominante rispetto alle energie rinnovabili concorrenti: «Il prezzo dell'eolico è calato del 18% per  megawatt in questi ultimi due anni - sottolinea il rapporto - il che, come per il solare, è il segno di una concorrenza feroce nella catena di approvvigionamento. Nel 2010, l'eolico ha continuato a dominare in termini di nuovi investimenti finanziari nei progetti su grande scala (94,7 miliardi di dollari, cioè il 30% in più che nel 2009). Però il solare guadagna terreno se si contano gli investimenti nei progetti di piccole dimensioni, con 86 miliardi di dollari nel 2010, un aumento del 52% rispetto all'anno precedente».

Le biomasse e i progetti di "valorizzazione energetica dei rifiuti", con 11 miliardi di dollari investiti, arrivano terzi in classifica, davanti ai biocarburanti, che avevano fatto un balzo nel 2006 (20,4 miliardi di dollari), prima della pesante ricaduta (5,5 miliardi di dollari di investimenti nel 2010).

"Global Trends in Renewable Energy Investment"  sottolinea che «le più forti progressioni negli investimenti totali sono state osservate nei progetti di piccolo dimensioni (più  91% , 60 miliardi di dollari), e nelle spese pubbliche per ricerca e sviluppo (più 121%, a  5,3 miliardi di dollari), dato che maggiori "fondi di incentivi verdi" promessi dopo la crisi sono arrivati nel settore».

Nel 2010 sono calati due settori di investimento: ricerca, sviluppo e costituzione di imprese (3,3 miliardi, il  12% in meno) perché le imprese private hanno ridotto le spese a causa della crisi economica; la fornitura di private equity funds alle imprese delle energie rinnovabili (3,1 miliardi di dollari, l'1% in meno).

Anche i Clean energy share prices delle imprese delle energie rinnovabili nel 2010 hanno subito un calo. Il

WilderHill New Energy Global Innovation (Nex) è sceso dl 14,6 %, al di sotto di oltre il 20% rispetto agli stock market indices. «Questa performance - spiega l'Unep - riflette le inquietudini degli investitori per l'over-capacity dell'industria, di fronte ai tagli dei programmi di incentivi ed alla concorrenza delle centrali elettriche alimentate a gas naturale a buon mercato».

Anche per questo «L'attività di acquisizione nelle energie rinnovabili, che prende la forma di trasferimento di denaro piuttosto che di nuovi investimenti, è passata dai 66 miliardi di dollari nel 2009 a 58 miliardi nel 2010. Le principali categorie (acquisto di imprese ed acquisizione di fattorie eoliche ed altre attività) hanno tutte un calo intorno al 10%. Il prezzo poco elevato del gas naturale (tra 3 e 5 dollari per milione di BTU durante quasi tutto il 2010) ha nuociuto alla crescita delle energie rinnovabili. Questo prezzo è in effetti  ben inferiore a quel che era alla metà degli anni 2000, prima di raggiungere il picco di 13 dollari nel 2008. Questo ha incentivato i produttori, negli Usa come in Europa ed altrove, a costruire più centrali elettriche a gas e pesa sulle disposizione dei contratti di acquisto dell'elettricità per i progetti dell'energia rinnovabile».

Ma sono difficoltà risolvibili e che vanno superate, secondo Steiner «La crescita continua in questo segmento strategico della green economy non è il frutto di un azzardo. La definizione di obiettivi da parte dei governi, il sostegno politico ed i fondi di incentivazione sottintendono lo sforzo dell'industria delle rinnovabili e mettono alla nostra portata l'attesa trasformazione  del nostro sistema energetico mondiale. La Conferenza dell'Onu sul cambiamento climatico, che si terrà quest'anno a Durban, seguita dal Summit "Rio+20" del 2012, in Brasile, saranno delle eccellenti occasioni per accelerare e generalizzare questa transizione verso una green economy low carbon e che risparmi risorse, nel contesto dello sviluppo sostenibile e dell'eradicazione della povertà».

Anche per Steffens «L'industria della finanza continua a riprendersi dalla recente crisi finanziaria. Il  fatto che  l'industria resti fortemente impegnata nelle energie rinnovabili dimostra che è convinta delle prospettive offerte da questo genere di investimenti. L'attività di investimento nel mondo in via di sviluppo non porta solo a delle innovazioni nelle tecnologie rinnovabili. Aprirà nuovi mercati, poiché in nuovi arrivati promuovono una gamma di nuovi modelli economici e sostengono l'imprenditoria nel mondo in via di sviluppo».

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