[08/07/2011] News

Fao: indice dei prezzi alimentari in aumento a giugno. Cereali, pił 71% sul 2010

Cisa: «Regolamentare il mercato delle commodity alimentari»

Mentre la Fao, insieme al Pam e ad Oxfam, si appella alla comunità internazionale perché «dispieghi tutti i mezzi politici, morali e finanziari necessari per affrontare in maniera integrata la crisi che si aggrava nel Corno d'Africa», dai mercati arriva un segnale che fa correre un brivido lungo la schiena e fa tornare alla mente la speculazione sulla fame pre-crisi economico-finanziaria.

Proprio l'indice Fao dei prezzi alimentari a giugno è aumentato dell'1 per cento, arrivando a 234 punti, un aumento del 39 per cento rispetto al giugno 2010, ma ancora del 4 per cento al di sotto del record storico di 238 punti raggiunti a febbraio.

La responsabilità sarebbe quasi tutta del forte aumento dello zucchero che è aumentato del 14 per cento tra maggio e giugno, il 15 per cento in più del livello record raggiunto a gennaio. Sarebbe una conseguenza del forte calo della produzione in brasile (pro imo produttore di zucchero mondiale) che dovrebbe essere al di sotto dei livelli del 2010.

L'indice Fao dei prezzi dei cereali a giugno ha raggiunto i 259 punti, un calo dell'1% rispetto a maggio, ma il 71 per cento in più che nel giugno 2010. La Fao spiega che «il miglioramento delle condizioni meteorologiche in Europa e l'annuncio della fine del divieto di esportazioni della Federazione della Russia hanno contribuito al calo dei prezzi». Tuttavia si registrano tensioni nel mercato del mais a causa della debolezza degli approvvigionamenti nel 2010 e per la piovosità e inondazioni negli Usa. Anche i costi del riso sono in aumento a causa di una forte richiesta e per l'incertezza sui prezzi all'esportazione in Thailandia, primo esportatore mondiale di riso.

L'indice Fao dei prezzi dei prodotti lattieri a giugno è rimasto praticamente immutato a 232 punti. L'indice Fao della carne è a 180 punti, in leggero rialzo su maggio, ma il prezzo della carne di pollame è in crescita del 3 per cento e si avvia ad un nuovo record, mentre i prezzi della carne di maiale sono in calo.

La Fao guarda con preoccupazione soprattutto ai cereali: se è vero che le previsioni sono di una produzione mondiale nel 2012 di circa 2,313 miliardi di tonnellate il 3 per cento in più del 2010 e 11 milioni di tonnellate in più dell'ultima previsione Fao del 22 f giugno per il 2011, è anche vero che «L'utilizzo mondiale di cereali nel 2011/2012 dovrebbe crescere dell' 1,4 per cento rispetto al 2010/2011, per raggiungere 2,307 miliardi di tonnellate, che sono già 5 milioni di tonnellate in meno delle produzione prevista. La buona notizia è che gli stock cerealicoli mondiali alla fine della stagione dei raccolti 2012 dovrebbero essere 6 milioni di tonnellate in più rispetto all'inizio dell'anno. Mentre gli stock di grano e di riso dovrebbero essere più consistenti, quelli dei "cerali secondari", in particolare il mais, resteranno limitati.

Una situazione che sembra sul filo del rasoio e che non tiene conto dei focolai di fame e siccità che sembrano scoppiare in vaste aree del pianeta. Torna a mente la proposta fatta a il 21 giugno dal Comitato italiano per la sovranità alimentare (Cisa), in vista della riunione dei ministri dell'agricoltura dei Paesi del G20: il presidente del Cisa, Sergio Marelli, aveva inviato una lettera al ministro per le politiche agricole, Saverio Romano, nella quale sottolineava l'urgente necessità di una presa di posizione del governo italiano sul tema spinoso dell'impatto della speculazione finanziaria sulla volatilità dei prezzi delle commodity agricole: «Se i Paesi del G20 non adotteranno un approccio regolamentatorio a se stante, diverso da quello perseguito per le altre commodity o questioni finanziarie, gli effetti della speculazione finanziaria sui piccoli agricoltori e consumatori raggiungeranno livelli mai visti prima di oggi. Affinché questo non accada, il Cisa chiede al Governo Italiano di farsi promotore di un nuovo posizionamento che dia impulso ai negoziati in seno al G20 mettendo al centro dell'attenzione di ogni decisione il rispetto del diritto al cibo per ogni essere umano».

Avanzando la richiesta, il Cisa ha anche presentato alcune proposte: «L'adozione di limiti di posizione per gli operatori finanziari sui mercati delle commodity; l'attuazione di una moratoria sull'utilizzo di strumenti finanziari generatori d'instabilità; il rifiuto a proposte come quella del governo canadese di un Adcanced Market Commitment o ancora quella del governo francese di offrire ai contadini dei paesi più poveri nuovi e rischiosi strumenti finanziari».

Di tutto questo si discuterà dal 16 al 21 agosto a Krems, in Austria, al Forum di Nyéleni Europa per la sovranità alimentare, al quale parteciperà anche Mani Tese e che riunirà oltre 500 rappresentanti di organizzazioni che lavorano sulla Sovranità Alimentare provenienti da 50 Paesi. L'Ong italiana spiega: «Stanchi dell'inefficacia di ambiti politici come il G20 e altri consessi internazionali, gruppi e organizzazioni di tutto il Vecchio Continente, infatti, stanno organizzando un Forum che si occuperà di cercare e trovare soluzioni reali ed efficaci ai problemi connessi ai modelli agricoli e alimentari dominanti a livello globale».

La pensa così anche Geneviève Savigny del Comitato direttivo del Forum: «Abbiamo visto i ripetuti tentativi di questi vertici tra 'Grandi' Paesi di affrontare problemi, come la volatilità dei prezzi o la speculazione, che il loro stesso sistema di globalizzazione guidata dalle multinazionali e a loro funzionale ha contribuito a creare. Le soluzioni esistono e vanno dalla protezione dell'agricoltura sostenibile, a conduzione familiare e di piccola scala, alla tutela dell'ambiente, passando per la protezione e il sostegno agli agricoltori e alle persone, per la delocalizzazione dei sistemi alimentari, per il sostegno politico e scientifico alle pratiche di agricoltura sostenibile, per la lotta contro la speculazione sul cibo, per meccanismi pubblici di stabilizzazione dei mercati. E ancora, servono stabilità dei prezzi per gli agricoltori e prezzi ragionevoli per i consumatori, così come è imprescindibile porre fine al land grabbing e ai sussidi per i biocarburanti».

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