[08/07/2011] News

Caos per il riavvio della centrale nucleare di Genkai

Scandalo delle e-mail atomiche giapponesi, trovato il capro espiatorio

Sembra fantapolitica, vista da un Paese dove i ministri si danno del cretino in conferenza stampa e poi rimangono attaccati alla loro poltrona, ma in Giappone il ministro dell'industria, Banri Kaieda, ha annunciato che si dimetterà per assumersi la responsabilità del caos che circonda il possibile riavvio della centrale nucleare di Genkai. Ormai siamo alla decimazione del debolissimo governo di Naoto Kan e lo stesso Partito democratico giapponese (Jdp) non nasconde che l'esperienza è ormai arrivata a fine corsa.

Kaieda ha annunciato l'ennesima resa di un esponente del gabinetto nipponico rispondendo ieri alla domanda di un deputato dell'opposizione, durante una riunione di commissione della Camera Alta giapponese. L'opposizione conservatrice del partito liberaldemocratico (il vero artefice dell'energia nucleare in Giappone e il vero protettore della lobby atomica) denuncia il fatto che il governo abbia chiesto alle autorità locali di approvare il riavvio della centrale nucleare dopo aver detto che l'impianto era sicuro. Secondo l'opposizione «E' scandaloso che il governo abbia fatto seguire la sua richiesta da una domanda di test di sicurezza supplementari». Kaieda ha risposto: «Mi assumerò in tempo utile la responsabilità per questa confusione presentando le mie dimissioni», ha però difeso la decisione del governo dicendo che «Gli stress test supplementari sono raccomandati dall'International atomic energy agency ed hanno per obiettivo quello di rafforzare il senso di sicurezza dei residenti locali».

Dietro questa crisi c'è in realtà molto di non detto o politicamente indicibile (sia per il Jdp che per i liberaldemocratici), cioè la compenetrazione tra la lobby nucleare e la politica giapponese che le ha permesso di occupare l'industria elettrica del Paese. Lo scandalo delle e-mail inviate dalla  Kyushu Electric Power e dalle sue consociate per condizionare in tempo reale un meeting governativo, tenutosi a giugno a Saga, sulla sicurezza della centrale nucleare di Genkai è la dimostrazione di questo rapporto incestuoso che ha generato nel passato una serie di innumerevoli (e ben nascosti) incidenti e la tragedia di Fukushima Daiichi ancora in corso. Alla fine per il pasticcio delle e-mail un capro espiatorio, quello che sembra un volenteroso kamikaze aziendale, è stato trovato: un alto funzionario della Kyushu Electric. Fonti interne dell'utility dicono che sarebbe stato lui ad incaricare un manager a organizzare l'invio di e-mail per influenzare l'opinione sul riavvio dei reattori della centrale. Il avrebbe poi ordinato al personale della Kyushu Electric e delle aziende affiliate di far finta di essere semplici cittadini e di sommergere il meeting  governativo con una valanga di e-mail favorevoli al riavvio di Genkai.

Le stesse fonti dicono che si tratterebbe di un funzionario responsabile della gestione e costruzione delle centrali nucleari che ha ammesso di aver ordinato al manager della sua stessa divisione della Kyushu Electric di organizzare il falso consenso popolare alla riapertura dei 2 reattori  nucleari. Il meeting sulla sicurezza nucleare, mandato in onda sulla TV via cavo, prevedeva che gli spettatori potessero inviare e-mail e fax con le loro opinion e osservazioni. Il manager della Kyushu Electric ha chiesto che il personale che lavora alla produzione di energia nucleare e a quello di altre 4 aziende affiliate inviasse messaggi via e-mail. Tutta la cricca che ha gestito la truffa delle e-mail, anche i capi delle aziende affiliate, avevano precedentemente lavorato nella divisione diretta dall'alto funzionario.

La cosa puzza di bruciato: sembra una comoda via d'uscita per non far dimettere presidente e vertici della Kyushu Electric Power che fanno finta di non sapere quel che ha combinato il loro zelante dirigente.

Intanto, a proposito di sicurezza,  aumentano le proteste e le critiche dei governatori delle prefetture giapponesi verso il governo centrale «Per la fretta di decidere di ordinare i cosiddetti stress test di  sicurezza in tutte le centrali nucleari». Ieri a Tokyo si è riunito, per la prima volta dall'inizio della crisi atomica di Fukushima Daiichi, il Comitato dei governatori delle 25 prefetture che ospitano impianti nucleari  hosting nucleari, istituito a maggio. Un funzionario della Nuclear safety agency del governo ha informato il Comitato della natura degli stress test che il governo ha annunciato nei giorni scorsi. Ma il clima non sembra favorevole, i governatori dicono che la sfiducia nel governo è in crescita, dato che ha più volte cambiato la sua linea per gestire la crisi nucleare. In molti pensano che la decisione del governo di effettuare gli stress test sul modello dell'Unione europea sia affrettata e senza una preparazione adeguata.

Anche qui, sembra di capire che, salvo rare eccezioni apertamente no-nuke, i governatori delle prefetture sono stretti tra l'opinione maggioritaria dei loro elettori che non vogliono la riapertura delle centrali e la lobby  nucleare che vuole riaprirle subito senza  la "noia" degli stress test. La cosa più facile è quindi scaricare tutto sul governo, anche se per una volta attua standard e raccomandazioni internazionali.

Per capire cosa sta succedendo, Radio Japan ha intervistato Tetsuo Ito, che dirige l'Istituto di ricerca nucleare dell'università di Kinki, che ha spiegato (non nascondendo le sue perplessità filo-nucleariste) cosa siano gli stress test voluti dal primo ministro Naoto Kan : «Le compagnie elettriche sottopongono al governo le modalità di costruzione dei reattori nucleari per ottenere il suo consenso. Prima di avviarli, i nuovi reattori sono quindi sottoposti a controlli simili  a quelli degli stress test. Dopo l'incidente di Fukushima, gli operatori delle centrali private e le istanze di regolamentazione hanno riconfermato la sicurezza delle loro attrezzature. Il governo pensava allora che i reattori disattivati potessero essere riattivati senza pericolo. Mi meraviglio quindi dell'ultimo annuncio di Kan, che non precisa quale genere di test preveda. Secondo la Nuclear and industrial safety agency, queste nuove precauzioni sarebbero unicamente destinate a rassicurare le persone che vivono nelle vicinanze delle centrali. Di quale genere di test potrà trattarsi? Suppongo che si tratti di controllare la sicurezza globale, e  non parziale, dei reattori. Conviene quindi testare la loro resistenza ai sisma ed agli tsunami, così come agli attacchi terroristici che potrebbero soprattutto essere condotti per via aerea. E' importante procedere a simulazioni per valutare la sicurezza delle attrezzature nei diversi casi. Gli operatori delle centrali giapponesi hanno sicuramente pensato ai rischi sismici, essendo l'arcipelago particolarmente esposto. Ma i rischi di tsunami sono stati sottovalutati. E' quindi importante procedere a nuovi test, prevedendo soprattutto della fonti parallele di alimentazione elettrica nelle zone elevate o meno esposte agli tsunami. Gli stress test proposti dal governo potrebbero così rivelarsi utili, se permetteranno davvero di rafforzare i dispositivi già in atto».

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